Home Festival di Sanremo Sanremo 2014, Renzo Arbore ‘canta Napoli’ in un Festival ‘alla memoria’

Sanremo 2014, Renzo Arbore ‘canta Napoli’ in un Festival ‘alla memoria’

Un pizzico di varietà, un omaggio a Murolo, un momento ‘Orchestra Italiana’: Renzo Arbore torna al Festival a 28 anni da Il Clarinetto. Sembra passato un millennio…

pubblicato 21 Febbraio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 07:55

Fabio Fazio e gli autori costruiscono un pezzo varietà con Renzo Arbore, tra barzellette e freddure care all’artista ‘appulo-nopeo’ (che non vuole essere chiamato maestro), ma l’impressione è che questo Festival non riesca a valorizzare nulla di quel che ha a disposizione, finendo per coprire tutto di una patina di polvere.

Persino un gigante come Arbore,che 28 anni fa allietò il Festival (e intere generazioni) col “Il Clarinetto”, viene ingoiato dal buco nero del cliché. Proprio lui che ha rivestito il passato e creato, in un certo senso, il futuro.

Certo, iniziare con un omaggio a Murolo non aiuta a uscire dall’impasse dello sguardo a quel che fu, all’omaggio che però quest’anno è talmente ripetuto e abusato da essere un tutto un trigesimo e un anniversario. E quella che doveva essere una festa si sta davvero trasformando in un’unica commemorazione, anche al Festival che fu, ai Fazio e Littizzetto che apprezzammo nel 2013 e che oggi sembrano aver abdicato alla scaletta di Che Tempo che Fa.

Arbore si ritrova, così, a fare tutto da solo: certo, non è facile fare da spalla a un battitore libero e infatti il buon Fazio non ce la fa. Sembra quasi non provarci neanche. Ci pensa il repertorio tradizionale napoletano e ‘l’altro repertorio’, quello che appartiene ad Arbore e alla storia della tv, a portare qualcosa sul palco. Prima Reginella, poi Come facette Mammeta, con un occhio a Rai Italia più che a Rai 1.

L’Ariston balla e canta, mentre all’ombra del Vesuvio molti si saranno persi il momento, sintonizzati sugli ultimi minuti di Swansea – Napoli.

Quel che prevale per me in questo Festival è la mancanza di un asse, di un equilibrio: i minishow stancano, i minilive quest’anno rallentano e non valorizzano, spezzano continuamente un ritmo che si fa fatica a trovare fin dal primo minuto del ‘primo tempo’. L’Arbore Show è (più che) degno di una prima serata di Rai 1 ma nel contesto festivaliero finisce per essere ‘un corpo estraneo’.

Tanto era essenziale e asciutto Sanremo 2013, quanto è frammentato e prolisso questo Festival 2014: in fondo è vero che il Festival ‘risente’ del clima politico italiano. E se all’epoca del Governo Monti vinse L’Essenziale di Mengoni, a questo punto nell’era Renzi dovrebbe toccare a Pedala di Frankie Hi NRG….

E intanto #Arbore è in cima ai TT di Twitter. Lui non tradisce mai.

Fabio FazioFestival di Sanremo