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EdicolaFiore si fa palinsesto: tra news, show e talk Fiorello mette su un tv interstiziale

EdicolaFiore, da pillola quotidiana a vero e proprio palinsesto tv: Fiorello si fa tv.

15 Marzo 2013 11:00

C’è il bar, c’è la piazza (non solo virtuale), c’è la ‘solita’ compagnia goliardica, c’è – in breve – la quintessenza del cazzeggio all’italiana: difficile non immedesimarsi nella formula di EdicolaFiore, diventata ormai  fenomeno di costume e appuntamento, più o meno irrinunciabile, per gli habitué di Twitter e in generale del web.

Eppure qualcosa è cambiato, il ‘successo’ ha avuto i suoi effetti. Edicola Fiore è cresciuta, si è moltiplicata.

Ora c’è la ‘location’ esterna, una ‘scenografia’, un tavolino da ‘redazione’, le sedie, insomma un piccolo studio. Persino la sigla seria offerta dall’amico Jovanotti. Piano piano son comparsi gli ospiti, quelli veri: spuntano Al Bano, il Cile e quelli che sanno di poter contare su una vetrina inesauribile, visibile h24 e 365 giorni all’anno. E’ comparso anche l’angolo promozionale (Edicola Promotion) cui si rivolgono associazioni per lanciare eventi benefici, amici per ricordare campagne di solidarietà (come quella per Chico Forti), colleghi per segnalare dischi e libri: gli si mandano comunicati come fosse un’emittente. Dal canto suo Fiorello regala una sigla (brutta forte, a mio avviso) a DoReCiakGulp dell’amico Mollica. EdicolaFiore ‘retwitta’ gli amici, restituisce visibilità a chi gli dà visibilità. Come accade sul web, insomma. Ma facendo qualcosa che è sempre più simile a una tv. Proprio questo, secondo me, l’aspetto più interessante dell’EdicolaFiore.

Oramai ‘trasmette’ più volte al giorno, postando più clip di contenuti e di genere diverso: c’è la rassegna stampa, la vignetta, l’ospite musicale, l’opinione politica ‘der Pompa’, il momento talk, l’ospite serio, la ‘telepromozione’, l’intervista al vip, il ‘confronto’ col pubblico (gli avventori casuali del bar o dell’edicola), persino l’anteprima, come un qualsiasi programma tv che ‘si rispetti’.

Il varietà, cavallo di battaglia di Fiorello, ‘esplode’ e diventa un vero e proprio palinsesto: EdicolaFiore si fa tv: la formula radiofonica  e la forza evocativa del video ‘fatto a mano’ si fondono nel formato web, con clip di massimo 10-12 minuti, già troppo per Internet. La tv ‘blog’,  crossmediale e interstiziale di Fiorello è servita.

Partito come un divertissement da ‘insonne cronico’ con gli avventori  della sua edicola di fiducia, l’ironico commento quotidiano dei titoli dei giornali è diventato un format di successo: un cellulare, un fidato gruppettino di veraci, e vivaci, vicini di quartiere, lo spirito da animatore e il piacere per la battuta di Fiorello e il gioco è fatto. A trasformare il passatempo di un ‘vip’ della porta accanto in un vero e proprio programma son bastati un cellulare, un account Youtube, un profilo Twitter: l’aggiunta di un pizzico di passaparola e l’intrinseco effetto ‘virale’ della clip embeddabile ha fatto il resto, portando alla materializzazione della tanto decantata ‘rivoluzione mediatico-digitale’ dal basso. Un’idea che ha fatto gola anche a SkyUno, ma che mal si è inserita nel flusso della tv canonica. E non mi stupisce.

Inutile spiegare il successo di Fiorello: l’intelligenza è sempre un’arma vincente. Poi non tutte le ‘puntate’ sono ugualmente brillanti, non sempre gli spunti divertenti: del resto con una programmazione quotidiana basata sullo spunto, sulla battuta, sulla compagnia di giro è inevitabile cadere in una certa ripetitività, che in fondo non è che la punteggiatura di un ‘canovaccio’. Alcuni espedienti potranno apparire ormai ‘esauriti’ (personalmente non amo la sigla di gionuein, ma siamo al gusto personale, e trovo ormai Agonia imprigionato nel suo personaggio), ma sono contrappunti tipici della narrazione di Fiorello e chi ha amato Viva Radio2 lo sa.

Ma, alla fine, a chi deve dare conto Fiorello?

E’ su YouTube, in mezzo a migliaia di video; è con un tweet, tra i migliaia di tweet al minuto, che si annuncia la pubblicazione di una nuova clip; e per quanto possano rimbalzare sui ‘media mainstream’ ci sono ampie possibilità di ignorare i suoi video. Seguirli implica, dunque, un certo grado di ‘intenzionalità’, maggiore di quanto non si possa registrare nel ‘tradizionale’ flusso tv. I video di EdicolaFiore, invece, sono fatti apposta per infilarsi negli ‘interstizi’ della noia: non impegnativi, si lasciano guardare e valutare, rivedere e criticare. Un po’ come i post di un blog.

Fiorello sembra tornare all’improvvisazione delle piazze del Karaoke: certo, l’euforia del gioventù  ha lasciato spazio alla maturità dell’uomo di spettacolo, ma lo spirito è sempre quello, dare voce alla gente comune. Niente di nuovo, certo: è un must dell’intrattenimento da anni, ma da qualche tempo la ‘ggente’ è diventata immancabile condimento dell’informazione, anche quella più canonica.

 “Signora, che dice? Lei di dov’è? Ah, di Parascandalo alta? Bene. Cosa pensa che farà questo Papa per la Chiesa?”.

 

“Lei è il lattaio del presunto assassino? Ottimo. Ce lo racconti. Che persona è?”

 

“Buongiorno, gentile signora col deambulatore: secondo lei Napolitano a chi deve dare l’incarico di formare il nuovo governo?”

In un’epoca in cui l’opinione della gente comune vale più di quella di un esperto, Fiorello non ha fatto altro che ritrovarsi al bar con gli amici, per dire la sua e ascoltare ‘quella’ degli altri. Una cosa che in fondo tutti possono fare, ma che non tutti possono permettersi: un minimo di intelligenza, di intuizione, di ironia ci vuole. Tre ‘I’ non da tutti.