Home Reazione a catena - L'intesa vincente Reazione a catena, i Dai e Dai: “Ci allenavamo da remoto su RaiPlay. Sulla ‘borsetta’ siamo stati indelicati, ma non volevamo offendere”

Reazione a catena, i Dai e Dai: “Ci allenavamo da remoto su RaiPlay. Sulla ‘borsetta’ siamo stati indelicati, ma non volevamo offendere”

Reazione a catena, intervista a Simone Costagliola dei Dai e Dai: “Ci siamo allenati da remoto, guardando vecchie puntate su RaiPlay. Potevamo vincere di più, ma non abbiamo rimpianti”. Sul caso ‘borsetta’: “E’ stato un nostro errore”

30 Agosto 2023 14:06

Felici ed entusiasti, nonostante l’uscita di scena giunta dopo 28 puntate, di cui 27 vissute da campioni. I ‘Dai e Dai’ si godono il successo regalato da Reazione a Catena, gioco che hanno dominato quasi per l’intero mese di agosto.

Ci siamo impossessati del mese delle ferie per eccellenza”, ironizza a TvBlog Simone Costagliola, componente della squadra assieme a Marco Voir e Simone ‘Mario’ Mariottini. “Tante persone ci hanno scritto e ringraziato, dicendoci che gli abbiamo fatto compagnia”.

Livornesi e amici fin dall’infanzia, i tre nutrono una vera e propria passione per la trasmissione di Rai1, a cui avevano partecipato già nel 2021. “Prendemmo parte ad una puntata e perdemmo. La chiamata era stata inaspettata, c’era stato poco tempo per allenarsi”. All’epoca il nome scelto era stato ‘Gli scogli piatti’, quest’anno accantonato per lasciar spazio per l’appunto ai ‘Dai e Dai’. “Rappresenta il sentimento di caparbietà che ci ha caratterizzato. Dopo l’eliminazione ci promettemmo di riprovarci, perché quell’avventura era stata bellissima. Ma volevamo ritentare rimanendo in gara per più di una giornata. Ci siamo allenati con più costanza e questo nome definisce il sentimento che ci accomuna. Siamo testardi”.

Quando è avvenuta la seconda iscrizione?

Abbiamo monitorato il regolamento e appena è stato possibile abbiamo rifatto domanda. Se diventi campione non puoi più tornare, mentre se non vinci puoi ritentare a distanza di due anni. Ci è stata concessa una seconda possibilità. All’epoca l’esperienza andò male all’Intesa Vincente, ma in tutti gli altri giochi ci comportammo bene.

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Il passo successivo alla mail è stato il provino.

Esatto, da remoto, in quanto io vivo a Milano, l’altro Simone a Dublino e Marco a Livorno.  Successivamente è arrivata la chiamata per la puntata. Le registrazioni sono cominciate a metà giugno e ci siamo trasferiti a Napoli per un po’.

Considerate le distanze, immagino che gli allenamenti siano stati complessi. Come vi siete preparati?

Realizzavamo delle videochiamate e guardavamo le puntate di Reazione a Catena caricate su RaiPlay. Partivamo dall’ultima edizione e andavamo a ritroso. Azzeravamo l’audio e Simone, che doveva indovinare la parola dell’Intesa, non guardava lo schermo per non vedere la risposta. In questo modo ci allenavamo su tipologie di parole verosimili già uscite nel programma.

Vi dedicavate esclusivamente all’Intesa Vincente?

Sì, anche perché obiettivamente è difficile allenarsi su altri giochi che riguardano le associazioni di termini. Guardando tante ‘catene’ si può cercare di comprendere il ragionamento che c’è dietro a delle connessioni, ma lascia un po’ il tempo che trova. L’Intesa Vincente, invece, è il gioco in cui devi maggiormente collaborare. Noi siamo amici da più di vent’anni e abbiamo mille episodi da cui attingere, sarebbe impossibile fare un’Intesa con persone che non conosci, ma ti devi comunque allenare come se fosse uno sport.

Non a caso, i destini dei concorrenti si concentrano in quella fase.

E’ il momento clou, quello maggiormente adrenalinico, più dell’ultima catena, dove si gioca per i soldi. I ritmi sono vertiginosi e i nostri allenamenti hanno fruttato. Il livello raggiunto è stato ottimo. Senza falsa modesta, ci tengo a sottolineare che raramente abbiamo cominciato l’Intesa con il montepremi più basso rispetto agli avversari. Il nostro intento era quello di fare una bella figura a 360 gradi.

Ventisette volte campioni e ‘solo’ 81mila euro vinti. Forse il bottino non esorbitante è l’unico vostro rammarico.

Non abbiamo rimpianti. La vincita non imponente è una macchiolina su questa esperienza. Si gioca pure per il montepremi, è inutile essere ipocriti, però sentiamo di aver fatto il massimo. Sono stati rari gli episodi in cui abbiamo pensato di aver buttato via la partita. Da casa è tutta un’altra cosa, ve lo assicuro. La nostra emotività ha sempre contato tanto, nel bene e nel male. Ci ha fatto voler bene dalla gente, ma al contempo ha pesato nel gioco. Più di così non potevamo fare. La somma vinta non la buttiamo via, sono soldi che prima non avevamo.

L’emozione, quindi, vi ha spesso tradito.

Quando arrivi all’Ultima Catena comincia un’altra storia. Prima il montepremi lo percepisci come un mero punteggio, da lì acquisisce concretezza ed entrano in gioco l’ansia e l’emozione. Cambiano le luci in studio, Marco Liorni cambia tono e si fa più serio, diventa davvero un altro gioco.

Vi rivedremo in qualche puntata speciale dedicata ai campioni?

Ci speriamo, incrociamo le dita. Per noi giocare a Reazione a Catena è stato un divertimento e un privilegio. Dovessero esserci nuove occasioni ci farebbe tanto piacere.

 

Impossibile non affrontare il caso della ‘borsetta’, con l’associazione della ‘vecchietta’ al gesto dello scippo.

Siamo rispettosi della scelta del programma, che ha deciso di censurare la nostra definizione durante l’Intesa. Non rispettava le regole del gioco e forse siamo stati ingenui. E’ stato un nostro errore, la definizione corretta sarebbe dovuta essere ‘cosa perde la vecchietta’. Nella fretta, anziché dire ‘perde’ ho detto ‘prendi’. E’ venuta fuori una scenetta stereotipata portata avanti con ingenuità, legata all’immaginario classico dello sketch comico. Siamo stati indelicati. Abbiamo percepito subito di aver detto qualcosa di sbagliato, il punto ci è stato tolto e c’è stato l’intervento di Liorni. Avremmo potuto scegliere una definizione più felice, ci è venuta fuori con goliardia, senza l’intenzione di offendere nessuno.

Fuori onda vi hanno spiegato la motivazione ufficiale della ‘censura’?

Ci hanno detto che avevamo utilizzato parole borderline che era meglio non dire, insomma quello che ci aveva già detto Marco in puntata. Abbiamo accettato la decisione senza problemi, rispettiamo le regole del gioco.

Vi sareste immaginati tutta quell’attenzione mediatica?

A ferragosto i nostri amici ci hanno subito preso in giro per la viralità scatenata dall’episodio. Siamo persone fuori dai contesti social e ritrovare la nostra faccia ovunque è stato un po’ forte. Ma eravamo consci della nostra buona fede e di quella della trasmissione.

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