Home Festival di Sanremo I migliori e i peggiori inizi nella storia di Sanremo sono su RaiPlay

I migliori e i peggiori inizi nella storia di Sanremo sono su RaiPlay

Ricordate come sono iniziati i Sanremo di Baudo, Bongiorno, Vianello, Bonolis, Ventura, Cecchetto, Goggi, Clerici? Una carrellata cult su RaiPlay

5 Febbraio 2023 17:47

RaiPlay è una miniera d’oro non solo per la quantità di materiali a disposizione, ma anche per il lavoro editoriale di selezione, narrazione e raccolta che dà a vita alle collection tematiche pubblicate alla bisogna. E il Festival di Sanremo è sicuramente una di quelle occasioni ‘alla bisogna’ da non perdere, non solo per capitalizzare il flusso di visione – che con le nottate di Amadeus rende ancor più necessario il ricorso alla visione on demand -, ma anche per rinfrescare la memoria al pubblico più agée e far conoscere qualcosa di ignoto ai giovanissimi più avvezzi alla visione on demand. Il tutto con un piglio non necessariamente ‘istituzionale’, o quantomeno anche autocritico, con quel pizzico di disincanto che permette di ripercorrere la propria storia, la propria gloria, ma anche i propri errori.

Ne è un caso il box Sanremo Story – tra i contenuti della collection dedicata al Festival e ora disponibile sulla piattaforma RaiPlay – che raccoglie alcuni degli inizi più riusciti o meno memorabili della srtoria dell’evento. C’è il primo Festival di Baudo, quello del 1968, in cui questa giovane, ma affermata, promessa della tv entrava in scena annunciato da una professionista del mestiere  per poi raccogliere il testimone dell’intrattenimento con Luisa Rivelli: ruoli precisi e rispettati. C’è il Sanremo del 1972, a suo modo di rottura vista la presenza del ‘guastatore’ Paolo Villaggio e dell’attrice, all’esordio da conduttrice, Sylva Koscina. Ci sono i Sanremo di Cecchetto (1981) e di Loretta Goggi (1986), con quel palco futuristico e quel tappeto musicale ‘midi’ che metteva in evidenza tutta la determinazione della conduzione in solitaria della prima donna al comando della nave festivaliera (e con un cartellone di canzoni in gara che andava da Adesso tu a È tutto un attimo, Senza un briciolo di testa e No East No West, Lei verrà e Il Clarinetto, che univa Sergio Endrigo e Orietta Berti a Gli Stadio e a Zucchero agli esordi), tre dei quattro inizi di Fazio (1999, 2000 e 2014, col sipario rotto e i due operai minaccianti suicidio), ma anche l’emozionato kick-off di Raffaella Carrà nel 2001 e quello friccicarello di Simona Ventura con Gene Gnocchi nel 2004.

La lista non si esaurisce, anzi prosegue con Baudo nel 1992 (ricordate Cavallo Pazzo?) e nel 2008,  Bonolis e Clerici, Bongiorno del 1997, e ancora il supercriticato Festival di Panariello nel 2006 e anche il primo Morandi, nel 2011. Una carrellata nella storia dell’evento, ma soprattutto della tv, nella sua concezione del futuro, nelle diverse anime della scrittura, nella diversa idea di cosa dovesse essere il Festival nei vari decenni e in ciascuna conduzione/direzione artistica. Un corso accelerato, certo non esaustivo ma valido come primo ‘bignamino’ per ripercorrere la natura stessa di un evento che nei decenni non è poi tanto cambiato nella sostanza, cercando un restyling più che altro in superficie: le polemiche con i giornalisti sono le stesse, almeno dal 1990 a oggi (l’inizio teso di Dorelli a Sanremo 1990 è un compendio perfetto), resiste il rapporto complicato tra Sanremo e le donne – col passaggio ‘ a fisarmonica’ dalla valletta perfetta alla co-conduzione (e in questo Vianello a Sanremo 1998 fece davvero scuola, regalando una vera conduzione a tre e dei tempi di conduzione e comici ancora insuperati), la scala è mancata di rado (ed è interessante notare come possano essere segno della conduzione e della direzione artistica, ancor prima che del concept scenografico), la costruzione del rapporto con il pubblico a casa e in teatro ha incarnato l’anima del conduttore, la ricerca dell’innovazione alla regia per un evento senza effetti speciali: il tutto raccolto nei primissimi minuti del Festival, in quell’incipit che serve a rompere il ghiaccio ma che è l’imprinting di un’edizione.

Una selezione RaiPlay da non perdere, dunque. E in attesa che RaiPlay estrapoli anche il resto, che San Remo ci accompagni.

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