Home Nove Restaurant Swap, Gino D’Acampo a Blogo: “Faccio la tv come vivo, d’istinto. E ho pronto un XFactor della cucina”

Restaurant Swap, Gino D’Acampo a Blogo: “Faccio la tv come vivo, d’istinto. E ho pronto un XFactor della cucina”

Gino D’Acampo si presenta al pubblico italiano col primo dei suoi format per Discovery.

pubblicato 10 Giugno 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 00:53

Lo sentiremo dare i voti in inglese: qualcuno dovrà accontentarsi di un ‘five’, qualcun altro avrà la gioia di un ‘seven’, tutti dovranno dimostrare di ‘manage’ un locale non suo. Se pensate che sia un vezzo per cercare una caratterizzazione linguistica che lo renda l’anti-Bastianich, dovrete ricredervi: a sentirlo chiacchierare del suo primo programma in terra natale, rilassato dal suo buen ritiro estivo, il mix italo-british-vesuviano di Gino D’Acampo è del tutto spontaneo.

“Dopo 25 anni in Gran Bretagna ho sempre paura di sbagliare qualche verbo”

dice sorridendo e mettendo per un attimo da parte quei modi un po’ guasconi da vulcanico ristoratore cresciuto a Torre del Greco e poi emigrato in cerca di fortuna nel regno di Elisabetta II. E di fortuna ne ha fatta, in cucina, negli affari e anche in tv.

Ora torna in patria con Ristorant Swap – Cambio ristorante, format originale prodotto da Banijay Italia per Discovery Italia in onda su Nove per quattro settimane, e un po’ di ansia da debutto sembra sentirla. La prima puntata, in onda giovedì 11 alle 21.25, è ambientata a Napoli, e il ritorno ha un sapore ancor più particolare. Non potevamo che partire da questo ‘rientro’ a casa.

 Com’è stato tornare in Italia?

Ahhh guarda Giorgia (perché va detto che da ottimo padrone di casa sa come creare quel clima di complicità e di convialità che poi ti fa sentire a casa, ndr) è stato davvero emozionante perché è la prima volta che faccio tv in Italia e un po’ di timore all’inizio l’ho avuto. Anche per la lingua. Dopo 25 anni all’estero ho un po’ perso dimestichezza non l’italiano… Ma devo dire che i produttori hanno capito come sono e mi hanno lasciato carta bianca. “Gino, fa’ che bbuo’ tu” mi hanno detto. E sono andato alla mia maniera.

E com’è ‘la maniera di Gino’?

Spontanea. Non seguo un ‘carattere’, faccio un po’ come mi viene…

In effetti a vederti all’opera si nota un po’ uno stacco tra come ti muovi, anche fisicamente, quando segui la griglia del format e quando ‘stai nel tuo’, ovvero in cucina o ancora di più tra i clienti…

Gua’, non mi parlare di griglia, che io come sento griglia esco pazzo (e ride di gusto). Però mi fa piacere che si noti. Anche se faccio tv da un po’ di tempo, non è quello il mio mestiere: io faccio la tv come vivo la mia vita, seguendo l’istinto. C’è il momento in cui capisco che è meglio che io stia zitto e c’è il momento in cui so che devo trascinare, come nei locali, come nella vita di tutti i giorni. Ma non lo faccio pensando a quello che può piacere o non piacere al pubblico. Faccio quello che sento di fare. E spero che al pubblico italiano piaccia questo mio modo di essere.

Ecco, cosa vorresti che dicessero i telespettatori di Gino dopo aver visto la prima puntata?

Ahhhh, vorrei che si divertissero e che dicessero “Che bella serata che ho passato!”. Mi piacerebbe che alla fine della puntata avessero la sensazione di essere stati a tavola con me, seduti con me,  accanto a me. Ecco, mi piacerebbe questo. Mi piacerebbe portarli dentro il programma, mi piacerebbe che poi alla seconda dicessero “Ah beh, stasera c’è Gino, allora ci divertiamo!”. Insomma vorrei conquistare la loro fiducia. Mi piace far rilassare la gente, mi piace che sia contenta e che si goda lo show, senza quelle tensioni, quegli scontri che si vedono in altri programmi, ecco.

Però di tensione in Restaurant Swap ce n’è, eh: vedere due ristoratori in attesa del giudizio della propria e dell’altrui brigata un po’ di ansia la mette….

Attenzione, un po’ di tensione ci vuole! In un programma ci vuole un po’ di peperoncino, così come un buon piatto ha bisogno della dolcezza della cipolla, ma anche di un tocco di piccante!

Hai collaborato anche alla realizzazione del format?

Sì, ci ho messo un po’ di mio. Devo dire che questo format mi è piaciuto subito: quando Discovery me lo ha proposto ho pensato, da ristoratore, che fosse un’idea molto interessante. E devo ringraziare Laura Carafoli (SVP Chief Content Officer Discovery, ndr) per avermi dato questa opportunità e anche per avermi incoraggiato: ha sempre creduto che potessi fare belle cose anche qui in Italia. Anche lei mi ha dato grande libertà. “Fai quello che vuoi, cambia quello che vuoi cambiare” mi ha detto e io ho dato degli input. Non è da tutti dare la possibilità di esprimersi, ma con grande intelligenza ha capito che un carattere come il mio ha anche bisogno di fare qualcosa di diverso, di imprevedibile, come sono di solito. Non tutto, eh, perché è giusto che un programma abbia le sue regole, ma lasciare la possibilità di essere se stessi è una cosa importantissima.

