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Giovanni Floris a Che tempo che fa sulla par condicio.

Fra poco andrà in onda una puntata di Che tempo che fa in cui Giovanni Floris, conduttore di Ballarò, parla della delibera della Commissione di Vigilanza RAI sull’attuazione della par condicio che, come ben saprete, ha suscitato non poche polemiche.In anteprima, ecco le sue dichiarazioni: Il servizio pubblico non è di tutti, ma dei partiti.

pubblicato 14 Febbraio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:31


Fra poco andrà in onda una puntata di Che tempo che fa in cui Giovanni Floris, conduttore di Ballarò, parla della delibera della Commissione di Vigilanza RAI sull’attuazione della par condicio che, come ben saprete, ha suscitato non poche polemiche.

In anteprima, ecco le sue dichiarazioni:

Il servizio pubblico non è di tutti, ma dei partiti. Se sono i partiti a decidere gli ospiti, gli argomenti e i tempi, io vengo invaso non dal pubblico, ma dal partito. Questo è un rapporto paradossale che la Rai ha da sempre con la politica, in un momento come questo in cui i partiti, pur di parlare, cancellano quello che già c’è, questo paradosso arriva al picco massimo.

Bisogna separare il destino della mia trasmissione da quello del sistema. La libertà d’informazione non è Ballarò, non è Giovanni Floris; il problema è il principio in base al quale se io voglio andare in televisione tolgo di mezzo chi non mi invita. È importante che ci siano delle trasmissioni in cui tutti possano comunicare il proprio programma elettorale. Il brutto è quando per parlare io zittisco qualcun altro, quando per dare spazio a una tribuna politica cancello Ballarò, Porta a porta, Annozero, In mezz’ora. Sono trasmissioni diversissime, ma tutte hanno in comune l’impegno di persone che da anni ci lavorano. Non è possibile che vengano cancellate con un regolamento. Nella mia convinzione un parlamentare ha compiti importantissimi, alti, molto più importanti dei miei: non può ridursi a disegnare un palinsesto.

E sulla libertà, Floris ha le idee ben chiare:

In Italia si sta insediando un concetto di libertà per cui la libertà è fare quello che è vietato o vietare quello che fanno gli altri. Per come la vedo io la libertà è sempre aggiungere qualcosa, fare qualcosa che gli altri non si aspettano. Un Paese deve sempre aumentare l’offerta, la gente deve essere indecisa su cosa guardare in televisione. Non va bene che scompaia qualcosa e appaia quello che piace al parlamentare.

E in merito al fatto che le trasmissioni in cui si parla di politca in RAI siano diventate un pollaio (questa la definizione data dal premier Silvio Berlusconi):

Si tratta di un insulto nei confronti dei partecipanti, perché implica che sono presenti dei polli. La politica può piacere o non piacere, ma non va pilotata in base a quello che noi pensiamo che sia giusto essere. Il fine è sempre quello di discutere dei fatti con i politici. Se i politici che contano sono pochi è un problema di classe dirigente ma non è che, come pensano con questo regolamento, i politici li fa la televisione, non siamo la principessa che bacia il rospo. Se uno va a Ballarò non è che per quello diventa importante, noi chiamiamo chi è importante.

Che Tempo Che FaFabio FazioRai 3