Home Michele Santoro Santoro-Berlusconi, dieci anni fa il duello entrato nella storia della tv (e di La7)

Santoro-Berlusconi, dieci anni fa il duello entrato nella storia della tv (e di La7)

Il 10 gennaio 2013 a Servizio Pubblico andò in scena il duello tra Santoro e Berlusconi. Quasi 9 milioni di spettatori per quello che è ancora oggi il programma più visto nella storia di La7

10 Gennaio 2023 08:54

Un evento televisivo. Talmente evento che, dieci anni dopo, se ne celebra la ricorrenza. Il 10 gennaio 2013 andava in scena il grande scontro tv tra Michele Santoro e Silvio Berlusconi. Il ring fu quello di Servizio Pubblico, talk di La7 condotto dal giornalista campano che ancora oggi (e chissà per quanto altro tempo) rappresenta il punto più alto toccato dalla rete in oltre quattro lustri di storia.

Gli spettatori sintonizzati furono mediamente 8,670 milioni, per uno share del 33,58%. Un dato capace di polverizzare il precedente record, fino a quel momento appartenuto a Fabio Fazio e Roberto Saviano che con Quello che non ho otto mesi prima aveva raccolto 3 milioni e il 12,6%.

Il picco in valori assoluti venne registrato alle 22.45, con quasi dieci milioni di italiani sintonizzati, mentre l’apice in termini di percentuale si raggiunse a mezzanotte (51,4%).

Quella sera l’Italia si fermò, e pure la concorrenza. Rai 1 schierò una replica di Don Matteo 8 che si fermò al 17%, Canale 5 si limitò a programmare Matrimonio alle Bahamas, arenato al 12,17%.

Per valutare il peso dello scontro, bisogna contestualizzarlo. L’anti-berlusconismo si era parzialmente afflosciato in seguito all’addio a Palazzo Chigi del novembre 2011, tuttavia il duello con Santoro arrivava dopo il famigerato ‘editto bulgaro’ che provocò il provvisorio allontanamento del conduttore dalla Rai e a dodici anni dal furibondo litigio telefonico durante Annozero.

L’annuncio della partecipazione del Cavaliere a Servizio Pubblico arrivò nei primissimi giorni dell’anno. “Trattative in corso”, confermarono da La7 e a facilitare le cose contribuì l’imminente campagna elettorale che vide Berlusconi nelle vesti di outsider. Per rimontare occorreva scendere in campo. In qualsiasi arena.

L’immagine iconica lasciata alla storia fu ovviamente la spolverata della sedia precedentemente occupata da Marco Travaglio, altro antagonista della serata. Proprio il direttore del Fatto, pochi istanti prima aveva letto la sua lettera, indirizzata all’illustre ospite: “Glielo confesso, sono vent’anni che aspettavo di intervistarla su ciò che ha detto e fatto in questi vent’anni. Ma preparandomi non mi è venuta nessuna domanda perché penso che la cosa più grave non sia quello che ha detto o fatto, ma quello che non ha detto e fatto, o quello che non ha potuto dire e fare. Poteva chiedere la verità sulle stragi di mafia. Poteva dire alla gente che le tasse non sono alte perché lo stato mette le mani nelle tasche, ma perché molti non le pagano. Poteva dire che chi prende le tangenti non va candidato, ma isolato e punito. Poteva dire che le leggi e la Costituzione vanno rispettate e non cambiate ogni volta a proprio uso e consumo. Pensi come sarebbe bella, prospera, presentabile la nostra Italia”.

Berlusconi ascoltò, prese appunti e replicò. “La sua attività editoriale di cui io sono sempre protagonista, lo ha portato ad ingenti guadagni”, esordì. Per poi elencare i procedimenti giudiziari e le sentenze a carico di Travaglio: “Lei è un diffamatore professionista”. Fu la miccia che innescò l’incendio. “Basta, basta – tuonò Santoro – legge una scartoffia che le hanno scritto e che non sa manco cosa contiene, è una cosa vergognosa, si dovrebbe vergognare”.

Un fuori programma che portò alla luce pure i dettagli della famosa ‘trattativa’: “Lei non sta rispettando le regole che ci siamo dati, ossia di non entrare nel merito dei processi”.

Berlusconi sorrise (“pensavo fosse il peggio, invece è il peggio del peggio”), tese la mano a Santoro, che rifiutò di stringergliela (“non gliela do la mano, non mi piace questa cosa, si fa imbeccare dai suoi scrittori”) e tornò al suo posto, tirando fuori dalla tasca il fazzoletto. Un colpo di teatro, dal valore mediatico imponente.

Nel caos generale, in molti non colsero il commento polemico di Santoro: “Bravo, ha preso parecchi voti, così le vince di sicuro le elezioni”. Non immaginando che quello sarebbe stato lo ‘start’ di una clamorosa ed impensabile rimonta del leader di Forza Italia.

Un nemico che ti vuole bene”, recita il titolo di un film. A riprova di come, il più delle volte, le migliori performance si realizzino varcando i confini del territorio nemico, contrastando a testa alta le tesi avverse. L’uno contro tutti esalta il pubblico, lo tiene incollato. Inconsciamente scatta l’empatia con l’invitato, circondato e messo al muro da avversari che vorrebbero spellarlo vivo.

Berlusconi lo capì.

Michele Santoro