Home Notizie Mama, Lorena Bianchetti: “Raccontiamo la maternità senza dimenticarne le spine: la vera sfida è ascoltare senza pregiudizi”

Mama, Lorena Bianchetti: “Raccontiamo la maternità senza dimenticarne le spine: la vera sfida è ascoltare senza pregiudizi”

Lorena Bianchetti ci parla di Mama, talk dedicato al racconto della maternità in molte delle sue sfaccettature, dal 9 febbraio su TvLoft.

9 Febbraio 2023 08:24

Un talk per raccontare l’essere madri ma da prospettive inconsuete, con storie attuali, contemporanee, variegate, ma tenute insieme da un legame che è indissolubile e fragile allo stesso tempo. Un racconto che non vuole essere banale, ma che punta a mettere in luce le tante diverse anime della ‘maternità’, raccontate attraverso le voci di chi ha scelto di esserlo, non senza dubbi e senza perplessità. Tutto questo è Mama, talk guidato da Lorena Bianchetti, scritto da Eva Milella, Lorena Guglielmucci e Duccio Forzano, trasmesso a partire dal 9 febbraio su TVLoft, la piattaforma tv dell’editoriale Il Fatto, con la regia di Matteo Forzano.

Ne abbiamo parlato con Lorena Bianchetti, alla conduzione del programma e a propria volta madre di una bimba molto attesa, da anni al timone di un contenitore storico di Rai 1, che con Mama riprende così quel legame con le interviste ‘di famiglia’, che pure incrociò qualche anno fa. E la ringraziamo per questa chiacchierata sul filo della dolcezza.

Mama Lorena Bianchetti TvLoft

Parlare di maternità è complicato, soprattutto in tv: il rischio di essere retorici è altissimo. Che taglio avete, dunque, scelto di dare al racconto per evitarlo?

Ecco, ci tengo a dire subito una cosa: non c’è nulla di smielato in questi racconti; sono tutti autentici, senza maschere. Le madri protagoniste sono ben lontane dal volersi rappresentare come wonder woman, senza dubbi, senza incertezze. E invece ce ne sono tante. Guarda, non è facile ammettere davanti a un pubblico, in tv o più in generale un’estranea di aver fatto degli errori. Riconoscere di aver fatto degli sbagli con i propri figli, che sia vero o meno, che siano piccoli o meno, è già un segno di grande coraggio. E alla fine tutte quelle che raccontiamo sono storie di coraggio, di determinazione, oltre che di amore, ovviamente.

Arriviamoci con calma allora: come si può raccontare la maternità?

Posso dirti come mi sono avvicinata io a questo programma. Ecco, io l’ho fatto col desiderio di ascoltare quel che altre mamme avevano da raccontarmi, con grande umiltà, interessata a raccogliere le esperienze di altre donne che sono madri da più tempo di me. Mia figlia ha quattro anni, sono madre da poco insomma, e per me ascoltare le esperienze delle altre persone è un modo per imparare nuovi strumenti per affrontare la maternità.

Beh, se imparassimo ad ascoltare e non a  pensare di essere sempre le migliori del mondo, dando  giudizi a prescindere, saremmo già a buon punto…

Sono d’accordo. Penso che la sfida vera sia quella di ascoltare senza pregiudizi. Sembra stia diventando sempre più difficile. E una sfida ancora più grande che abbiamo deciso di affrontare con Mama è quella di riuscire  di parlare a tutti, non solo a chi è madre, non solo alle donne, ma a tutti, davvero. Certo, il legame più diretto è quello con le donne: in fondo ognuna di noi è ‘madre’ in un certo modo. Certo, c’è la maternità ‘fisica’, ma c’è quel più ampio senso di cura, di accoglienza, di attenzione, di protezione che caratterizza un po’ tutte noi donne, a prescindere dal fatto di aver generato un figlio. E penso che questo senso di accoglienza, di cura sia qualcosa di profondamente umano.

Il parterre di protagoniste scelte per queste 6 puntate mi sembra molto contemporaneo e variegato. Si tratta sì di madri che hanno avuto figli maschi, ma ciascuno straordinario per i successi raggiunti nella vita o nei propri ambiti professionali: tutte persone forti dai percorsi anche complessi. Le madri, dunque, si raccontano attraverso le vite dei propri figli?

Beh, diciamo che tutti noi siamo figli. Questo è un tratto che sicuramente ci accomuna tutti. Posso dire che sono tutte storie di grande umanità: le mamme si raccontano per come è cambiata la loro vita, per come hanno accompagnato, sostenuto, talvolta dubitato dei propri figli. Essere madri è difficilissimo: come si diceva prima, a noi donne viene chiesto di essere davvero delle Wonder Woman tra lavoro, vita personale, figli. Ma è anche vero che è un’esperienza che cambia la tua percezione del mondo ed è anche questo che raccontiamo. Posso portarti un piccolo esempio personale: nella vita ho sempre corso per lavoro, dividendomi tra mille cose. Con una figlia si corre ancora di più, certo, ma ho imparato anche a rallentare e a godermi le piccole cose: quando l’accompagno a scuola, ad esempio, resto a guardarla mentre entra, parlo con le maestre, con le altre mamme e assaporo quei momenti, che sono assolutamente unici. È  come se la vita andasse al rallentatore. Poi magari corro di più dopo, ma almeno quel momento è guadagnato, non sacrificato.

