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50 anni di Happy Days: le curiosità da sapere sulla sit-com cult di Fonzie

Dal cast al pilot bocciato, fino ai numerosi spin-off e la fanbase italiana: tanti auguri, Happy Days!

15 Gennaio 2024 14:19

50 anni di giorni felici, 50 anni di Happy Days. Era martedì 15 gennaio 1974 quando negli Stati Uniti la Abc mandò in onda “Fino in fondo”, primo episodio della sit-com che per undici stagioni (fino al 1984) tenne compagnia prima al pubblico americano e poi a quello del resto del mondo, italiani compresi.

Un fenomeno mediatico nato pian piano (con un pilot bocciato alle spalle), ma capace di conquistare il pubblico grazie all’ambientazione nostalgica nella Milwaukee degli anni Cinquanta, città in cui viveva la famiglia protagonista, i Cunningham.

Ben presto gli episodi sono usciti dalle mura di casa Cunnigham, per raccontare le vicissitudini soprattutto dei giovani personaggi, interpretati da attori la cui fama, negli anni successivi, sarebbe stata indissolubilmente legata anche a questa serie. Per celebrare i 50 anni di Happy Days (che, ad oggi, non è reperibile su nessun canale né su nessuna piattaforma), abbiamo raccolto dieci curiosità, dalle più note a quelle meno conosciute.

1 – Le origini

Forse non tutti sanno che se è vero che Happy Days ha generato numerosi spin-off (ne parliamo in seguito), esso stesso è stato originato da un’altra serie tv. Era il 1972, e un episodio della serie tv antologica Love, American Style propose un episodio dal titolo “Love and the Happy Days”. Già presenti Ron Howard e Anson Williams, nei ruoli di Richie e Potsie, e Marion Ross nel ruolo di Marion Cunningham. L’episodio era servito da pilot per testare la forza di un’eventuale serie tv, ma fu bocciato. Due anni dopo, nel 1974, l’idea fu riproposta, grazie anche al fatto che Ron Howard raggiunse una particolare popolarità dopo essere stato scelto da George Lucas per “American Graffiti”. La nuova formula convinse la Abc, che ordinò la prima stagione di Happy Days.

2 – Il successo, anche in Italia

La serie debutto con un discreto successo negli Stati Uniti. Ma fu solo dopo qualche stagione che il fenomeno Happy Days esplose, in particolare dopo la serie si focalizzò soprattutto sugli aspetti più comici del formato ed aver enfatizzato la figura di Fonzie (Henry Winkler), consacrandolo ad uno dei protagonisti a tutti gli effetti. Un successo che giunse in Italia solo nel 1977, su Raiuno, che trasmise l’intera serie, poi trasmessa in replica anche da Mediaset.

3 – Il papà di Happy Days

Garry Marshall
© Getty Images

Garry Marshall, attore, sceneggiatore e regista scomparso nel 2016, voleva realizzare una comedy sulla vita di un gruppo di adolescenti americani. Negli anni Settanta, però, con la guerra del Vietnam ancora in corso, era difficile costruire una serie comedy: da lì, l’idea di ambientare la storia negli anni Cinquanta, già ai tempi nel cuore degli americani ed idealizzati come periodo storico in cui tutti erano più contenti e vivevano, appunto, “giorni felici”. La carriera di Marshall, però, è stata costellata di numerosi altri successi, sia in tv che al cinema: basti pensare che è stato il regista di “Pretty Woman”, “Paura d’amare” e “Se scappi, ti sposo”.

4 – Il cast, dai successi alla droga

Il cast principale di Happy Days ha vissuto fortune alterne. Ron Howard, interprete di Richie, oggi è un affermatissimo regista, a cui si devono film come “Apollo 13”, “A beautiful mind”, “Il Codice Da Vinci” ed “Angeli e Demoni”. Henry Winkler (Fonzie) ha diversificato la sua carriera, dandosi non solo alla recitazione (di recente è stato nel cast di Barry) ma anche alla scrittura.

