Home Serie Tv Fringe, un finale (quasi) alla Lost: un regalo ai fan e l’avvertimento ai prossimi sci-fi

Fringe, un finale (quasi) alla Lost: un regalo ai fan e l’avvertimento ai prossimi sci-fi

Il finale di Fringe raggiunge quasi la stessa intensità di quello di Lost: è il pubblico della rete che gli autori hanno voluto ringraziare

pubblicato 19 Gennaio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 22:18

Quando nel 2010 finì “Lost”, in tanti pensarono che difficilmente ci sarebbe stata un’altra serie tv da lì a breve capace di attirare la stessa curiosità del pubblico. Così è stato, almeno per quegli show che venivano pompati come “eredi di Lost” (definizione che ha sempre portato sfortuna). Il caso di “Fringe”, però, dimostra che le cose sono andate un po’ diversamente da quanto previsto.

Conclusosi questa notte con due episodi che a livello di intensità ci hanno riportato alla terza stagione, “Fringe” ha avuto un percorso diverso da quello dell’altra creatura di J.J. Abrams. Sempre in bilico negli ascolti, spostato nello slot del venerdì sera (sinonimo, in America, di chiusura imminente), meno “cult” e più “fenomeno”. Ma, proprio come “Lost”, capace di smuovere i sentimenti dei suoi fan fino a costringere la Fox a produrne un finale degno di questo nome.

Andando oltre i risultati di ascolto (la quinta stagione non si è mai allontanata dai tre milioni di telespettatori), “Fringe” ha vinto nella sua battaglia contro le logiche di mercato sfruttando la potenza del suo pubblico e, soprattutto, della rete. Così come “Lost” ha fatto del rapporto con i fan e le community online un suo punto di forza, “Fringe” si è appoggiato al nuovo pubblico virtuale per dimostrare come il genere fantascientifico possa toccare un vasto pubblico ma che, per farlo, dovrà in futuro trovare nuove strade.

[Clicca qui per vedere le foto del finale di “Fringe”]

Lo sci-fi come genere mainstream non esiste più: a dimostrarlo, oltre a “Fringe”, altre serie sempre della Fox lanciate con buone speranze, poi disattese. Parliamo di “Firefly” e “Dollhouse”, per fare due esempi, entrambi appartenenti allo stesso genere di “Fringe” ed entrambe chiuse dopo una o due stagioni. A salvare il genere potrebbe essere la tv via cavo, ma in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, sembra difficile che qualcuno si butterà a breve alla ricerca del nuovo “Fringe”, così come cinque anni fa la Fox si mise a lavorare al nuovo “X Files”.

Quel che resta, allora, è una lezione per tutte le serie tv future: lasciare che ai numeri ci pensino i network, e lavorare ad una maggiore empatia con il pubblico, vera chiave per arrivare ad ottenere quel consenso extra catodico che permette ad uno show di entrare nell’olimpo della serialità.

-Attenzione:spoiler-
Il finale di “Fringe” riesce, quindi, a lasciare il segno con tutti quegli elementi ricercati da un fan-tipo di una qualsiasi serie tv: c’è l’emozione del saluto, la rivalsa della protagonista, la speranza di un lieto fine e, soprattutto, i rimandi al passato. Il più bel regalo del finale di “Fringe” sono stati i continui omaggi ai casi di puntata delle passate stagioni, diventate ora armi contro i nemici Osservatori. Una serie di citazioni, così come l’emozione di Walter (John Noble) di rivedere la mucca Gene, star delle scorse stagioni, che hanno fatto scendere più di una lacrima al pubblico.

E’ proprio in questa commistione tra emozione e trama complessa che fa di “Fringe” e di tante altre serie tv un caso da considerare per trovare la chiave di un successo. Solo rispondendo alle nuove esigenze social-virtuali del pubblico, si potrà ritrovare quella garanzia di stima che sembra essersi persa per strada coi vecchi strumenti di rilevamento.


Fringe, le foto del finale

Fringe, le foto del finale
Fringe, le foto del finale
Fringe, le foto del finale
Fringe, le foto del finale
Fringe, le foto del finale