Home Notizie Isabella Ferrari a Blogo: “La serie Baby su Netflix non è una storia tranquillizzante, non è per Rai1”

Isabella Ferrari a Blogo: “La serie Baby su Netflix non è una storia tranquillizzante, non è per Rai1”

L’attrice è tra le protagoniste della serie ispirata al caso delle baby squillo dei Parioli

pubblicato 30 Luglio 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 23:00

Ospite premiata a Le Giornate del Cinema di Maratea, Isabella Ferrari ha parlato del suo passato televisivo e del suo presente tra cinema e Netflix. L’attrice, infatti, è tra le protagoniste di Baby, la serie (seconda produzione originale italiana di Netflix, dopo Suburra) ispirata al caso delle baby squillo dei Parioli.

Sarò la madre di una delle adolescenti protagoniste, è un ruolo che desideravo da tanto. Perché una vicenda del genere è stata trattata da Netflix e non dalla Rai? Realizzarla nel momento del MeToo è difficile, però è una storia vera e deve essere raccontata. Vivo ai Parioli e mi ha sconvolto apprenderla. Magari non è una storia adatta per Rai1 perché non è una storia tranquillizzante. Anche se non so se sia stata proposta anche in Rai o meno.

A proposito del suo passato nella indimenticabile veste di Giovanna Scalise a Distretto di Polizia:

Molti mi dicevano di non farlo perché pensavano che poi i registi non mi avrebbero più voluto. Avevo paura a farlo: un poliziotto come faccio a farlo visto che è stato scritto per un uomo? Mi sono accorta del successo quando nel mio quartiere incontrai Gianni Amelio, mi abbracciò e mi disse: ‘scappo perché devo vedermi l’ultima puntata di Distretto di polizia’. Ecco, da qui ho capito che la tv si poteva fare. La televisione mi ha dato tantissimo, ma era un tipo di tv innovativa. Non mi è capitato così spesso. Dopo 2 anni mi sentivo ingabbiata nel personaggio, però quel laboratorio lì era speciale: si recitavano 10 pagine al giorno e incontravo diversi attori. La tv adesso può essere un mezzo anche cinematografico se fatta bene, ma io sono sempre fan del cinema, che è il mio primo amore. Quest’anno ho lavorato solo con registi molto giovani, tra opere prime e seconde, e alla mia età mi sono sentita onorata a lavorare con registi che cercano ancora di esplorare.

Sul palco del festival svoltosi nei giorni scorsi in Basilicata, la Ferrari, che ha rivelato di essere stata preferita a Margherita Buy per Saturno contro, ha inoltre confessato di non essere mai riuscita a superare un provino:

Tutta la mia carriera è stata segnata da incontri, non ho fatto nessun laboratorio o scuola di cinema. Tutti i miei provini sono andati sempre male, non sopporto quest’ansia da prestazione. La mia fortuna è stata quella di incontrare diversi registi. Per esempio Scola era intelligente e ironico, Tullio Giordana esigente, Ferzan possessivo e poi mio marito Renato De Maria. Non so cosa avrei fatto se non avessi fatto cinema, so solo che da loro ho imparato tanto, così come da quelli che mi hanno usato senza dirigermi.