Bufera sulla Vigilanza Rai: il PDL non accetta Orlando e vota Villari, opposizione in rivolta
Ancora apertissimo il conflitto istituzionale sulla nomina del Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Lo stallo legato al rifiuto della maggioranza di eleggere Leoluca Orlando, il nome indicato dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori come imposto dalla prassi parlamentare, è maturato in una frattura per via del “colpo di mano” avvenuto oggi. Nella votazione
Ancora apertissimo il conflitto istituzionale sulla nomina del Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Lo stallo legato al rifiuto della maggioranza di eleggere Leoluca Orlando, il nome indicato dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori come imposto dalla prassi parlamentare, è maturato in una frattura per via del “colpo di mano” avvenuto oggi. Nella votazione è stato infatti eletto un esponente della minoranza, il piddino Riccardo Villari, ma non Orlando.
La mossa della maggioranza ha scatenato la reazione dei due leader dell’opposizione, Walter Veltroni e Antonio Di Pietro che hanno parlato il primo di “un atto inimmaginabile da regime, non da democrazia“, il secondo ancora più esplicito di un “atteggiamento tipico di una dittatura argentina, ultimo atto di una deriva antidemocratica“.
La carica di Presidente della Commissione di Vigilanza Rai è da sempre assegnata alla minoranza parlamentare, essendo la Commissione un organo di garanzia particolarmente delicato. Tanto per fare un esempio era stata ricoperta da Claudio Petruccioli, attualmente Presidente della Rai, ai tempi del Governo Berlusconi nato dalle elezioni del 2001, ma questa volta il meccanismo si è inceppato perchè non c’è verso di far convergere i voti necessari della maggioranza per far eleggere Leoluca Orlando.
L’atteggiamento della maggioranza è stato stigmatizzato anche dai Presidenti di Camera e Senato, Giafranco Fini e Renato Schifani, ma il PDL e la Lega sembrano sordi a qualsiasi richiamo. La mossa di votare Villari, che ha già fatto sapere di essere prossimo a rassegnare le dimissioni su pressione del suo partito, è l’estremo tentativo di provocare uno strappo istituzionale.
D’altraparte l’intransigenza sta cominciando a causare problemi anche alla minoranza: l’elezione di Villari è infatti giunta con 2 voti in più rispetto a quelli a disposizione della maggioranza, l’UDC ha precisato di non aver partecipato alla votazione, in questo modo diviene chiaro che almeno 2 franchi tiratori sono presenti nella commissione. Uno di questi dovrebbe essere lo stesso Villari, l’altro Marco Beltrandi dei Radicali eletto in quota al PD.