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Star Academy ospizio alla Music Farm? Mietta altra tutor “bollita”

La critica agli insegnanti di scarso appeal del talent show di RaiDue

pubblicato 10 Settembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 03:47


Posto che qui non si vuol fare un processo a un programma che non è ancora partito, visto che TvBlog resta uno spazio critico – oltre che informativo – ci prendiamo la libertà di qualche “prevalutazione” al fenomeno Star Academy. Stiamo parlando di uno dei padri fondatori di tutti i talent show, in cui la spettacolarità della musica è davvero al centro.

Il concept originario non prevederebbe necessariamente dei cantanti da Bella Napoli come tutor, tant’è che nella prima edizione italiana, Operazione Trionfo, in cattedra c’erano vocal coach ordinari, poi divenuti “leggendari”, come Luca Jurman e Maria Grazia Fontana. Lo stesso X Factor ha sempre avuto docenti validissimi e riconosciuti nel loro settore, seppure non patinati.

Poi, però, c’è il rivale The Voice – in arrivo in Italia – da abbattere, che ha visto sulla NBC spopolare come giudici Christina Aguilera e il frontman dei Maroon 5. E American Idol ha avuto in giuria nientemeno che la Lopez e Tyler. Da noi, quindi, uno si aspetterebbe come minimo nelle vesti di tutor o giudici (ruoli su cui per ora non si è fatto un opportuno distinguo) Laura Pausini, Biagio Antonacci, Tiziano Ferro o, volendo anche pensare più in grande, Ligabue, Jovanotti e Gianna Nannini.

Succede, invece, che Star Academy all’italiana attiri l’attenzione dei media facendo trapelare, un po’ alla volta, i nomi dei “grandi artisti” che insegneranno nell’accademia. E tra questi “grandi nomi” c’è Mietta, che ufficializza come l’ultima delle entusiaste la sua assunzione come ufficializza il suo fanclub su Facebook. Una che è diventata famosa in tutto il mondo per il Trottolino amoroso du du du da da da e che, tra un Sanremo e l’altro, passando per un cameo al Gieffe e una sagra paesana, può dirsi una “sopravvissuta” della musica italiana. Non è escluso che sia una scelta dell’ultima ora per rimpiazzare il corteggiatissimo Miguel Bosè, già conduttore di Operazione Trionfo, che non sarà della partita.

Tutta la verità (cheap) su Star Academy
Un format come Star Academy, ultra-internazionale e aperto a duetti con star della musica mondiale, aveva bisogno di Mietta? Con lei, altrettanto ufficializzati, due cantanti che alla musica italiana non hanno più niente da dire da un po’. Da una parte Ron, bravissimo autore con un’illustre storia alle spalle ma attualmente “non pervenuto”, e Syria, il cui recente Sbalzo di colore non ha brillato per vendite.

La stessa Syria (che aveva provato a darsi un tono come Ayris e non le è riuscito), a suo tempo aveva rifiutato Music Farm e da parecchi anni era in lizza come giudice di X Factor, insieme al suo compagno produttore, Pierpaolo Peroni, che poi è stato riciclato come opinionista pomeridiano. Entrambi, infatti, non sono mai stati ritenuti abbastanza “forti” per un ruolo così carismatico.

Grignani, da “ubriaco” (clicca il video del concerto a Viggianello) a docente
Gianluca Grignani, il solo che può realmente avere qualcosa da insegnare in termini di playlist. Peccato che le sue famigerate scorribande sul palco – in più di un concerto ha deluso i fan per una sbronza di troppo – non lo rendano effettivamente un “modello” esemplare.

Grandi giudici? Se così si può dire di Cuccarini e Savino
Detto questo, una vera grande artista come Ornella Vanoni per ora nicchia come giudice. In compenso, dopo le promesse di una giuria pazzesca, i soli confermati sono due qualsiasi personaggi della domenica pomeriggio, a loro volta a caccia di ingaggio, Lorella Cuccarini e Nicola Savino. Se Star Academy vuole essere una vetrina per promettenti allievi canori, perché tutti questi imbucati della vecchissima guardia?

Speriamo che l’effetto “buongiorno tristezza” non ricordi il Talent Fest della Daniele, con padrini e madrine della levatura di Massimo Cataldo e Jimmy Fontana. Tanto a provincializzare un format (per fare tanto rumore per nulla) in Italia siamo bravissimi. Qui, Paese del decadimento culturale, c’è la concezione che, se fai il docente, sei professionalmente finito.