Home Notizie Saverio Raimondo a Blogo: “La tv generalista è morta. In CCN mi trasformo in cartone animato per fare peggio di Adrian”

Saverio Raimondo a Blogo: “La tv generalista è morta. In CCN mi trasformo in cartone animato per fare peggio di Adrian”

Il comico presenta la quinta edizione del suo late night show satirico: “Cattelan da Jimmy Fallon? Mai incontrare i propri miti, deludono. Io a Woody Allen, mio riferimento aureo, preferirei Scarlett Johansson. Per le stesse ragioni per le quali ho incontrato Valentina Nappi”

pubblicato 24 Maggio 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 19:30

Non è un caso che CCN vada in onda su Comedy Central. Sulla tv generalista continua a non essere possibile, per miopia e per paure anacronistiche. Il salto io sarei anche pronto a farlo, pur che ci siano le condizioni. Ma gli editori non sono pronti. Fortuna che Comedy Central continua ad essere un editore contemporaneo e che lascia grande libertà di sperimentare“. Saverio Raimondo ai microfoni di Blogo presenta la quinta edizione di CCN (Comedy Central News), il late night show satirico ispirato ai modelli americani (The Daily Show, The Last Week Tonight, Full Frontal), in onda ogni settimana a partire da oggi, venerdì 24 maggio, alle 23.00 su Comedy Central, il canale di Viacom Italia dedicato all’intrattenimento e alla comicità presente in esclusiva su Sky al canale 128.

Lo stand up comedian in realtà da qualche anno frequenta anche la tv generalista, tra Le parole della settimane, condotto da Massimo Gramellini su Rai3 (“si lavora bene, è una importante occasione per me“), La Gabbia (dove realizzava servizi satirici) e un DopoFestival (in onda solo sul web, però), anche se il vero successo lo ottiene nei club di tutta Italia. con i suoi irresistibili spettacoli.

Questa cosa della tv generalista la vivi male, ammettilo.

Per niente. Il generalismo è morto. Se dovessi fare una mia cosa sulla tv generalista, non sarebbe generalista. Non ha senso fare del generalismo oggi. Vale per ogni settore: si va sempre più a segmentare. Seguire un obiettivo generalista, dal punto di vista editoriale, è idiota. E io con l’idiozia non ci voglio avere a che fare.

Cosa ci sarà di nuovo in CCN?

Abbiamo smontato e rimontato il programma, quest’anno è un magazine satirico pieno di registri diversi. Gli ospiti non saranno in studio, ma li intervisterò, a bordo della CCN mobile, una limousine, sempre in esterna, dove farò esperienze diverse con loro. Nella prima puntata, per esempio, ho spostato la pornostar Valentina Nappi. Con Arisa siamo andati a cantare in un karaoke cinese, con Andrea Delogu e Francesco Montanari in uno sex shop, con Magalli in un poligono di tiro.

Perché questa novità?

Gli ospiti in studio ce li hanno tutti. A me andava di provare l’ospite in esterna un po’ perché CCN era e resta un programma alternativo nel panorama nazionale, un po’ per sperimentarmi anche io. Ho 35 anni, non avrebbe senso non farlo. Riferimenti italiani per questo non mi pare ci siano – peraltro la CCN mobile è l’unica macchina della tv italiana dove non si canta (ride, facendo allusione a Carpool Karaoke, Ndr) -, penso più a Billy on the Street in America dove il comico porta personaggi come Michelle Obama al supermercato.

Altre novità di CCN?

Ogni puntata sarà anticipata dalla versione del sottoscritto a cartone animato. Sarà realizzato di settimana in settimana, con battute sulla stretta attualità. Nella prima puntata, per esempio, vista la vicinanza con le elezioni europee, parleremo di temi comunitari. L’ultima, invece, sarà ambientata nel 2030.

Hai scelto il cartone animato influenzato da Adrian di Adriano Celentano?

Ovviamente (ride, Ndr). Il nostro obiettivo è fare peggio di Adrian. So che sembra un obiettivo impossibile, ma siamo certi di riuscirci.

L’apertura alla satira sull’attualità è da interpretare come un tuo tentativo di emancipazione dalla purezza della stand up comedy?

A me piace fare una satira ‘a freddo’ perché quella a caldo rischia di diventare compulsiva, umorale e poco analitica. Ma abbiamo deciso di essere un po’ più feroci dal punto di vista satirico. Non trovo le battute sull’attualità una cosa particolarmente interessante da fare, per quelle ci sono i social network. Però mi piaceva l’idea di aggiungere il segmento – di un minuto, un minuto e mezzo – del cartone animato, anche perché il programma ha una cadenza settimanale e mi dispiaceva perdere alcuni spunti dell’attualità. Quanto al resto, non esiste la purezza della stand up comedy, che non è un genere puro. È un magma molto grande, comprende molte sfumature, spesso opposte.

I personaggi dello spettacolo hanno paura di venire da te come ospiti?

Sì. Noi italiani siamo permalosi. Lo star system – uso questo termine in senso ironico – italiano non ha capito che l’autoironia è uno dei segreti. Molte volte ospiti non sono disposti a mettersi in gioco. In realtà, io uso gli ospiti non per prendere in giro loro, ma per prendere in giro me.

Hai citato prima Giancarlo Magalli (la sua ospitata andrà in onda nella seconda puntata), con cui avevi già avuto a che fare in un DopoFestival di Sanremo. In quel caso si collegò in mutande.

Indimenticabile. Ho pensato: “Mi sono chiesto ‘cosa posso fare di più di un Magalli in mutande?’. Mi sono risposto ‘gli metto una pistola in mano'”.

Hai mai pensato di ospitare, per intervistarlo, un tuo collega comico?

Tendenzialmente la regola è ‘mai fare comico su comico’, altrimenti la cosa non viene bene. Però, confesso che mi piacerebbe avere come ospite Maurizio Battista. Visto che è l’altro volto di Comedy Central – molto diverso da me – potremmo fare una sfida. Glielo proporrò per la prossima stagione di CCN.

Jimmy Fallon ha incontrato e legittimato Alessandro Cattelan. Hai rosicato?

No. In primis perché Fallon, che è un grandissimo professionista, non è il mio modello. Certamente, mi farebbe piacere incontrare Stephen Colbert. Però, mi chiedo: al mio pubblico interesserebbe o sarebbe solo una sega a due mani che mi farei? Non a caso ho preferito la Nappi (ride, Ndr). Woody Allen disse: ‘Ho incontrato Groucho Marx e ho scoperto che non era così diverso da mio zio’. Mai incontrare i propri miti, sono sempre deludenti. Ha ragione. Io Allen, che è il mio riferimento aureo, sopra tutti, l’ho incontrato più volte, ma non gli ho mai stretto la mano, né chiesto un selfie.

Insomma, tu non avresti fatto e non farai come Cattelan.

Mai dire mai, ma non è una cosa che cerco. Parlo per me, eh, poi è legittimo che gli altri lo facciano. Cioè, se dovessi cercare un ospite straniero, cercherei Scarlett Johansson, più che Allen. Per le stesse ragioni della Nappi (ride, Ndr).

Netflix ha diffuso anche uno dei tuoi spettacoli. Questo tipo di operazione – certamente gratificante – presenta anche dei rischi per uno stand up comedian?

La stand up comedy è come la musica: bello il disco, ma il live è molto meglio. La stand up comedy vive del rapporto quasi intimo tra il comico e gli spettatori. La stand up comedy più autentica è nei club, non nelle arene o nei teatri. La differenza è come tra il porno e il sesso vero: il porno è figo, ma il sesso vero è… vero!