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Riccardo Rossi a Blogo: “Il successo di Battute, la seconda serata, Fiorello e il mito di Arbore”

Intervista a Riccardo Rossi tra Battute, la seconda serata, Fiorello e Renzo Arbore.

pubblicato 5 Novembre 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 11:48

C’è un programma che è (già) diventato un piccolo cult. Si chiama Battute, va in onda in seconda serata su Rai2, dal martedì al venerdì, ed è condotto da Riccardo Rossi. Ogni sera un gruppo di battutisti, seduti attorno a un tavolo, commentano le notizie della giornata con battute fulminanti. E il risultato è spassoso. Ne abbiamo parlato con il conduttore.

Sei a Battute quasi per caso. Era previsto un altro conduttore (Alessandro Bardani) e un’altra fascia oraria (l’access prime time).

“Pensa, mi hanno praticamente chiamato il giorno prima dell’inizio del programma. Conoscendo Giovanni Benincasa dai tempi di Carramba, ho detto ‘va bene’. Ho trovato la situazione che avete visto: la prima puntata è stato il numero zero, poi abbiamo iniziato a conoscerci e abbiamo cominciato a carburare”.

L’hanno definita una jam session della risata. 

“Effettivamente lo è. Ognuno di noi – tra me, i ragazzi del tavolo e gli autori – se la canta e se la suona durante le prove. Ognuno ne spara una e quando si accende la telecamera siamo già ‘caldi’”.

Sembra una gara a chi ce l’ha più lungo. Anzi, a chi ce l’ha più bella.

“Tutto sommato questa gara non c’è. Ormai si sono messi a fuoco i caratteri e i tipi di battute di ognuno: è un concerto con vari assoli. Per esempio, tra la Catuzzi e la Fanelli si è creata una sorta di gelosia che è diventato un tormentone del programma. Uno dei tanti. Si crea una magia, senza nemmeno provarla”.

Si ride con i tempi di un tweet. Le battute sono brevi, quasi fulminanti.

“Ci vuole tanta maestria per fare bene la battuta secca, quella fuliminante, e noi abbiamo dei professionisti del genere. In ogni puntata, poi, inseriamo un monologhetto per dare un po’ di respiro alla grammatica dell’intera puntata”.

Tutti considerano Battute un piccolo gioiellino. Addirittura c’è chi lo paragona a Quelli della Notte di Arbore.

“Effettivamente negli ultimi giorni si è creato quel clima che ricorda un po’ Quelli della Notte. Ho amato molto quel programma. Pochi lo sanno, ma io mi infilavo nel pubblico di nascosto. Riuscivo a entrare in via Teulada, col papillon e il gel sui capelli, e mi ritrovavo tra il pubblico senza pass e senza accrediti (ride, ndr). Erano altri tempi…”.

Questi battutisti, tra l’altro, sono del tutto sconosciuti al grande pubblico televisivo.

“Alcuni vengono dal mondo del teatro, altri sono stand-up comedian o autori. Sono sconosciuti? Ma perché noi prima di Quelli della Notte conoscevamo Ferrini?”.

Una critica: ci sono poche donne tra i battutisti. Come mai?

“Per me la battuta non ha sesso”.

E invece perché sono vestiti tutti nello stesso modo?

“Credo sia una citazione di Boncompagni. Quando li ho visti tutti con la stessa divisa, con la sola cravatta di colore diverso, ho pensato ai programmi di Gianni. La divisa aiuta: mette tutti sullo stesso piano”.

La seconda serata è ancora viva? Un tempo era una vera fucina di talenti e idee.

“Non sai quanta gente mi dice: ‘Andate in onda troppo tardi’. ‘C’è RaiPlay’, rispondo io (ride, ndr). A casa ho conservati dei vecchi numeri di Tv Sorrisi e Canzoni, da mitomane del mondo del mondo della televisione quale sono. Ogni tanto vado a rivedere quei numeri e sai a che ora partiva la seconda serata di sabato sera? Alle 22.10. Ecco, sarebbe un sogno poter tornare a quegli orari. Sono un sostenitore del ritorno della seconda serata a orari umani. Invece ormai ci sono programmi di prima serata che finiscono anche all’una di notte…”.

In tv ormai si ride sempre di meno. Perché?

“Gli spazi comici ci sono pure, ma onestamente non sto troppo dietro a questo genere di programmi. Non vorrei sembrare presuntuoso, ma io amo ancora il cinema in televisione. Le serie? Stento a guardarle. Sono troppo lunghe. Ero addicted di House of Cards, pensa a quanto so’ vecchio… ma non posso collegarmi a Netflix e iniziare una serie con 100 puntate da guardare. Non je la posso fa. Una serie è tirarla lunga per dieci puntate a livello di sceneggiatura. Non posso trascorrere un weekend a guardare una serie, preferisco guardarmi cinque film di Scorsese”.

Perché le stand-up comedian non hanno mai funzionato un granché nella televisoone italiana?

“C’è un aspetto molto teatrale nella stand-up, nasce con una componente live importantissima. Uno spettacolo di stand-up secco dura un’ora e mezza. Come lo convinci il pubblico a guardarti per un’ora e mezza in televisione con un’inquadratura fissa? E’ difficile. Ormai la televisione ci ha abituati a montaggi quasi ansiogeni. Guardate Masterchef: ci sono inquadrature che non durano più di tre secondi”.

Su Wikipedia, fonte non certo attendibile, alla voce “conduttore del Dopofestival” (che andrà in onda su RaiPlay e si chiamerà L’altro Festival) c’è il tuo nome. Uno spoiler o una fantasia?

“Ma veramente? Ti giuro: non so niente”.

Andrai ospite di Fiorello a Viva Rai Play?

“Ieri sono andato in via Asiago per fargli l’in bocca al lupo. Senz’altro andrò a fare una cosa, forse una gag: non so bene cosa, tanto con lui sai mai niente (ride, ndr)”.

Questo progetto su RaiPlay è una bella scommessa.

“Quando c’è Fiorello che ne comincia un’altra, siamo sempre tutti molto attenti e contenti. Lui è un vero genio. Anche stavolta va a fare una cosa nuova. Ma c’è poco da fare: dovremo tutti fare i conti, noi che facciamo televisione, col web. Il pubblico sta andando tutto lì”.

Torneranno I Miei Vinili?

“Spero tanto di sì. Aspetto una chiamata della Rai per rifarlo il prima possibile. E’ un programma che mi ha dato tanto, c’è tutto il mio cuore lì dentro”.

Un sogno? C’è ancora qualcosa che ti manca?

“A me piacerebbe fare uno show di un’ora. Come quelli che vedevo quando ero ragazzo. E magari in seconda serata. Perché come diceva Arbore: meno siamo, meglio stiamo”.