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Intervista incrociata: Botta e risposta fra Gianluigi Paragone ed Andrea Vianello

TvBlog ha chiesto a Gianluigi Paragone di intervistare Andrea Vianello e ad Andrea Vianello di intervistare Gianluigi Paragone, dando seguito al nostro format “Intervista Incrociata”, ecco il resoconto di questa chiacchierata

di Hit
pubblicato 16 Ottobre 2012 aggiornato 21 Gennaio 2021 16:35
    Intervista incrociata

    Uno conduce tutti i giorni, dal lunedì al venerdì su Rai3 Agorà, l’appuntamento quotidiano del primo mattino con l’attualità, mentre il secondo è il padrone di casa del talk show della seconda serata del venerdì della seconda rete del servizio pubblico radiotelevisivo, ovvero L’Ultima parola.
    TvBlog ha voluto mettere di fronte i due conduttori Andrea Vianello e Gianluigi Paragone, in una specie di testa a testa dando seguito al “format”, l’Intervista incrociata, che ha debuttato qualche settimana fa con la coppia del preserale Paolo Bonolis e Carlo Conti. Ecco dunque di seguito le cinque domande di Gianluigi Paragone ad Andrea Vianello e le cinque di Vianello a Paragone.
    Partiamo, in rigoroso ordine alfabetico, dalle 5 domande di Gianluigi Paragone ad Andrea Vianello.

Paragone: Caro Andrea visto che sei capace di cantare, perché non impugni la chitarra e non canti ?

Vianello: Caro Gianluigi, perché sulla voce possiamo competere, anche se io sono più jazz swing e tu più pop, e come sai sono “nipote” d’arte, ma non so suonare nessuno strumento, maledizione. Facciamo così’: tu suoni, io canto, ma a telecamere spente…

P. Ma non ti sei stufato di sentire i soliti politici parlare ?

V. Mi sono stufato di sentire il politichese e mi sa che non sono l’unico in Italia. È’ il momento di parlare con competenza ed entrando nel merito dei problemi. Poi un po’ di facce nuove farà bene alla politica (mai così distante dai cittadini) e a noi che abbiamo il compito di raccontarla. Ma assieme alla faccia nuova servirà sempre capacità e serietà. E onestà

P. Che sostanze prendi per svegliarti così presto ?

V. Due gocce di adrenalina da diretta, una pilloletta d’ansia del non sentire la sveglia e una flebo di pazienza quando fa freddo, fuori piove e l’idea di mollare il piumone ti sembra l’ultima cosa ragionevole che un individuo di mezza età possa fare

P. Come cambia il linguaggio della televisione rispetto alla radio che tu hai fatto in passato? E secondo te la televisione sta diventando sempre più radiofonica ?

V. Dodici anni di radio ti lasciano una capacità naturale di poter parlare di tutto per ore e ore anche senza uno straccio di agenzia, ma devi al contrario imparare a valorizzare le pause, che in tv sono significato mentre in radio diventano un abisso spaventoso. L’integrazione con i social media e il ritmo della tv di oggi è senza dubbio più pararadiofonico, vedi il mio Agorà, ma i due mezzi restano meravigliosamente complementari

P. Visto che tu fai il programma da Roma ed io da Milano, pensi che una trasmissione di politica si possa non fare a Roma ?

V. La tua lo dimostra. Si può eccome. Certo il Palazzo è da noi, ma visto che bisogna sempre di più riscoprire la politica del territorio sarebbero interessanti se non costassero troppo (e di questi tempi, bambole non c’è una lira leggi euro…) trasmissioni itineranti come le fece Lerner negli anni della scoperta della questione settentrionale. Raccontare di più il nordest, ad esempio: ho la sensazione che lì si giocherà una partita politica molto interessante

    Scambio di ruoli

    E’ venuto ora il momento di invertire i ruoli, con Andrea Vianello nelle vesti di intervistatore e Gianluigi Paragone in quelle di intervistato, via dunque con la prima domanda.

Vianello: Visto che hai fatto ormai outing come giornalista-cantante, qual e’ il tuo sogno segreto: condurre un giorno Porta a Porta o partecipare al Festival di Sanremo?

Paragone: Tra i due il secondo sicuramente.

V. Molti programmi politici in questa fase complicata finiscono per parlare alla pancia del Paese. Dobbiamo porci secondo te il problema se rischiamo, favorendo gli ascolti ma calcando troppo la mano, di alimentare un’antipolitica solo distruttiva?

P. Il cronista non si pone più questa domanda. Il cronista deve raccontare quella parte del paese che è fortemente delusa dalla politica. Siamo noi giornalisti che abbiamo dato a questa delusione il nome di antipolitica. Per me non è antipolitica e ormai contesto anche il discorso della “pancia”. Non è più pancia, questa purtroppo è la sintesi tra la delusione del cuore e le esigenze della testa. In Italia purtroppo non capiamo una cosa, che negli altri paesi che pongono dei limiti precisi ai mandati dei loro politici hanno capito. Noi abbiamo un problema nel fatto che i nostri politici non se ne vanno mai, allora è normale che le gente chiede un ricambio e lo chiede progressivamente manifestando un insistenza maggiore. Questa non è antipolitica ma è “altra” politica.

V. Qual e’ l’ospite, tra quelli che non hai mai avuto, che pensi sarebbe piu’ impegnativo intervistare e quello che invece ti divertirebbe di piu’?

P. Celentano sarebbe il più impegnativo. Fiorello sarebbe il più divertente (pur essendo impegnativo anche lui)

V. Cosa rispondi a quelli che dicono: “Il talk politico e’ un genere in via di estinzione”?

P. Il talk politico, come lo stiamo facendo è si in via d’estinzione, infatti io sto cercando di fare un’altra cosa

V. Di quanto era dentro il goal di Muntari: mezzo metro, un metro, due metri? (da milanista a juventino…)

P. Era dentro abbastanza da farci vincere lo scudetto (ride, ndr)

Grazie a Gianluigi Paragone ed Andrea Vianello per la disponibilità.