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Grey’s Anatomy, ovvero il cuore e il bisturi

Dopo una lunga assenza, ritorna a TvBlog Mario A. Rumor con una delle sue recensioni (nel corsyo della settimana ne pubblicheremo altre due), da sempre molto gradite ai nostri lettori. Si parla della serie che cerca di colmare, faticosamente, il vuoto lasciato dalla fine stagione di Dr. House. Seguendo il tag Mario A. Rumor, potete

2 Aprile 2007 10:30

Grey's Anatom Dopo una lunga assenza, ritorna a TvBlog Mario A. Rumor con una delle sue recensioni (nel corsyo della settimana ne pubblicheremo altre due), da sempre molto gradite ai nostri lettori. Si parla della serie che cerca di colmare, faticosamente, il vuoto lasciato dalla fine stagione di Dr. House. Seguendo il tag Mario A. Rumor, potete trovare le altre recensioni pubblicate su TvBlog.
Mai parlato troppo della serie ospedaliera più intrigante del momento. Forse perché non c’era reale motivo per farlo: ora come ora, Grey’s Anatomy vive bene anche così. Negli Stati Uniti è puntualmente al vertice degli ascolti con i suoi 22 milioni di fedeli spettatori e pure in Italia è la compagna seriale ideale del più acido (ma non meno coinvolgente) Dr. House. Se solo qualche impavido autore televisivo mescolasse i loro geni artistici e spettacolari, chissà che diavoleria uscirebbe fuori. Nell’ipotetica lista dei migliori telefilm del momento, la serie creata da Shonda Rhimes vola alta da un pezzo e promette di mantenere velocità di crociera costante per finire tra i primi della classe, prendendo così il posto del logoro E.R. Sarebbe anche ora.

Gli ingredienti base di Grey’s Anatomy ci vuole poco a scovarli, esibiti come sono con generosa premura nella sigla iniziale, dove tracce di vita ospedaliera si fondono con segnali di seduzione e frivolezze sotto le lenzuola (a costo di parteciparvi in tre). Femminile già dal titolo, scritto da parecchie mani di sceneggiatrici al servizio della creatività della Rhimes, il telefilm è ciò che E.R. non è mai riuscito a essere e ciò che House probabilmente non sarà mai.
Anche perché, in teoria la vita privata dei dottori televisivi non dovrebbe seguirli in sala operatoria, e invece qui è in cima alla lista del tirocinio chirurgico a cui prendono parte l’algida Meredith Grey (Ellen Pompeo) e gli amici Cristina Young (Sandra Oh), Izzie Stevens (Katherine Heigl) e George O’Malley (T.R. Knight). Più tutta la schiera di celebrità del Seattle Grace Hospital che finalmente vedi per come sono fatte, dentro e fuori le lenzuola. Roba da far arrossire il mitico Dottor Benton di E.R. (lui sì che era un pezzo di ghiaccio). Un olimpo di chirurghi e specialisti che occasionalmente – giusto quei 40 minuti di grande spettacolo televisivo – scende in terra per mostrare di che pasta sono fatti in sala operatoria. C’è pane per i denti di qualunque (vero) specializzando in medicina. Con esagerazioni e buonismo su scala industriale, ovvio, ma questa è Televisione mica il San Raffaele di Milano. Aggiungiamo pure che le esagerazioni drammatiche o pseudotali raggiungono in particolare l’apice nel corso della seconda stagione con Christina Ricci protagonista di un doppio episodio da brivido che andrebbe visto e rivisto almeno un paio di volte. (Roba che ti fa amaramente capire l’abisso tra questi serial e la retorica fiction all’italiana).
Attualmente giunto al terzo ciclo, che Fox life trasmette già da qualche settimana, Grey’s Anatomy è il toccasana distensivo, con perfetto jukebox di hit musicali al seguito, per aggirarsi in corsia e ritrovare la curiosità perduta fra termini astrusi e malattie indecifrabili e abboccare alle disgrazie degli altri (mors tua, vita mea) complice la soffice partecipazione che questi medici del tubo catodico riescono a offrire. E nel frattempo riuscire a farsi gli affari di tutti gli altri.

Grey's Anatomy