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Ferro e Fibra: quel motivo maledetto

Nell’era mediatica in cui viviamo, musica e tv sono intrecciate da un filo indissolubile, fatto di promozioni, ospitate, spettacolarizzazione del vissuto e da un’inesausta rappresentazione di sè dal sicuro effetto commerciale. Peccato, però, che per strafare, in certi casi, si rischi di offrire dei modelli distorti al pubblico che incondizionatamente ti segue. Dimenticando, così, il

25 Giugno 2006 11:08

Nell’era mediatica in cui viviamo, musica e tv sono intrecciate da un filo indissolubile, fatto di promozioni, ospitate, spettacolarizzazione del vissuto e da un’inesausta rappresentazione di sè dal sicuro effetto commerciale. Peccato, però, che per strafare, in certi casi, si rischi di offrire dei modelli distorti al pubblico che incondizionatamente ti segue.
Dimenticando, così, il proprio mestiere di origini, che è quello di cantare.
Due esempi lampanti offertici dal panorama videografico contemporaneo sono Tiziano Ferro e Fibra, così uguali nell’interesse spasmodico alimentato dai media di questi tempi, eppure così diversi per generi e orientamenti musicali. Entrambi al centro di copertine scandalo e interviste a tinte forti, amano raccontarsi come personaggi “maledetti”, al margine della società, “extra-comunitari” per scelta. Ferro dice di essere sempre più solo e tormentato, dall’assenza di amicizie, dal successo che uccide l ‘identità, dalla mancanza di una donna dall’età di 19 anni (che lo vede consolarsi con i film porno). Dichiara di aver “mollato” il mercato discografico per tre anni perchè non poteva fare altrimenti, doveva disintossicarsi dalla popolarità, dalle impietose critiche e dall’esposizione mediatica di un’immagine sempre più cannibalizzata dai fan(atici). Su di lui se ne sono dette di tutti i colori, per via della sua aria da bravo ragazzo che nasconde parecchi lati d’ombra, della sua ambiguità sessuale, dell’oscurità dei suoi testi, la cui drammaticità è spesso nascosta dal potere più rassicurante e disimpegnato del tormentone.
Nel video di Stop! Dimentica, è la sua coscienza infantile che viene presentata nella sua fragilità disarmante, a testimoniare gli strascichi di una crescita sofferta e piena di fobie (con qualche ammiccamento, un po’ pretenzioso, alle sonorità anni’80).
Fibra, invece, è uno spiantato per autodefinizione, che invoca al debutto il consenso del pubblico creando intorno a sè un alone di smoderato divismo. Finchè si tratta di operazioni commerciali va bene, ma se di mezzo c’è anche la voglia di provocare toccando superficialmente tasti dolenti e temi scottanti, allora il suo modello rischia di diventare negativo.
E’ ciò che gli ha contestato il tribunale dei minori di Milano, che ha definito il suo rap diseducativo e “spazzatura pericolosa”. La vera pietra dello scandalo, infatti, è quella che vede Fibra, nel testo del suo singolo, identificarsi con Omar, il ragazzo di Erika di Novi Ligure, giustificando in modo quasi grottesco la sua azione efferata:

“Omar per me è più che normale se lo paragoni alla mamma che lancia il figlio dal davanzale. È un ragazzo che un giorno commette un omicidio. Una spiegazione? Non c’è. Si è trovato nel posto sbagliato con la ragazza sbagliata. Gli ho voluto dar voce, ho voluto parlare dei tabù che abbiamo in testa. Ha dato 97 coltellate alla madre della fidanzata, s’è fatto tirare in mezzo. “.

Parlando di musica a Tvblog, siamo forse andati off-topic? Non credo, perchè, nel bene o nel male, i cantanti non entrano più nelle nostre vite soltanto con le loro voci, ma anche e soprattutto con i loro volti, attraverso i ripetuti passaggi dei loro video su Mtv e figli. Diventando dei personaggi acclamati, e a loro volta istigati, dagli Applausi di un pubblico in delirio. Con la minaccia dietro l’angolo di fare della mitizzazione musicale una massiccia propaganda personale dai terribili effetti demagogici. Pensateci, a volte “non sono solo canzonette”…