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Vittorio Sgarbi a Domenica Cinque – La difesa su Canale5 dopo il flop su RaiUno

Vittorio Sgarbi ospite a Domenica Cinque, dopo il flop del suo programma

pubblicato 22 Maggio 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 06:18


Vittorio Sgarbi a Domenica Cinque dopo il flop su RaiUno



Vittorio Sgarbi, dopo il flop clamoroso di Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, finita L’Arena di cui è stato spesso opinionista, va ospite a Domenica Cinque da Brachino.
Negli intenti, dovrebbe essere un Uno contro tutti. Nei fatti, è una specie di merenda fra amici.

L’accoglienza in studio è creata in modo da esaltare il conduttore: quell’esaltazione che gli è mancata su RaiUno, nonostante tutto il programma fosse incentrato su di lui. Un Vittorio Sgarbi stranamente pacato e sorridente – del resto, chi non lo sarebbe, dopo il lauto compenso percepito nonostante il flop – si incassa un Brachino che gli dice: “Flop è una brutta parola” e accetta, ridacchiando, le battute di Alessandro Cecchi Paone.

Sgarbi afferma di aver voluto dare al figlio un’opportunità televisiva. Antonella Boralevi lo esalta nel suo essere stato vero in questo. Come dire: viva il nepotismo? C’è persino Morgan al telefono (che, ovviamente, apprezza il lavoro di chi l’ha riportato in RAI e lo difende). E poi, vari blocchi del programma.

Tutto il blocco di Domenica Cinque, dopo l’ennesima autodifesa di Sgarbi, che attacca ancora una volta Oliviero Toscani e Il fatto quotidiano, è incentrato su tre argomentazioni sostanziali: primo, sminuire il valore dell’Auditel (che si ringrazia a profusione solo quando fa comodo); secondo, minimizzare gli errori del programma (un non-programma, ma solo perché Vittorio è fatto così si dice in studio); terzo, spiegare che Sgarbi avrebbe potuto fare tantissimo ma non l’ha fatto, e riderci su, e far credere che il programma sia stato stroncato perché Sgarbi è di centrodestra (ma quando mai è stato quello, l’argomento del contendere?).

L’Auditel, Sgarbi, la tv

Proviamo a fare qualche ragionamento.
Primo. L’Auditel – mentre ne scrivo, Sansonetti, in collegamento, dice “Io l’abolirei l’Auditel”.
Si può discutere in merito, in qualunque modo. Non a caso, qui abbiamo spesso sostenuto l’implementazione del Qualitel. Tuttavia, c’è un fatto: il flop di Sgarbi, con un dato al ribasso eccezionale rispetto alla media di RaiUno, dimostra che il pubblico abbia scelto di non vederlo. Esattamente come il dato eccezionale al rialzo di Saviano su RaiTre, dimostra che il pubblico abbia scelto di vederlo. E penso di poterlo dire con grande onestà intellettuale, visto che all’epoca di Vieni via con me ho espresso critiche e perplessità in merito a quel programma, uscendo fuori dal coro dell’ammirazione indiscussa.
Il fatto poi che Sansonetti si chieda, su Canale5, trenta secondi prima della pubblicità, se sia possibile che il mercato sia protagonista della televisione, appare davvero un controsenso strumentale.

Ci tocca anche Vittorio Sgarbi

Aver fatto un non-programma-televisivo in televisione, non può essere un merito. Scrivevo, prima ancora della stroncatura degli ascolti, che la cosa sarebbe stata utilizzata per parlare di sperimentazione e innovazione. E così è, in effetti.
Tuttavia, da amante della cultura, non posso assolutamente ritenere che quella di Sgarbi sia stata una trasmissione alta.
Non si è alti per il solo fatto di essere eruditi, per il solo fatto di sciorinare contenuti alti. Si è alti quando si riesce a far appassionare il pubblico all’alto.
Facciamo un esempio? Benigni che legge Dante. Ecco.

La sua agiografia, evidentemente, non era completa su RaiUno e richiede un approfondimento su Canale5. Dove anche le critiche sono pacche affettuose sulle spalle.

Quando basterebbe un’osservazione, una sola: “il programma era brutto. Lento. Noioso. Inguardabile, eccezion fatta per un certo qual buon gusto mostrato nella costruzione scenografica dello studio”. Di che altro si dovrebbe parlare?

La cultura di centrodestra

Quanto al fatto che Sgarbi sia stato criticato solo perché esponente dellcultura del centrodestra, be’, la cosa fa un po’ sorridere. Perché allora vorrebbe dire che il pubblico televisivo è tutto orientato verso la sponda opposta per il solo fatto di non aver scelto Sgarbi. Il che è palesemente una falsità, un nonsense.

Così come è un nonsense il fatto che si dica, ora, che avrebbe dovuto esserci un conduttore alternativo a Sgarbi.
Si fanno addirittura i nomi: Lamberto Sposini (cui si fanno gli auguri perché sta ancora lottando), poi Massimo Giletti, poi Alessandro Cecchi Paone. Quindi, Sansonetti chiosa: “Prima hai ammesso la sconfitta. Ora non capisco perché riparare su un conduttore che rimetta le mutandine al programma.”

In definitiva, il momento più triste del programma è il montage – l’ennesimo – delle telerisse. A quello, tocca tornare. Quello applaude, il pubblico di Domenica Cinque. Per poi applaudire ancor di più quando si fa notare che la telerissa è solo una prima lettura: Sgarbi è alto, strega i giovani eccetera eccetera. E così, abbiamo chiuso il cerchio e siamo tornati all’agiografia. E possiamo anche smettere di parlarne.

Se non per due note a margine: prima della chiusura, spottone a sgarbi come Ministro dei Beni Culturali e infine un ammiccamento all’Isola dei Famosi: Vittorio ci andrebbe per 2 milioni di euro. Anche 1 milione e mezzo, via.

Canale 5