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Alan Carr: Chatty Man – Channel 4 ha lo show di punta in piena estate. Con un mattatore (molto) gay

Quanta invidia per i tvblogger esteri, che non si deprimono tra una replica di Un ciclone in famiglia e l’ennesimo rinvio di Restate sul 2 di Valerio Merola (non parte neanche domani). Poi rispolveri il palinsesto attuale di Channel 4, emittente pubblica britannica ma con la vocazione commerciale di Canale 5, e scopri che ogni

pubblicato 1 Agosto 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:48


Quanta invidia per i tvblogger esteri, che non si deprimono tra una replica di Un ciclone in famiglia e l’ennesimo rinvio di Restate sul 2 di Valerio Merola (non parte neanche domani). Poi rispolveri il palinsesto attuale di Channel 4, emittente pubblica britannica ma con la vocazione commerciale di Canale 5, e scopri che ogni domenica sera, da giugno a settembre e ferragosto compreso, loro hanno la quarta edizione estiva di uno show di punta. Testato con buon successo l’estate scorsa con la prima stagione, è stato confermato da novembre a dicembre con la seconda e da febbraio a marzo con la terza.

Trattasi di Alan Carr: Chatty Man, un frizzante comedy show che coniuga interviste ironiche alla Victor Victoria e una componente performante decisamente più spettacolare di Chiambretti Night. Lo studio è a metà tra un coloratissimo salotto in stile Friends e il palcoscenico di un teatro.

Il conduttore sui 30 anni, che dà il titolo allo show, ha una personalità sopra le righe e inequivocabilmente camp, più eccessiva persino di Fabio Canino in Cronache Marziane. Che sia gay non è un mistero, ma lui stesso ha dichiarato di ritenersi un comico a prescindere dal suo orientamento sessuale.

Alan ha infatti esordito come animale da palcoscenico, consolidato speaker radiofonico e opinionista brillante, prima di approdare a un one man show tutto suo. E’ evidentemente in sovrappeso ma ci scherza su, gioca con lo stereotipo del nerd con tanto di montatura ruffiana e ha una faccia da schiaffi che dalle sue parti definiscono “funny”, semplicemente divertente. Il suo stile sta nel trattare il personaggio di turno come il più isterico dei fan, come da noi farebbe Diego Passoni senza, però, riuscire a rubarsi la scena.

Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man


In ogni puntata, in onda per la bellezza di soli 60 minuti – la domenica sera alle 22.00 – vengono intervistati tre personaggi del mondo dello spettacolo, che siano icone televisive o popstar. La novità produttiva, rispetto ad altri show inglesi, è che gli ospiti di ogni puntata registrano nello stesso giorno davanti al pubblico, ma senza mai incrociarsi. In questo modo, il telespettatore sa in netto anticipo quali artisti aspettarsi nelle singole puntate: nel caso di impegni dell’ultimo minuto, interviste di emergenza vengono pre-registrate e poi re-inserite nel montaggio. Una tra queste, nientemeno che a Marilyn Manson, non è poi stata mandata in onda per l’eccessivo stato di ubriachezza di quest’ultimo.

In un’ottica provincialmente italiana, colpiscono due aspetti dell’Alan Carr: Chatty Man. Da una parte, appunto, il fatto di vedere ospiti di uno show, in piena estate, star come Kylie Minogue e Robin Williams. Da noi ci si nasconde dietro la convinzione del pubblico in vacanza, ma di fatto per molti artisti musicali l’estate è il clou del presenzialismo. Non sarebbe, perciò, difficile costruirci intorno dei contenuti pilota di intrattenimento estivi, superiori al concept dell’esibizione in piazza. E’ un gran peccato, ad esempio, che la moda del numero zero in onda sia di nuovo tramontata sulle nostre reti, mentre fino a un paio di anni fa l’estate e le strenne pullulavano di esperimenti più o meno confermati.

A parte l’handicap della tv chiusa per ferie, c’è l’aspetto del mattatore visibilmente “gay” che lascia spiazzati. Di personaggi tv che reinterpretano nei più eccentrici modi l’identità omosessuale, ormai anche la nostra programmazione è piena. Eppure, quasi sempre il gay è guru che interviene nelle retrovie (Costantino della Gherardesca), “macchietta” al fianco di un conduttore rigorosamente macho (Malgioglio) o “spallina” di una primadonna/icona gay con gli attributi (Platinette). Sembra ancora più impossibile pensare a comici gay italiani, visto che gran parte della tradizione satirica nostrana è di stampo maschilista e gioca con lo stereotipo della donna-oggetto.

Accetteremmo mai, in una prima serata generalista su RaiUno o Canale 5, uno showman così urticante, che riesca a intervistare il personaggio e a farlo “scheccare” al tempo stesso? Forse no, ma ci sono delle reti dal target visibilmente meno familiare, che su un tipo alla Alan Carr potrebbero scommettere per intercettare un pubblico più frizzante.

Quando è stato suo ospite il teen idol Justin Bieber, ad esempio, Carr è arrivato a raccogliere dalla sua bocca del cibo sgradito che aveva appena sputato, raggiungendo un impalpabile confine tra iper-realismo e cattivo gusto. Il che fa pensare: posto che la tv italiana riesce a essere paludata anche in estate, “gaio” in tv è sempre sinonimo di qualità? E fa altrettanto riflettere che la freschezza di una conduzione maschile, ormai, passi solo dall’essere gay, o dal recitarne parossisticamente la parte.

Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
Alan Carr Chatty Man
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