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Lettera aperta a Francesca

[Posted by Nick] Una nostra lettrice, Francesca, ha scritto una bella lettera alla Redazione – pertinente e competente – riguardante Matrix e il dibattito scaturito a seguito della trasmissione del video ‘incriminato’. Nello scrivere un messaggio a margine alla pubblicazione del gentile[…]

pubblicato 28 Settembre 2005 aggiornato 11 Febbraio 2021 07:37

[Posted by Nick]

Una nostra lettrice, Francesca, ha scritto una bella lettera alla Redazione – pertinente e competente – riguardante Matrix e il dibattito scaturito a seguito della trasmissione del video ‘incriminato’. Nello scrivere un messaggio a margine alla pubblicazione del gentile contributo, però, mi sono ritrovato a metà di un “papiro” troppo articolato e prolisso per essere classificato come mero “commento”.

Ho così optato per un post a parte, confidando in una maggiore chiarezza e in una completa condivisione delle tematiche tattate.

Carissima Francesca,

in questa sede, troverai diverse critiche a Matrix: non sono legate solo all’episodio-Moss ma anche alla conduzione, ai ritmi e ad alcuni toni, espresse da diversi soggetti e arricchite dalle opinioni di molti lettori/telespettatori. Se consulti a ritroso TvBlog, noterai comunque che ognuno di noi ha concesso alla trasmissione il beneficio della fiducia nella prossima maturazione, ritenendo che alcuni ‘errori’ fossero imputabili alla novità e alla freschezza del format. Purtroppo, però, in molti si è diffusa la certezza che attualmente Matrix sia sottoponibile ad osservazioni negative: ciò non significa “sminuire” a prescindere, come dici tu, ma assumere una posizione soggettiva parimenti dignitosa e rispettabile quanto la tua. A tale proposito, ti consiglio di leggere l’ottimo post “Il Cazzeggio in TV“, scritto due giorni fa dall’amico Italo Moscati in esclusiva per il nostro Blog.

Relativamente alla contestazione sull’opportunità di trasmettere il video incriminato, rischiamo di addentrarci in quella che è – attualmente – la questione amletica del giornalismo contemporaneo. Utilizzare e diffondere certi documenti “crudi”, che indubbiamente contribuiscono alla piena percezione di un problema o di un fatto, è ‘buon’ (anzi ‘ottimo’) giornalismo o piuttosto la morbosa strumentalizzazione di uno scoop al fine di incrementare di qualche punto l’audience, più sensibile certamente a qualche fotogramma rubato che a barbosi dibattiti dei soliti noti? Ma, come dicevo, ci stiamo incamminando verso “il lato oscuro dei mass-media”, sul quale critici, semiologi e giornalisti s’interrogano da sempre. E’ lecito proiettare le fotografie della camera di Cogne? Il video girato dalla polizia nella stanza di Pantani? La flebo illegale di Cannavaro? La decapitazione degli ostaggi americani? Il “buco in diretta” (il video dell’iniezione di eroina) trasmesso da Maurizio Costanzo diversi anni fa? Inoltre: quanto questi documenti estremi possono contribuire all’arricchimento di un servizio di informazione e alla piena comprensione di un fenomeno, senza in realtà soddisfare epidermicamente e unicamente quel prurito, un pò morboso, che coviamo dentro di noi a basso livello?

Attenzione solamente a non confondere l’audience con la qualità giornalistica: Porta a Porta ottiene risultati migliori con la Lambertucci e la Giacobini a parlar di diete. Ma, come direbbe Lucarelli, “questa è un’altra storia“…

Sei molto giovane: la tua età probabilmente non ti ha permesso di vivere “in tempo reale” la madre di tutti le esclusive, ovvero la “diretta da Vermicino” del 12/13 giugno 1981. Era giusto proiettare le immagini (in realtà statiche e solo intuite) di un corpicino agonizzante? Calare un microfono nel buio del pozzo per carpire l’asfissia di un bimbo terrorizzato e amplificarne l’angoscia? Il piano sequenza più lungo della storia televisiva su un capannello di persone disperate, durato 18 ore, tenne sveglia una moltitudine di persone, circa 26.000.000 di media. Con picchi di 26.800.000 attorno alle 20:30. A tutt’oggi, come ha ricordato Giovanni Minoli nel suo speciale (e assolutamente straordinario) La Storia siamo Noi di lunedì scorso – a cui dedicherò presto un apposito post – Piero Badaloni (allora conduttore del TG1), Emilio Fede (direttore TG1), Giancarlo Santalmassi (TG2) e Sergio Zavoli (dirigente Rete 1) assumono posizioni discordanti. Badaloni e Santalmassi pensano angosciati di aver compiuto un delitto speculativo mediatico, che mai più ripeterebbero; Fede ritiene di aver inaugurato l’epoca delle “immagini esclusive”, di cui va sinistramente fiero (in particolare, ricorda di non aver “bucato” l’arrivo del Presidente Pertini dopo una dritta del segretario personale Maccanico); Zavoli, invece, è convinto di aver seguito il normale iter divulgativo – e doveroso – dello strumento televisivo, al quale si è accodato il dolore di un’intera popolazione.

Questo e gli altri sono esempi di “ottimo giornalismo”? Come vedi, i pareri degli stessi protagonisti sono oggi tra loro conflittuali. Walter Veltroni, nel suo “I programmi che hanno cambiato l’Italia“, scrive una cosa interessante al proposito: «… Non ho mai capito, dentro di me, se sia stato giusto o no conoscere quella tragedia, essere scossi da quella tempesta psicologica. Mi ha sempre turbato la spettacolarizzazione della morte, la vendita del dolore. Mi rimane il sospetto che qualcuno volesse anche questo, nella Roma che guardava Vermicino. Ma so anche quanto sia importante conoscere il dolore, risvegliare in sè i valori, sentimenti, ritrovare il turbamento, scoprirsi migliori di quanto non si pensi“.

Grazie comunque per il contributo, Francesca: ogni scambio di opinione con i lettori – specie se così gentili e competenti – è un occasione di crescita e confronto costruttivo per tutta la nostra Redazione. Ti aspettiamo nuovamente!

Nick