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Paolo Idolo: “Ai tempi di Saranno Famosi non potevo camminare per strada. Vorrei rientrare, mi propongo per il Grande Fratello Vip”

Per la rubrica Tv Off intervista a Paolo Idolo, allievo della prima edizione di Saranno Famosi: “Fu un successo travolgente, staccai il citofono di casa perché venivano a suonarmi di notte. Vorrei rientrare nel mondo dello spettacolo, mi propongo per il Gf Vip”

pubblicato 2 Giugno 2019 aggiornato 31 Ottobre 2023 11:21

Abituarsi al successo improvviso e ritrovarsi, dopo la sbornia, al punto di partenza. Succede se la fama arriva di botto, sconvolgendo un’esistenza che fino a pochi mesi prima poteva definirsi normale. “Nel mio caso fu più travolgente di quanto pensassi. Il riscontro lo vedevo per strada. Ad un certo punto dovetti persino staccare il citofono di casa perché venivano a suonarmi di notte”. A parlare è Paolo Idolo, uno che il destino – almeno per un po’ – lo portò in quel cognome divenuto invece quasi beffardo quando i riflettori andarono via via spegnendosi.

I miei amici non volevano uscire con me – ricorda Paolo a TvBlog – era impossibile fare due passi senza che qualcuno mi fermasse per un autografo o una foto. Arrivai a coprirmi per non essere riconosciuto”.

Sguardo al passato e salto indietro di diciotto anni. E’ il 2001 e sulle reti Mediaset vanno in onda i misteriosi promo di Saranno Famosi, programma ancora sconosciuto al pubblico: “Ricordo esattamente il messaggio in sovrimpressione: ‘Hai talento, ma non hai esperienza? Chiama’. Alzai la cornetta e composi il numero. Il telefono non squillava mai, poi all’ultimo tentativo mi risposero. Lasciai i dati personali e mi colpì un particolare: chiesero se avessi i denti a posto. Nonostante fossi al telefono, misi istintivamente la mano davanti la bocca perché avevo un dente leggermente scheggiato che avevo fatto limare poco tempo prima. Non ho mai compreso il senso di quella domanda. Mi parve strana, bizzarra. Forse era legata ai primi piani che mi avrebbero fatto in diretta. Avevo ed ho una buona dentatura, ma mi creai il problema di fronte a quella domanda a bruciapelo”.

Classe 1977, Idolo parte come cantante, per cambiare idea in corsa e lanciarsi come attore. “Volevo emergere nella recitazione, però pensai che in uno show televisivo il canto e il ballo tirassero di più. Amo cantare, ma nel mondo artistico avrei voluto e vorrei affermarmi come attore”. I provini si tengono in estate, cinque in tutto: “Mi comunicarono che ero stato inserito tra i titolari. Per tutti noi fu un salto nel buio, nessuno conosceva il progetto”.

Che esperienze avevi maturato in precedenza?

“Mi esibivo col mio gruppo, di cui ero il frontman. Tuttavia, quasi mai eseguivo il genere che mi appassionava. Proponevamo il folk, il rock commerciale e la musica classica napoletana, mentre a me piaceva soprattutto la black music e il rhythm and blues”.

Le lezioni cominciarono nel settembre del 2001.

“Esatto, nei primi giorni del mese. Studiavamo dalla mattina alla sera”.

Quando ci fu l’attacco alle Torri Gemelle eravate a scuola?

“Ci trovavamo in aula. Ad avvisarci arrivarono Roberto Cenci e Marco Della Torre, uno dei produttori. Durante la giornata non ricevevamo notizie dall’esterno, non eravamo a conoscenza di nulla. Guardammo il telegiornale solo la sera, al rientro in hotel. Ricordo ancora che nella hall c’era un sacco di gente ipnotizzata dalle immagini che passavano in televisione”.

I primi mesi furono tutt’altro che esaltanti. Il programma andava parecchio male.

“La trasmissione non decollava. Cominciammo con Daniele Bossari, che venne sostituito dalla De Filippi. Infine si aggiunse Marco Liorni”.

Dall’interno percepivate le difficoltà?

“No, però le voci giravano e indagando un pochino venimmo a conoscenza della situazione. Scoprimmo che Maria (De Filippi, ndr) si era recata a Cologno Monzese per tentare di aggiustare il format affinché non morisse. Fu un gesto generoso, pensò a noi, al nostro sogno. La svolta avvenne con l’introduzione delle sfide, a quel punto il talent divenne appassionante ed esplose”.

