Home Notizie #Lorenzoneglistadi, la critica social, l’Auditel, i flop, i fan e i successi

#Lorenzoneglistadi, la critica social, l’Auditel, i flop, i fan e i successi

Escono i dati Auditel del concerto di Jovanotti. Ma la sostanza non cambia.

pubblicato 3 Settembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 15:01

Jovanotti in concerto. Capolavoro, esperimento, flop. Che cos’è stato?

Il punto è questo, ed è molto semplice. Tutto ruota intorno a un concetto: cos’è l’Auditel? A cosa serve?

L’Auditel è una convenzione, una misura statistica accettata da broadcaster, produttori e pubblicitari per stabilire un parametro che consenta di definire in maniera condivisa su cosa si basa la raccolta pubblicitaria. Non è mai, in alcun modo un misuratore di qualità.

Qui su TvBlog ci siamo battuti a lungo per salvaguardare questo concetto. Prendendoci spesso insulti o complimenti, a seconda del tifo per questo o quel personaggio, quel canale o quell’altro. Pazienza e per fortuna.

Qui abbiamo preso la bella abitudine di recensire secondo il nostro gusto e non aspettando i numerelli del giorno dopo, e di non cambiare mai idea in funzione di un dato Auditel. Così, se a me non piace Fiorello ne #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, lo dico e lo scrivo, e pazienza se fracassa gli indici d’ascolto.

Poi è arrivato il social network, e tutti, anche i colleghi “big”, anche gli addetti ai lavori, hanno cominciato a commentare. Anche qui, al solito, secondo il tifo e le amicizie, mica secondo parametri oggettivi (almeno, non sembra proprio). Si ironizza amaramente se una cosa non piace a priori, si è indulgenti se piace comunque e per forza. Evviva la critica social.

C’è la presunzione, nell’influencer, che quel che commenta lui, comunque vada, sarà un successo. Così alla fine magari parla del grande show in modo ironico e il suo Tweet verrà letto e ritwittato e il suo ego si gonfierà. Oppure parla bene, entusiasticamente, da fan, di una prima serata tanto sa che il giorno dopo i milioni e le percentuali gli daranno ragione.

Questa volta non è andata così: chi era superentusiasta (molti dei criticoni consueti, per capirci) oggi tace dopo che sono arrivati i dati d’ascolto.

Intendiamoci: dal mio punto di vista c’è un solo modo per leggere la prima serata di Rai1 di ieri. Rai1 ha mandato in onda il dvd del concerto di Jovanotti. Quindi, piace ai fan, non piace a chi non piace Jovanotti. Punto e basta, non c’è da strapparsi i capelli, gridare al miracolo, al ringiovanimento, a chissà cosa. Anche perché Jovanotti era giovane al suo primo Sanremo, non adesso.

Tant’è, ci risiamo. Se ti piace Jovanotti, Rai1 ieri sera era casa tua. Se non ti piace, no.

Ora, bisognerebbe avere sempre la lucidità di capire che una critica così semplice – come quella di Fabio Morasca subito dopo lo show, senza la droga dei dati, dunque – è onesta, e basta.

Non è “rosicona”, non è “invidiosa del successo”. E’ un punto di vista. Che non c’entra niente con l’Auditel.

C’è solo un problema, relativo all’auditel.

Se tu stimi e vendi il prodotto (qui la qualità non c’entra più) a 6 milioni di telespettatori per il 26% di share (la fonte è Rai) e poi fai poco meno di 3 milioni, dal punto di vista del marketing è un flop.

Allora come se ne esce? Ma è semplice, e qui lo abbiamo detto mille volte.

L’Auditel misurasse per convenzione i suoi dati, utili a pubblicitari, broadcaster e produttori. I critici tornassero a criticare con la testa e non col cuore, gli interessi personali o le amicizie.

Se ieri sera t’è piaciuto un programma, non può non piacerti oggi dopo i dati Auditel. Vale anche il contrario, ovviamente. Ma se hai venduto per 6 milioni e ne fai 3, anche se il programma ti è piaciuto, devi ammettere il flop di prodotto. Il che non significa che non si possa rivendicare qualitativamente, se ci si crede.

Troppo complicato?