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L’intrattenimento, il rispetto, il lutto e l’antidoto

Un genere che si ferma per lasciar spazio all’informazione

di Hit
pubblicato 17 Luglio 2016 aggiornato 21 Gennaio 2021 18:14

Tutti gli anni nel periodo natalizio mi colpisce uno striscione che espone un mio vicino sul suo balcone. Quello striscione dice più o meno così: “o è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai“. Un concetto per altro che viene ripetuto in un brano cantato da Luca Carboni e Jovanotti negli anni novanta. In questi giorni la televisione ha documentato le terribili notizie provenienti dall’Italia e dal mondo, tragici fatti che hanno provocato molti lutti. Dalla tragedia ferroviaria in Puglia, passando per quella di Nizza, fino al tentativo di colpo di Stato in Turchia.

Notizie che hanno in pratica bloccato le lancette delle nostre televisioni generaliste sull’informazione, fra Telegiornali e programmi di rete giornalistici. Tutto il resto è stato fermato, a partire ovviamente dall’intrattenimento. Un lutto è qualcosa di tragico, difficilmente spiegabile, è come se tutto d’un tratto ti viene a mancare una porzione d’aria nei tuoi polmoni. Una cosa talmente forte e devastante che tutto ciò che ti sta attorno assume i contorni sfocati di un incubo in bianco e nero, da cui ti vorresti risvegliare.

La televisione dunque dovrebbe avere una duplice funzione in questi casi: prima di tutto informare nel miglior modo possibile su ciò che è accaduto, sopratutto nei momenti subito successivi l’evento e a maggior ragione mentre l’evento si sta consumando. In un secondo tempo dovrebbe poi cercare di spiegare e se ci riesce anche attraverso delle inchieste, i motivi per cui ciò è successo. In questi momenti i cambi di palinsesto sono all’ordine del giorno, programmi che vengono soppressi per lasciare spazio all’informazione.

Uno dei generi televisivi che più “fa le spese” in questi casi è appunto l’ intrattenimento. Senza ombra di dubbio il rispetto verso le vittime e verso i parenti di queste povere persone che hanno perso la vita impone delle scelte restrittive verso il genere di evasione, sopratutto nel giorno in cui si è consumata la tragedia e quando la tragedia è ancora in essere. Ma quanto questo limite si deve protrarre? Quando termina il lutto per un caro che è venuto a mancare? In realtà il lutto non si esaurisce mai. Si spegne il fuoco -forse- ma la brace -subdola- rimane accesa, per sempre.

Come elaborare allora il lutto? Forse proprio con l’evasione. Forse l’evasione è l’antidoto a certi momenti di sconforto. Può essere quella spruzzata d’acqua sulla brace che tenta sempre di tornare a far generare il fuoco. Fare intrattenimento, anche in momenti così drammatici come quelli che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, può essere non solo un gesto di “normalità” che non ci fa arrendere a chi vuole distruggere la nostra vita e la nostra quotidianità, ma anche il vero antidoto a quella brace latente che tutti noi, chi più chi meno, ha dentro di se.

Questo non significa avallare tout court la frase “lo spettacolo deve continuare”, anzi, perchè quando è il momento di fermarsi, allora occorre fermarsi, davvero, ma decidere se ci si deve fermare per sempre, o cercare di andare avanti, con quella inevitabile brace accesa nell’anima.