Anson Williams (Potsie) e Don Most (Ralph Malph) hanno recitato in varie serie tv, senza incontrare nuovamente il successo ottenuto in Happy Days. Diversamente è andata a Tom Bosley (Howard, il capofamiglia), che dal 1984 entra nel cast de La Signora in Giallo interpretando lo sceriffo Tupper. Marion Ross (Marion, moglie di Howard), dopo varie particpazioni in tv è andata in pensione. Scott Baio (Chachi) è tornato alla ribalta negli anni Novanta con Un detective in corsia, mentre negli anni scorsi è stato protagonista della serie Un papà da Oscar.

Più triste la storia di Erin Moran, scomparsa nel 2017: l’interprete di Joanie, infatti, dopo lo spin-off con lei e Baio protagonisti si è allontanata dal mondo dello spettacolo. Fece parlare di sé per i problemi di dipendenza e per aver vissuto per anni in una roulotte in gravi condizioni economiche.

5 – La sindrome di Fonzie, di Chuck e il salto dello squalo

Per capire l’impatto della serie nei media si può tenere conto anche di come certe situazioni al suo interno abbiano generato dei veri e propri schemi che successivamente si sarebbero potuti ripetere prendendo il nome dai personaggi a loro ispirati.

“La sindrome di Fonzie”, ad esempio, succede quando in una serie tv un personaggio secondario raggiunge una popolarità tale da poter surclassare i protagonisti stessi. Al contrario, “la sindrome di Chuck” (dal nome del fratello di Richie e Joanie, sparito senza spiegazioni dopo due stagioni) avviene quando gli sceneggiatori tagliano fuori un personaggio che non ha incontrato il favore del pubblico.

Molto più noto, invece, il termine “salto dello squalo”, che deriva da una scena della quinta stagione, in cui Fonzie, a Los Angeles con gli altri personaggi, scommette di saltare sopra uno squalo facendo sci nautico. Il termine si riferisce a quel momento in cui, in una serie tv, la qualità inizia a calare.

6 – La sigla

Happy Days ha avuto due sigle: nelle prime due stagioni è stato utilizzato “Rock around the clock” di Bill Hailey and His Comets del 1956. Dalla terza stagione è stata invece usata una canzone originale, scritta appositamente da Charles Fox, che è poi diventata essa stessa iconica così come le immagini della sigla (che potete vedere qui sotto).

7 – Gli spin-off

Sono state cinque le serie derivate da Happy Days. Le più famose sono Laverne & Shiley, durata otto stagioni, e Mork & Mindy, in onda per quattro stagioni e con protagonista un giovane Robin Williams (comparso nei panni dell’alieno Mork in un episodio di Happy Days). Gli altri spin-off, meno fortunati, sono stati Le ragazze di Blansky, Out of the blue e Jenny e Chachi (dove con Jenny, nella versione italiana, si intendeva Joanie).

8 – Il musical

Nel 2008 nasce anche un musical basato su Happy Days, scritto da Garry Marshall e con musiche di Paul Williams. La storia è amibentata indicativamente intorno agli eventi della quarta stagione della serie, verso il 1959. Esiste anche una versione italiana, tutt’ora in scena in giro per il Paese.

9 – La giacca di Fonzie

Uno degli elementi iconici della serie è la giacca di pelle di Fonzie che, però, non ha indossato da subito: nei primi episodi, infatti, il personaggio indossava una giacca a vento chiara. Nel corso delle stagioni, Winkler ha indossato cinque differenti giubbotti di pelle. Uno è stato rubato, due sono andati distrutti, uno lo conserva lo stesso Winkler, mentre l’altro fa parte della collezione del Smithsonian Institution a Washington.

10 – La fanbase italiana

Anche in Italia Happy Days trovò enorme successo: la fama della serie ha generato numerosi appassionati ed appassionate della serie, che ancora oggi la celebrano. Da anni esiste il sito Happy Days Italia (con pagina Facebook,X e Instagram), su cui si possono trovare informazioni ed un museo online con tutti gli oggetti, le riviste ed i dischi dedicati ad Happy Days.