Ilary Blasi: un docufilm su Netflix è sempre meglio di un’intervista vera

Basta interviste vere, di quelle che addirittura devi rispondere a domande dirette e se te la cavi nella prima risposta poi rischi che quella o quello – come si chiama, ah sì il giornalista – poi te ne rivolga un altro di quesito, perché c’ha il maledetto vizio di ascoltare la risposta invece che andare avanti in automatico con la domanda successiva. È uno sfogo di un cronista pragmatico ormai rassegnato al meccanismo del mondo dello spettacolo e della tv in particolare, ma è anche la fotografia di quanto avviene sempre più nella realtà, salvo qualche rara eccezione (che Dio l’abbia in gloria!). L’ultima conferma in ordine cronologico arriva da Ilary Blasi, protagonista di Unica, docufilm in uscita su Netflix la prossima settimana, precisamente venerdì 24 novembre.

Unica, il docufilm di Netflix su Ilary Blasi: solito selfie senza contradditorio o racconto senza filtri?

Un prodotto che le riviste patinate si affrettano a descrivere come l’occasione per un racconto “senza filtri“. Giudicheremo dopo averlo visto, per carità, ma la sensazione è che invece ci ritroveremo per l’ennesima volta di fronte ad una narrazione più che filtrata. Un “gigantesco selfie senza contradditorio“, come scrive oggi sul quotidiano Il Messaggero Ilaria Ravarino.

I canali social sono da tempo il terreno sul quale anche i big della tv, anche quelli della vecchia guardia come Gerry Scotti, preferiscono giocare la loro partita perché – al netto delle teorie che si studiano all’Università sulla disintermediazione e sul rapporto diretto col pubblico – consentono di parlare in maniera unidirezionale. Io – famoso – parlo, tu – gente comune – al massimo commenti, sempre a patto che i commenti non siano limitati, cancellati o addirittura disattivati. Tutto lecito, tutto legittimo, ovviamente. Tutto, perfino, comprensibile, di fronte a tanti, troppi casi di gogna social e di shitstorm che rendono sempre più irrespirabile l’aria da quelle parti. Roba che al confronto il tavolo dei giudici di X Factor sembra un oratorio.

Dopo i social sono arrivate le piattaforme streaming, dove girano un bel po’ di soldi, evidentemente più di quelli in grado di offrire un Verissimo o un Che tempo che fa. E allora perché la mia versione dei fatti – a maggior ragione se da oltre un anno,  anche con la mia complicità, se ne dicono di ogni sulla fine del mio matrimonio, sulle borse, sui rolex e così via – non debbo affidarla a un bel docufilm scritto con gli autori tv di cui mi fido (nel caso di Ilary, Peppi Nocera, firma storica dell’Isola dei famosi)? Semplicemente la soluzione perfetta: comoda e redditizia, al contempo. Alla fine, c’ha ragione Ilary.