Insomma, la maternità forza lo spazio-tempo in modi che non si sospettano prima di avere figli: è un’esperienza condivisa da molte. Anche se, diciamoci la verità, solo da poco si sta iniziando a parlare anche del ‘lato oscuro’ dell’essere madri: difficilmente si sente qualcuna affermare di essere pentita, stanca di dover dar conto a uno o più figli, desiderosa di ritrovare la sua libertà. È un tipo di racconto al femminile che si inizia a ‘incrociare’ da poco, che rompe un po’ la narrazione del ‘paradiso dell’essere mamma’.

Vero, ed è assolutamente importante che se ne parli. Torniamo a quel discorso sulla società che ci chiede di essere wonder woman – e in Italia c’è ancora molto da fare sulle politiche di supporto e di assistenza per le donne e per le famiglie, va  detto – quando invece le difficoltà sono tante, i dubbi infiniti, anche sulle piccole cose, ogni giorno. Qui però posso portare solo la mia esperienza: i sacrifici sono tanti, ma per me sono assolutamente ripagati. Ecco, torno su un punto che mi è molto caro: c’è bisogno di mettersi in ascolto di sé, degli altri e dei nostri figli. Mettersi in ascolto, con umiltà, senza pregiudizi è, per me, il modo per imparare e anche per superare le difficoltà, grazie al confronto con gli altri, all’aiuto che le esperienze degli altri possono darci.

Essere madri non è rose e fiori: le rose hanno anche le spine, come mostra anche la scenografia del programma, insomma…

Ecco, assolutamente sì (ma la voce non perde soavità e dolcezza). Ed è proprio lì che volevo arrivare: quel tatuaggio porta con sé non solo il fiore, ma anche le spine, perché la maternità è fatta di tante cose, di grande coraggio e di fragilità, di umanità e di sacrificio, di grandi gioie e di grandi dubbi. Quelle spine possono rappresentare le tante difficoltà che si possono incontrare, da quella di dire dei no fino ad arrivare a possibili conflitti. Ma ognuna di quelle spine è ripagata, tutte hanno come risultato finale quella rosa: per me, vale la pena affrontarle… La maternità è un viaggio incredibile nell’altro, che è parte di te ma diverso da te e quindi ti offre una prospettiva completamente nuova alla vita. Ecco perché dico che ascolteremo racconti autentici, sinceri, profondamente umani.

Se dovessi, dunque, individuare delle parole chiave che emergono da questa chiacchierata direi “coraggio e ascolto”…

Ecco, io ne aggiungerei altre due cui tengo molto: abbraccio e accoglienza. Il tratto dell’accoglienza, come dicevamo all’inizio, è un elemento che appartiene all’essere donne, al di là dell’essere madri. E parlo di abbraccio umano perché è quello che c’è stato con le protagoniste di questo programma: al di là del talk, al di là della televisione, con ciascuna di loro è come se ci fosse stato un abbraccio fatto di condivisione, scambio, esperienze, emozioni. E’ stato davvero un privilegio poter fare questo programma.

Conoscendola, immagino abbia partecipato alla costruzione delle interviste e del racconto…

Intanto ci tengo a dire una cosa: il legame artistico con Duccio Forzano, Lorena Guglielmucci ed Eva Milella è stato davvero speciale. Trovare dei professionisti così innamorati del proprio lavoro, con una visione del racconto e della tv così netta, pulita e accurata è stato a propria volta un privilegio. Sono stata subito entusiasta di partecipare a questo progetto, fin dal nostro primo incontro. E quando incontri persone così diventa tutto più semplice. Loro sanno che non sono una che intervista col gobbo: quando hai una persona di fronte si crea un rapporto, una relazione, per cui non segui mai davvero un copione. E fa tutto parte di quell’abbraccio di cui parlavo prima..

E allora facciamoci abbracciare dalle storie di queste mamme, dei loro figli e di un mestiere difficile, ben più della televisione.  Da oggi, 9 febbraio, su TVLoft.

 

Mama, le puntate e le protagoniste

In tutto sono state realizzate 6 puntate, con madri più o meno famose, ma al di là della fama propria e dei figli scelte per le storie di cui sono portatrici: c’è Viviana Masini, mamma del campione Marcell Jacobs, c’è Lina Russo, mamma di Luca Tommassini, Eleonora Giorgi, mamma di Paolo Ciavarro, quindi Carlotta Mattiello, mamma di Cranio Randagio, e Francesca Meneghello, mamma di Daniela Scattolin, oggi attrice – tra le protagoniste di Zero, su Netflix -, arrivata nella sua vita quando la bimba aveva 4 anni. E infine c’è Daniela Del Latte, che ha partorito due bambine – Debora e Dalila – e un maschietto, Nicola, che qualche anno fa ha fatto coming out e sta affrontando il suo cammino per diventare Vittoria.

Mama, la scenografia

Mama

La scena stessa rappresenta le varie anime del programma: la trasparenza e la chiarezza di un legame che per quanto complesso non permette molte ombre, l’intreccio di un gazebo che protegge, lo sfondo che rappresenta il tatuaggio più ‘classico’ nella storia dei tatoo. Come ha spiegato il direttore artistico Duccio Forzano, che ha disegnato la scena:

“Con l’intervento della grafica abbiamo ricreato come sfondo un limbo “tatuato” con inchiostro nero lucido su bianco vivo che ci ha permesso di dare ad ogni puntata un colore differente. Abbiamo addolcito il tutto ricreando una struttura che potrebbe ricordare il chiostro nel quadro di Raffaello “Lo sposalizio della vergine” oppure l’opera di Edoardo Tresoldi fatta al centro di Villa Borghese. Il chiostro ha creato uno spazio naturale e intimo ideale per l’intervista. Sul pavimento, per dare più dinamismo, abbiamo appoggiato una stampa in madreperla cangiante che prendeva la luce a seconda del movimento di camera, svelando il disegno vettoriale di una rosa”