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1992, recensione in anteprima della serie di Sky

Blogo ha visto in anteprima i primi due episodi della serie in onda da martedì 24 marzo su Sky Atlantic

pubblicato 23 Marzo 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 17:03

1992 è un’altra riuscita serie di Sky, dopo Romanzo Criminale, In Treatment e Gomorra (a differenza di queste si tratta della prima vera produzione originale della pay tv in Italia – negli altri casi si può parlare di adattamenti), anche se lascia perplessi l’utilizzo di personaggi stereotipati, che rischia talvolta di far scivolare il plot in sequenze noiose.

Il primo episodio, che si apre con l’arresto di Mario Chiesa, presenta in maniera precisa i personaggi inventati le cui vicende si intrecciano in maniera decisamente credibile con quelli reali, a partire da Antonio Di Pietro (interpretato dal bravissimo Antonio Gerardi). Leonardo Notte (Stefano Accorsi), Rocco Venturi (Alessandro Roja – video intervista) e Luca Pastore (Domenico Diele) appaiono da subito le figure più interessanti grazie ad una ambiguità di fondo che lascia ampi margini nella narrazione cadenzata dalle musiche originali di Boosta dei Subsonica.

Il secondo episodio vede una prima svolta nella storia con l’arresto di un imprenditore al quale la “putt@na triste” Veronica Castello (Miriam Leone) si è legata per arrivare alla conduzione di Domenica In (per diventare come Lorella Cuccarini) e con la vittoria elettorale di Pietro Bosco (Guido Caprino), reduce dalla Guerra del golfo che viene arruolato dalla Lega Nord dopo aver picchiato degli albanesi in strada.

Sullo sfondo restano le vicende che legano in qualche modo l’agente Luca Pastore (Daniele Diele) a Michele Mainaghi (Tommaso Ragno) e Notte, uomo marketing di Publitalia, ad un suo passato segreto.

La ricostruzione del contesto storico – che appare, anche in base a quanto annunciato dagli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, il principale obiettivo della serie – è apprezzabile. A contribuire ad essa c’è molta televisione, da Non è la Rai a Casa Vianello, passando per il Festival di Sanremo e la già citata Domenica In.

L’unica perplessità resta riguardo all’uso degli stereotipi: la ragazza senza talento pronta a tutto per andare in tv, il leghista ignorante, alcolizzato e picchiatore, Beatrice Mainaghi, detta Bibi (Tea Falco), figlia infelice dell’imprenditore adultero destinata a trasformarsi da Punkabbestia a Sally Spectra, Di Pietro diffidente dei suoi superiori.

Silvio Berlusconi appare in volto solo in alcune immagini di repertorio, mentre il suo personaggio dialoga per la prima volta con Notte – che lo chiama semplicemente “Cavaliere” – senza svelare il suo volto in bagno. Craxi, paragonato indirettamente da Di Pietro a un “cinghiale bello grosso“, rimane piuttosto nascosto nei primi due episodi, che regalano anche una scena più o meno divertente con un anziano milanese fermo in strada a leggere i manifesti elettorali e intenzionato a votare per il Partito dell’amore di Moana Pozzi perché “la amo“.

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