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Metro taglia la rubrica di Sabatini – Quando la crisi colpisce la critica televisiva

Uno dei critici televisivi più liberi e stimati si congeda dai lettori, che non lo ritroveranno a settembre per i tagli.

pubblicato 27 Luglio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 03:06

Chi oggi avrà sfogliato Metro sui mezzi pubblici si sarà accorto di un brutto necrologio che colpisce tutti noi, appassionati di televisione e di analisi sul mezzo televisivo.

Mariano Sabatini, critico della prima ora del noto quotidiano free, si congeda dal suo pubblico di lettori, che non ritroveranno dal 3 settembre – alla ripresa dopo le ferie estive – la storica rubrica da lui firmata, Fattore S. Ad occuparsene è anche Akio del blog Caro Televip, dispiaciuto come me nel perdere uno degli ultimi spazi liberi di critica tv rimasti, un esercizio agile di analisi sugli scenari di palinsesto e sulle carriere dei personaggi tv.

Visti i toni criptici del suo addio, abbiamo contattato Sabatini per chiedergli lumi su questa decisione così inattesa. Ci ha rilasciato una dichiarazione che lascia sgomenti sullo stato del giornalismo italiano (televisivo e non, ma comunque di qualità rispetto a ben altro ciarpame duro a morire):

“Quella con il quotidiano Metro è stata un’avventura professionale esaltante, soprattutto per il rapporto instaurato con la sterminata messe di lettori del primo free press italiano. Sette anni fa, quando con il direttore Giampaolo Roidi, grande giornalista e uomo di rara correttezza, pensammo di varare la mia rubrica di riflessione sulla Tv, ci proponevamo anche di rendere più presente il giornale nelle trasmissioni del piccolo schermo e della radio. L’obiettivo è stato pienamente centrato, grazie alle mie frequenti presenze sui vari media, compreso il web. Con grande dispiacere del direttore, che ancora ieri mi ha testimoniato la sua profonda stima, purtroppo il grave calo pubblicitario che investe tutti i gruppi editoriali ha reso impossibile la prosecuzione della mia rubrica quotidiana. E’ un gran peccato perché, a giudicare dalla quantità di messaggi e telefonate che sto ricevendo e dall’attenzione riscontrata in questi anni, penso che la soppressione non passerà inosservata. A me dispiace soprattutto che venga spazzato via tutto il lavoro fatto, mi duole spezzare il legame coi lettori. Per colpa di questa crisi finanziaria scompare uno spazio di analisi che suppongo rappresentasse un arricchimento anche per un grande giornale popolare come Metro, a cui rimango molto legato. Spero, infatti, che sia un arrivederci e non un addio”.

Mentre la crisi a Metro sacrifica la già tanto bistrattata critica televisiva, ad appannaggio sicuramente di altre pagine comprate dagli sponsor, anche un colosso come Vanity Fair non se la passa bene. Basti pensare alle notizie rincorse in questi giorni sul calo di vendite del 10% in un anno, che ha fatto saltare teste come il vicedirettore moda Michela Gattermayer e l’executive vice president Carlo Verdelli.

Vanity, in questa settimana, è stato al centro di un caso di esclusiva contesa a Chi, nientemeno che per un’intervista esclusiva a Nicole Minetti. Selvaggia Lucarelli ha così stroncato la rivalità tra testate, bollandola come una guerra tra poveri che si rispetti, da cui si capisce perché i giornali vadano a fondo con le loro insulse copertine:

“Leggo di giornali che licenziano, chiudono, tagliano, calano nelle vendite. Nel frattempo, giornali che licenziano tagliano non vendono, questa settimana litigano come piccioni col becchime, per avere l’esclusiva con NICOLE MINETTI. I direttori dei giornali, si mettano bene in testa una cosa: la carriera politica a Nicole Minetti gliel’ha regalata papi, ma quella attuale da maitresse da copertina, gliela stanno regalando loro. Di quello che la Minetti sta diventando, sono responsabili LORO. E queste scelte non sono proprio una cosetta da niente: favoriscono il perpetrare di un sistema marcio in cui la puttana vince e la giornalista che si fa il culo in redazione riceve la sua bella letterina di licenziamento a fine luglio. E le due cose sono collegate eccome. Fai venir su generazioni di incolti, beceri, ignoranti che crescono a pane e Minetti, poi non ti stupire se anzichè comprarsi un giornale vanno gonfiarsi lo zigomo o si comprano il braccialetto tricolore o si prostituiscono per una Birkin. Quelli che non comprano i giornali, sono i vostri lettori, belli miei. Continuate ad annaffiarli litigandovi il nulla del momento, e tra un po’ vi ritroverete i rampicanti pure sulla scrivania.”

E a rimetterci sono sempre i professionisti dal curriculum di tutto rispetto come Mariano Sabatini, nella stessa settimana in cui Lapo Elkann ha firmato un articolo su Repubblica e in attesa del prossimo reportage di Francesco Facchinetti sul Tv Sorrisi e canzoni.