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Royal Pains, il medico in famiglia della New York bene

Con il secondo episodio della prima stagione di Royal Pains, andato in onda questa settimana, la fisionomia di questa nuova serie medica comincia a definirsi meglio. Con tutta sincerità, soprattutto alla luce delle piccole o grandi innovazioni di stile e contenuto apportate al genere della serie medica, sempre in questi giorni, da Nurse Jackie, Royal

pubblicato 13 Giugno 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 23:56


Con il secondo episodio della prima stagione di Royal Pains, andato in onda questa settimana, la fisionomia di questa nuova serie medica comincia a definirsi meglio. Con tutta sincerità, soprattutto alla luce delle piccole o grandi innovazioni di stile e contenuto apportate al genere della serie medica, sempre in questi giorni, da Nurse Jackie, Royal Pains sembra essere decisamente più sbilanciato dalla parte dei luoghi comuni.

Si tratta della storia di un ex medico ospedaliero, Hank Lawson, che ha perso il lavoro a causa di una decisione difficile, che causa la morte di una ragazza durante un intervento che salva la vita a un ragazzo, ma condanna alla morte un grosso finanziatore dell’ospedale. Hank trascorre mesi di crisi e di sfiducia, fino a che, durante il party giusto agli Hamptons, non salva la vita a una modella, che gli apre le porte della buona società e dei suoi tanti acciacchi, fisici e morali, biologici o meno. In breve diventa il medico di famiglia, e qualche volta proprio “in famiglia”, della New York che conta.

D’accordo tutti sul fatto che House ci ha fin troppo abituato alla figura di un medico egotico e un po’ cinico nei confronti dei pazienti (salvo variazioni sul tema, che lo rendono delizioso). Ma ha senso nel 2009 mostrarci, da parte di Royal Pains, un medico semplicemente perfetto, accorto ai problemi dei malati, neanche un poco provolone con le infermiere; educato, competente, insomma un medico “who cares”?

Se, in aggiunta a questo, l’altro tema conduttore della serie è una sottaciuta ma continua denuncia di malasanità (con il nostro continuo sottotitolo: “vedessero come stiamo messi noi!”) forse la nuova serie con il pur bravo Mark Feuerstein può contare su pochi elementi per sfondare, soprattutto con un’eventuale distribuzione italiana.