Home Fiction Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera, le dichiarazioni del figlio Umberto, di Pierfrancesco Favino e di Alberto Negrin

Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera, le dichiarazioni del figlio Umberto, di Pierfrancesco Favino e di Alberto Negrin

Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera, è stato presentato al Roma Fiction Fest 2014 ed andrà in onda in autunno su Raiuno. Umberto Ambrosoli, Pierfrancesco Favino ed Alberto Negrin hanno parlato del film-tv, spiegando come hanno cercato di raccontare il protagonista

pubblicato 15 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:31

E’ stata accolta con gli applausi che si fanno alle produzioni importanti e ben riuscite Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera, il film-tv prodotto da Rai Fiction e da 11 Marzo Film, che andrà in onda in autunno su Raiuno e che ha aperto ufficialmente il Roma Fiction Fest 2014. Presente anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha voluto ricordare la figura dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso l’11 luglio 1979 da un sicario mandato da Michele Sindona, su cui stava indagando mentre stava gestendo la liquidazione della Banca Privata Italiana:

“È una di quelle persone a cui non si può non essere profondamente grati, come a tutti coloro che non solo hanno combattuto, ma che hanno sacrificato la vita per la legalità e la liberta” (Fonte: La Repubblica).

Presenti anche il Presidente del Senato Pietro Grasso ed il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, così come il regista della fiction, Alberto Negrin, ed Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, autore del libro “Qualunque cosa succeda”, da cui è stato tratto il film-tv. Ambrosoli a “La Stampa” si è detto perplesso non solo all’idea di una fiction, ma anche all’idea di scrivere un libro sulla storia del padre, dal momento che già Corrado Stajano ne aveva scritto uno, da cui è stato tratto il film di Michele Placido:

“C’era già ‘Un eroe borghese’ di Corrado Stajano, e c’era il film di Michele Placido, che è stupendo. Ma la differenza tra me e Stajano è la rappresentazione della dimensione familiare. Quindi, che oggi ci fosse un nuovo lavoro di rielaborazione sceneggiata che offrisse proprio questa chiave di lettura, la normalità di una vita familiare con le sue dinamiche, poi l’eccezionalità, mi sembrava importante. Essendo la trama difficilissima da capire per un ventenne di oggi, che non conosce nemmeno i nomi. La storia è semplificata per essere compresa da chi non ha voce”.

L’autore sa già che ci saranno delle critiche, ma è consapevole che la fiction è stata prodotta per chi non conosce la storia del padre e, quindi, doveva subire delle modifiche per poterla raccontare ad un vasto pubblico:

“Ci saranno delle critiche, immagino. Una è tipica, nei casi di biografia: il rischio dell’agiografia, qualcuno lo dirà. L’altro rischio è quello che la resa spettacolare indisponga chi all’epoca c’era, e ha vissuto i fatti in prima linea. Perché non mancheranno inesattezze, discrepanze con la realtà storica: ma il punto è che il lavoro si rivolge proprio a chi non conosce la vicenda.”

Ad interpretare il protagonista ci sarà Pierfrancesco Favino, che a “La Repubblica” rivela l’importanza di raccontare questa vicenda ai giorni nostri, trovando alcune similitudini con alcune vicende economiche:

“Abbiamo girato nella sede della Banca d’Italia, abbiamo avuto la massima disponibilità. L’omicidio di Ambrosoli è un episodio che ancora tocca le istituzioni. Le speculazioni che hanno portato alla crisi economica di queste giorni, mutatis mutandis, non sono così lontane dalle invenzioni di Sindona, che elaborò una serie di accorgimenti, dai titoli gonfiati alle scatole cinesi. Eppure era in prima pagina sulle riviste economiche come ‘genio della finanza’ “.

Per l’attore la fiction permette, a differenza del film di Placido, di spiegare meglio le caratteristiche del protagonista:

“Girando due puntate abbiamo avuto la possibilità di avere più spazio di racconto rispetto al bellissimo film di Placido, abbiamo potuto raccontare un po’ di più l’Ambrosoli privato. Mi ha molto attratto la timidezza che esprimeva nelle poche foto e nei video che ho visto. Una persona schiva, ma, mi sono fatto l’idea, con una ricchezza emotiva molto forte. Per me è sempre una grande responsabilità interpretare personaggi con qualità che possono diventare valori condivisi”.

Nel film-tv, Massimo Popolizio è Sindona, Roberto Herlitzka è Enrico Cuccia, Anita Caprioli è Annalori, moglie del protagonista e Giovanni Esposito è Giulio Andreotti. Negrin, già al lavoro in passato su fiction con al centro personaggi realmente esistiti e qui anche sceneggiatore con Andrea Porporati, intervistato da #Post, che raccoglie tutte le notizie relative al Roma Fiction Fest, ha spiegato come ha raccontato Ambrosoli, dividendo l’aspetto noto a tutti da quello legato alla famiglia:

“C’è un passaggio cruciale del film, quello in cui l’avvocato si rende conto di essere solo nella sua ricerca della verità, e lo dice alla moglie. Siamo all’inizio della storia, ma già da quel momento ci saranno due Ambrosoli: il liquidatore e il marito e padre di famiglia. Solo così è comprensibile che scriva la sua lettera testamento quando ancora non è entrato nel cuore dell’impero Sindona e non ha ricevuto alcuna minaccia. Non è ancora accaduto nulla, ma dentro di lui è già accaduto tutto, perché sa già che cosa rischia, conosce perfettamente che ordine di grandezza abbia la struttura di potere economico-politico-finanziario che si trova a dover penetrare, affrontare e forse smantellare. Uno sdoppiamento che un fantastico attore come Favino, con la sua sensibilità, ha saputo cogliere in pieno.”

Negrin è consapevole del rischio che una fiction del genere possa raccontare troppo semplicemente una figura importante come quella del protagonista. Il suo lavoro, ha ammesso, è stato quello di evitare l’agiografia, difetto di gran parte delle fiction italiane:

“Bisogna essere secchi, diretti, chirurgici nell’esposizione dei fatti, privi di apriorismi ideologici o politici. Radiografare i personaggi nelle loro diverse sfaccettature: come Sindona ed Andreotti in questo film, personaggi impossibili da semplificare. L’obiettivo era mostrarne la complessità, senza ideologie né bozzettismi. Volevo fare un film articolato e misterioso, ricco di intrecci e di chiavi di lettura. Evitando in ogni modo la santificazione del protagonista-eroe solitario con l’aureola dell’uomo incorruttibile fin dalla sua prima apparizione. Forse uno dei principali limiti del genere storico-biografico in Italia.”

Qualunque cosa succeda. Giorgio Ambrosoli, una storia vera cerca così di raccontare e far conoscere una figura che ha fatto parte della Storia del nostro Paese senza esagerare con le banalità, ma attraverso una storia che possa far emergere sia il lato pubblico che quello umano del protagonista. Una sfida che, a giudicare dall’accoglienza di ieri, sembra essere riuscita.