A proposito di format, in ogni puntata due ristoratori, diversi per carattere, filosofia di cucina, tipologia di offerta, si scambiano brigata e locale. Ma per un ristoratore non è ‘più facile’ cambiare la moglie che il ristorante?

(Ride) Guarda, qualunque ristoratore innamorato del proprio locale ti direbbe “Pigliati ‘a muglierema, ma non toccare il ristorante!” No, vabbè, scherzo… più o meno. (Ride). La verità è che davvero il ristorante è una parte di te…

Ma tu lo faresti? Cioè se qualcuno ti dicesse di dare a un altro, per una settimana, il tuo ristorante preferito… anche se non so se con 49 ristoranti all’attivo si possa dire che ce n’è uno preferito: non è un po’ come con i fig…

… e ti interrompo. Allora, diciamolo una volta per tutte che non è vero che i figli so’ tutti uguali! Io ne ho tre: Luciano ha 18 anni, Rocco ne ha 16 e poi c’è Mia di 8. Ecco, i primi due possono fare quello che vogliono, ma a me non mi dovete toccare Mia, vabbuo’? (Sorride, ma si sente tutto l’orgoglio del papà con la ‘figlia femmina’).

Vabbè, con le figlie femmine non si scherza, hai ragione! Quindi hai anche tu un ristorante preferito…

Decisamente! È uno dei 5 ristoranti che ho a Manchester, Gino D’Acampo My Restaurant, proprio nel centro della città e visto che mio figlio maggiore vuole seguire le mie orme ho deciso che lo mando lì, sennò resta sempre a casa e invece se n’adda i‘ (se ne deve andare, trad. it. E la risata scatta automatica).

E allora, cambieresti ristorante per una settimana?

Ti dirò che già lo faccio. Nella mia stessa via c’è anche uno dei ristoranti di Gordon Ramsay e ogni tanto capita che ci scambiamo il posto per una sera. È divertente! Io e Gordon ci conosciamo da 20 anni, da cinque poi facciamo uno show insieme che vedrete presto su Discovery e ci fidiamo l’uno dell’altro. E così qualche sera ci divertiamo a sorprendere i clienti. Ma è una cosa buona anche noi chef e per le brigate: c’è sempre qualcosa da imparare da come lavorano gli altri. È sempre importante essere curiosi e essere aperti alle novità.

In fondo è quello che mostrare proprio con Restaurant Swap, no? Chissà che non se ne possa fare una versione Vip, un po’ come fai già con Ramsay a Manchester. C’è già l’idea di uno spin-off del genere?

A me piacerebbe moltissimo! Devo confessare che ho chiesto se è possibile fare una cosa del genere. Mi piacerebbe, chessò, che Cannavacciuolo e Cracco si scambiassero i ristoranti per vedere che impronta darebbero: sono due grandi chef e due persone intelligenti, per cui sarebbe bello vederli scambiarsi i ruoli anche per mostrare come nel nostro mestiere non si finisce mai, e poi mai, di imparare.

Beh, possiamo lanciare l’idea. Intanto hai altri progetti che bollono in pentola per la tv italiana, no?

Diciamo che uno è anche già cotto: si chiama Gino cerca chef ed è un format completamente ideato da me. È un po’ come un X Factor della cucina: io sono sempre alla ricerca di nuovi chef per i miei ristoranti e così ho raccolto un po’ di candidati da tutta Italia per scegliere i migliori. Non pensare però a una cosa tipo MasterChef, eh! È una cosa molto diversa: io non faccio cucina gourmet, quel tipo di preparazioni non mi interessa. Da me devono saper fare un’ottima bruschetta, una pasta al pomodoro perfetta, insomma una cucina italiana semplice, casalinga. Minimun effort, maximum satisfaction!

Dicevi che è gia pronto…

Lo abbiamo realizzato in un bellissimo casale a Roma per fortuna prima del lockdown, ma andrà in onda nella prossima stagione, sempre su Nove.

Mi parlavi però del programma con Ramsay…

Sì,  Gino, Fred e Gordon, un format in onda in UK con me Gordon Ramsay e Fred Sirieix in giro per l’Europa: si parte dalla Sardegna e c’è da divertirsi.

E quello lo vedremo da luglio su DPlay Plus. Intanto non abbandoniamo l’idea di un Restaurant Swap ‘Vip’: sarebbe davvero interessante…

Guarda, approfittiamone e lanciamo un appello a Cracco e Cannavacciuolo. Magari riusciamo a mettere qualcosa di nuovo sul fuoco! L’idea c’è…

E noi ci speriamo. E ringraziamo Gino per la bella chiacchierata, condita da tanti sorrisi e tanta ironia. Noi ci siamo rilassati. L’appuntamento quindi è per questa sera, giovedì 11 giugno, dalle 22.25 su Nove.

 

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