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Fabio Fazio: “Una nuova Tv è possibile”

Stasera l’ultima puntata di Vieni via con me, la trasmissione su RaiTre che sarà ricordata per il suo record di ascolti, almeno in questa stagione televisiva. Roberto Saviano e Fabio Fazio, i due ideatori e conduttori (anche se non in senso classico) saranno ricordati anche per aver dato il via a un nuovo modo di

di marina
pubblicato 29 Novembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:45


Stasera l’ultima puntata di Vieni via con me, la trasmissione su RaiTre che sarà ricordata per il suo record di ascolti, almeno in questa stagione televisiva. Roberto Saviano e Fabio Fazio, i due ideatori e conduttori (anche se non in senso classico) saranno ricordati anche per aver dato il via a un nuovo modo di fare televisione, che sia aderente alla cronaca ma che non la cannibalizzi; che dia voce ai protagonisti ma senza manovrarli; che non punti sul conduttore vampiro e che che come per il teatro, dia spazio a tutti i protagonisti.

Dunque, ecco che a poche ore dal saluto ai telespettatori italiani La Repubblica raccoglie in una bella intervista a Fazio le sue impressioni a caldo. Prima considerazione, la trasmissione ha avuto successo anche senza ricorrere a Berlusconi. Dice Fazio:

Non l’abbiamo quasi mai nominato, tolta la prima puntata. Siamo il primo programma già nel dopo Berlusconi.

Profetico? Il tempo è galantuomo e lo sapremo. Però, si è scoperto che per fare ascolti importanti, veri, basta parlare al cuore delle persone e non ricorrere a mezzucci e scorciatoie, trucchi, che sono sotto gli occhi di tutti in tutte le trasmissioni in tutte le salse.

Capitolo critiche: parliamone. All’inizio in molti dissero, ancor prima di conoscere il volume pazzesco degli ascolti: ma Saviano poteva approfondire di più; ma non ha detto proprio tutto, non ha fatto i nomi e i cognomi e detto le circostanze e elencato i delitti (come se invece che in tv si fosse in un aula di tribunale); ma ci si aspettava qualcosa di più. Mi chiedo: nel deserto televisivo che viviamo da almeno 10 anni, quale trasmissione ci sia stata fino a oggi che abbia parlato onestamente del come stanno le cose, che abbia disegnato così dettagliatamente l’intreccio di interessi tra politica del malaffare e criminalità organizzata?. Forse quelle di Santoro? Ma va la, quelle sono show puro, varietà come ebbe a dire Bonolis, qualche intervista fa. Dunque, non è chiaro del cosa ci si aspettasse oltre. Ma non ha importanza. Il pubblico ha capito. E poi il linguaggio usato per raccontare quelle storie, la nostra storia, non è epico né autoreferenziale e compiaciuto, e lo sottolineo. Ma tipico di chi sa una cosa e te la trasmette. Spiega ancora Fazio:

Diciamo che un’altra tv è desiderata da milioni d’italiani. Ma la reazione dell’establishment politico-televisivo è stata tale da farmi pensare che sia troppo presto. La Rai non sopporta che la tv pubblica diventi strumento di un vero dibattito sociale, culturale. L’hanno permesso perché non se n’erano accorti, non se l’aspettavano. E nemmeno noi. Ma la prossima volta sarà impossibile.

Fulcro dell’innovazione la narrazione di Saviano e le liste. In proposito dice ancora Fazio:

La narrazione è più libera dell’inchiesta. Roberto ha questo dono del divulgatore e poi è un trentenne, appartiene a un generazione non ideologica. Poi certo il programma ha avuto un effetto Sanremo. Dopo quegli ascolti, tutti dovevano intervenire. Ma se questo ha finalmente portato la discussione politica su temi concreti, come la ‘ndrangheta in Lombardia, i diritti civili, l’integrazione degli immigrati, beh, vivaddio.

Scivoloni? Certo ce ne sono stati, e perché no? Siamo in territorio umano, mica divino. Ad esempio sapere che l’intervento politico (e non un elenco) quanto inutile del Ministro Maroni abbia tolto lo spazio all’elenco che avrebbe letto la mamma di Federico Aldovrandi fa male da morire.

Di certo un confine è stato superato, siamo nella televisione del raccontare e non del parlarsi addosso. Dunque, per questa ultima puntata Tvblog ancora una volta sarà in diretta con il liveblogging.

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