Un’influencer a Blogo: “Ecco quanto ci pagano per commentare i programmi televisivi”
Perché alcuni influencer commentano la tv con tanto fervore? Ecco il loro ‘tariffario’.
Influencer. Una parola – o professione? – che fino a pochi anni fa non esisteva. Ora sì: gli influencer sono coloro che, superate le centinaia di migliaia di follower, sono considerati “influenti”. Anche la tv se n’è accorta, tanto che da un po’ di tempo a questa parte è stato creato un vero e proprio “tariffario” per avere gli influencer più importanti dalla propria parte. Significa contattare una webstar, pagarla e far twittare il programma di riferimento.
Fino a cento euro a puntata per spingere l’hashtag del programma in trending topics. Ormai quasi tutte le trasmissioni pagano – chi più, chi meno -, anche quelle del servizio pubblico (che ne penserà Campo dall’Orto?). Ma come funziona nel dettaglio? Una ragazza – che l’influencer lo fa sul serio ed è molto conosciuta nell’ambiente -, ci ha permesso di entrare in questo mondo per conoscerne segreti e retroscena mai raccontati prima.
La chiameremo Clara (la nostra influencer ha preferito rimanere anonima).
Intanto, chi sono gli influencer?
“I cosiddetti influencer sono coloro che possiedono un numero considerevole di seguaci (o followers) su un determinato social (solitamente Twitter e Instagram). Il nome deriva proprio dalla loro capacità (reale o presunta) di influenzare le persone e coinvolgerle in determinate occasioni. Questo è il motivo per cui spesso vengono coinvolti in attività pubblicitarie. L’influencer può promuovere qualsiasi prodotto: un programma TV, un film appena uscito al cinema, una marca di abbigliamento, una bevanda e così via. C’è da dire che ultimamente molti si auto-definiscono influencer (perché fa figo e perché c’è la voglia di iniziare a guadagnare senza far nulla), ma in realtà solo pochi possono essere considerati tali”.
Veniamo al dunque, esiste un vero e proprio “tariffario”: quanto si guadagna per seguire un programma?
“La tariffa ovviamente varia al variare della collaborazione. Solitamente, per seguire un programma, vengono offerti 100 € circa a puntata. Se poi parliamo di influencer con numeri notevoli o di personaggi conosciuti, l’offerta è sicuramente maggiore. Esistono casi in cui è il cliente stesso (o chi per lui) a chiedere all’influencer di stabilire un prezzo. Non c’è un iter fisso”.
E per i live tweet/raduni social per commentare i programmi?
“Spesso questi eventi non prevedono un ‘pagamento’. Esistono eventi in cui si riceve l’invito, si va, si mangia/beve qualcosa e si guarda l’evento in compagnia. Questa credo sia un’idea molto carina, sia per la casa di produzione che si assicura un interesse da parte delle persone coinvolte, sia per gli invitati che vivono un’esperienza e una serata diversa. Ovviamente ci sono anche i casi in cui, all’interno di questi eventi, gli inviti vengono accompagnati dai soliti pagamenti. Alcuni influencer (che stupidamente lo considerano un lavoro) non si accontentano del buffet”.
Come avviene il contatto?
“La maggior parte delle volte le case di produzione si affidano ad agenzie di comunicazione. L’agenzia contatta per e-mail l’influencer ed il gioco è fatto”.
Si firma un contratto? Solitamente è per tutta la stagione o a puntate?
“La collaborazione non prevede alcun contratto e la durata può variare. Ci sono casi in cui si viene contattati per una sola puntata ed altri in cui si viene contattati per l’intera stagione. Solitamente si decide di settimana in settimana”.
I pagamenti come avvengono?
“La collaborazione viene definita e registrata come ‘prestazione occasionale’. Tutto legale e trasparente”.
Vengono fatte richieste specifiche? Si devono fare solo commenti positivi?
“Il lato positivo della vicenda è che spesso gli influencer non devono seguire linee guida rigide. L’importante è commentare. È chiaro che non è consigliato insultare per tutta la serata quel determinato evento. Sarebbe poco professionale”.
Cosa significa avere uno o più influencer ‘dalla propria parte’? Rendono più figo il programma?
“La presenza dell’’nfluencer ovviamente stimola altri utenti a seguire quell’evento. Proprio per questo è importante scegliere gli influencer giusti, che sappiano in qualche modo generare interesse e discussioni. In questo modo ci sono più probabilità che l’evento finisca in TT o che comunque venga considerato un ‘successo sul web’. È questa la funzione principale dell’influencer: incuriosire il pubblico e convincerlo a seguire quell’evento. Nella scelta degli influencer viene fatto l’errore del ‘quello ha 100.000 followers, quindi scelgo lui’, ma ovviamente è un ragionamento sbagliato. Se quella persona ha racimolato 100.000 followers parlando di motori o raccontando barzellette, è controproducente contattarlo per seguire un reality o un talent”.
Quali sono le trasmissioni “habitué” di questi mezzucci?
“Solo ultimamente è iniziata e si è diffusa la pratica di questa attività, per questo motivo non è possibile stabilire chi ne ha fatto più uso rispetto ad altri. Ma, a quanto pare, tutte le emittenti (ovviamente non in modo diretto, magari a volte anche restandone all’oscuro) hanno provato e sperimentato questo sistema. Dai programmi Rai a quelli Mediaset, passando per quelli Sky”.
Quando si entra nel giro, non si seguono più programmi per passione ma solo per soldi?
“Dipende. Io credo che l’attività degli influencer sia lecita nel momento in cui questi ultimi siano davvero interessati (o almeno incuriositi) all’evento in questione. E solitamente, in ambito televisivo, è così. Nel momento in cui un influencer sponsorizza qualcosa che non gli appartiene e non rientra nel suo settore, beh, quella è pura pubblicità. Condannarla o meno? Questo non lo so. Ma se una Belen, famosa in TV, può pubblicizzare un modem per la connessione ad internet, un Signor X, famoso sul web, può pubblicizzare la scheda madre di un PC. Cambia il mezzo di comunicazione, ma rimane sempre la pubblicità che tutti conosciamo”.
Si può diventare ricchi guadando la TV?
“Non si diventa ricchi guardando la TV, o almeno, non lo si diventa rimanendo semplici infuencer. Questa attività permette di ottenere piccoli guadagni capaci di coprire spese minime (una parte dell’affitto, le uscite del venerdì sera e, se si è fortunati, un nuovo iPhone), ma non si può pensare di definire tutto questo un lavoro. Manca stabilità, continuità e sicurezza. Puoi guadagnare quei 200 euro in un mese e poi restare a mani vuote per il resto dell’anno. Per non parlare del fatto che un influencer può passare di moda o il social stesso può diventare obsoleto (si parla di un recente crollo di Twitter o sbaglio?)”.