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Andrea Baroni è morto all’età di 97 anni

Andrea Baroni, il celebre colonnello dell’Aeronautica di “Che tempo fa” tra gli anni ’70 e ’90, si è spento la scorsa notte a Roma.

pubblicato 14 Novembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 22:01

Andrea Baroni è morto nella notte a Roma, quasi centenario. Tutti in famiglia abbiamo un appassionato (spesso un vero e proprio maniaco) delle previsioni del tempo: probabilmente senza il lavoro di Andrea Baroni quel nostro congiunto avrebbe diretto la sua attenzione su qualcos’altro. Insieme a Edmondo Bernacca (che lo anticipò in RAI di cinque anni, nel 1968) è stato per un quarto di secolo il volto e la voce delle previsioni del tempo sui piccoli schermi italiani.

Nato nel ’17 a Fabriano in provincia di Ancona, ma romano d’adozione, Baroni diviene esperto di previsioni del tempo come sottufficiale dell’Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale, quando si occupa delle stazioni meteorologiche sul fronte nordafricano a Tobruk, teatro nel ’42 di una delle sconfitte decisive per le forze italiane.

Dopo l’8 settembre ’43 subisce lunghi periodi di detenzione in campi di concentramento, per i quali è considerato combattente per la Resistenza. Nel 1990 è insignito del grado di generale. Dal ’73 affianca il suo parigrado e sodale Edmondo Bernacca alla conduzione di “Che tempo fa”, la striscia di previsioni meteorologiche dalla sigla inconfondibile. Pur congedatosi dall’esercito, continua a essere “il colonnello Baroni” fino al 1993 quando si ritira anche dalle scene televisive. Questa notte è morto a Roma a un’età a cui tutti ci auguriamo di arrivare.

Baroni fa parte di quell’immaginario di personaggi che spesso si nominano per parlare della “televisione che non c’è più” o addirittura “di quell’Italia che non c’è più”: al di là della retorica e dell’inutile passatismo, uomini come Andrea Baroni hanno davvero contribuito alla crescita culturale del Paese. Il linguaggio scientifico “edulcorato” delle previsioni meteo si è sedimentato nella quotidianità, avvicinando le persone comuni alla fisica, alla matematica, alla geografia.

Oggi sembra scontato, ma nei primi anni ’70 erano tanti gli italiani che potevano imparare qualcosa guardando una cartina dell’Europa piena di isobare. Se ci pensiamo bene, anche nel 2014 il bacino di chi avrebbe bisogno di ampliare il suo bagaglio culturale sembra ancora piuttosto ampio. Il problema è capire se la televisione può ancora assolvere questa funzione.