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E’ passata la voglia di Vivere?

Del percorso involutivo di Vivere avevamo già parlato ad inizio stagione, alludendo al caso fisiologico degli ascolti dopo la prolungata pausa estiva (mentre di recente assistiamo a un blando ritorno di pubblico). Ma, sorvolando sulla questione dell’audience, è un altro il punto su cui vale la pena soffermarsi: la caduta libera della scrittura narrativa. A

7 Novembre 2006 21:36

vivere soap canale5 Del percorso involutivo di Vivere avevamo già parlato ad inizio stagione, alludendo al caso fisiologico degli ascolti dopo la prolungata pausa estiva (mentre di recente assistiamo a un blando ritorno di pubblico).
Ma, sorvolando sulla questione dell’audience, è un altro il punto su cui vale la pena soffermarsi: la caduta libera della scrittura narrativa.
A tal proposito, Mirella Poggialini, giornalista dell’Avvenire, ha espresso una feroce quanto condivisibile critica nella sua consueta pagella pubblicata da Sorrisi e Canzoni Tv:

“5 a Vivere, che ha perso smalto e piacevolezza e scorre noioso ripetendosi all’infinito. Personaggi antipatici prevalgono sui buoni, gli interpreti sono poco attraenti, la sceneggiatura è stracca e le vicende si estinguono in un continuo ricorso a ricoveri in ospedale. Deprimente!”

Da seguace storico del prodotto, per ragioni di fidelizzazione familiare, non posso fare a meno di riscontrare una certa stanchezza, generale e personale, nei confronti delle vicende del lago di Como, profondamente appiattite e consumate in una fissità aberrante.
E’ davvero un peccato vedere la prima soap autoprodotta da Mediaset ridursi a vetrina di attori improvvisati nelle vesti di personaggi insignificanti o, ancor peggio, stereotipati.
Vivere sembra essersi tramutato in un corso di recitazione sul campo e, a peggiorare la di per sè scarsa credibilità degli interpreti, è la tessitura di trame scialbe alternate a colpi di scena che sanno del paradossale.
Le forzature sono tali da lasciare il telespettatore privo di qualsiasi gerarchia valoriale e pregresso punto di riferimento, visto che i personaggi storici si riducono a comparse o rinnegano il proprio statuto etico per prestarsi al doppiogiochismo di turno.
E’ così che, di questi tempi, vediamo una psicopatica attentare all’incolumità psicofisica di sua cugina, la fantomatica Rebecca Sarpi a sua volta ex cattiva, mentre i buoni per eccellenza, vale a dire i Gherardi, diventano l’una (Adriana nonchè pm) la compagna di un ex galeotto e l’altro (papà Alfio) un losco uomo d’affari dal passato torbido.
Per chi rimpiange le giovani e promettenti leve di una volta che oggi sono arrivate lontano (Alessandro Preziosi) o i veterani che hanno abdicato per disaffezione al ruolo (Fiorenza Marchegiani), è davvero triste assistere allo scempio attuale…
Eppure, finchè le soap saranno produzioni a basso costo in grado di mandare avanti una vera e propria fabbrica di attorucoli salariati, il lato impiegatizio-redditizio che giova a un intero sistema produttivo manterrà il sopravvento su qualsiasi pecca artistica.
E difficilmente ci faranno rinunciare a Vivere (nel ricordo dei fasti che furono).

[Il sito ufficiale di Vivere]