Dopo mesi di daytime riuscisti ad approdare al serale.

“Superai diverse prove, vennero ragazzi da fuori a sfidarmi, ma riuscii sempre a difendere il posto”.

Finisti subito in sfida, perdendo contro Antonio Baldes alla seconda puntata.

“Sfidai Antonio perché era napoletano come me e volevo giocarmela ‘in casa’. Lo avvisai per tempo, spiegandogli i motivi della mia decisione”.

Quel 19 marzo 2002, data dell’esordio in prima serata, fu anche il giorno dell’incidente di Alex Baroni.

“Registrammo l’album con i suoi musicisti proprio mentre Alex era in coma. Lavoravamo nella sua sala di incisione, non potevo non osservare quelle persone che nel pieno del dolore trovavano la forza per lavorare con noi. Non riuscivo a concentrarmi. Dimostrarono una grande professionalità, provai per loro sincera ammirazione”.

In quell’anno tornasti spesso a casa?

“Per i primi sei mesi mai. Finalmente ero riuscito a prendere la mia strada. La famiglia mi mancava, però stavo inseguendo ciò che volevo. In seguito mi ritagliai qualche fine settimana per riscendere giù. Ma ti dico la verità, a me piaceva rimanere a Roma nei weekend. L’albergo si svuotava, ne approfittavo per andare in giro e togliermi qualche sfizio. Ci davano 325 mila lire netti al mese, per me erano oro. Alcuni miei compagni utilizzavano le carte di credito dei genitori, io no. Non venivo da una famiglia agiata e non volevo spendere quei soldi per il viaggio”.

In estate arrivò il Tim Tour, poi cominciarono le ospitate in tv e nei locali. Un po’ di denaro arrivò, immagino.

“Tra il tour e le serate in giro per l’Italia arrivai a guadagnare sui 30 mila euro. Di questi, solo una piccola parte la spesi per me, acquistando uno scooter. Gli altri li usai per aiutare mia madre ad affrontare alcune questioni familiari. E’ l’unica persona alla quale devo tutto, per la mia felicità ha fatto l’impossibile. Glielo dovevo”.

Terminato il talent cosa successe?

“Ci fecero capire da subito che avremmo dovuto cominciare a camminare da soli. Il segnale lo ebbi quando chiesi un buono taxi alla produzione. Il mio contratto era appena scaduto e me lo negarono. Fu una triste sensazione, percepii che la favola si era conclusa”.

La popolarità invece per quanto altro tempo proseguì?

“Per altri quattro-cinque anni. Ancora oggi qualcuno mi riconosce. Saranno Famosi è stato il momento più bello della mia vita, nonostante le tante cose negative che accaddero. A volte vorrei tornare indietro”.

Hai più guardato Amici?

“Non ce la faccio, dopo la seconda edizione ho smesso. Alcune situazioni non le ho vissute bene”.

Dei tuoi ex compagni senti ancora qualcuno?

“Con nessuno c’è stato un reale prosieguo. Capita di sentire qualcuno su Facebook per gli auguri di rito, come Antonio Baldes o Zita Fusco, ma niente di più”.

Dopo il programma la tua vita che direzione prese?

“Cominciai a studiare recitazione e svolsi diversi provini. Biagio Izzo mi volle per un suo spettacolo, ma essendo ancora sotto contratto fui costretto a rifiutare. A distanza di anni tornai da lui ma non se ne fece nulla, l’idea che aveva in mente per me ormai era sfumata. Da quel momento iniziarono i problemi. Stavo per essere scritturato per un film intitolato Napoli-New York, andata e ritorno. Purtroppo il progetto non ottenne le sovvenzioni e i ciak non partirono mai”.

Poi?

“Aprii un ristorante di sushi a Napoli. Investii tutto quello che avevo. Avevo ingaggiato il miglior chef giapponese su piazza, ottenni recensioni ottime per cibo e pulizia, finii sui giornali. Ma non rientravo più con le spese e dovetti chiudere il locale. Una sofferenza atroce, in quella strada non ci passo più. La mia anima è ancora là dentro”.

Ora cosa ti auguri?

“Sto facendo il possibile per crearmi nuove opportunità e rientrare nel mondo dello spettacolo. Il canale meno difficile per un reinserimento mi sembra quello del reality. Vorrei partecipare al Grande Fratello Vip, ho visto in gara concorrenti molto meno vip di me. Mesi fa ho fatto il provino per il Gf normale e mi hanno riconosciuto. Mi faccio avanti, credo di avere le carte in regola”.