#WIDG – Io & l’Auditel – Carlo Freccero: «L’Auditel è il mio guru, il mio feticcio, il mio incubo. Ma in futuro non si potrà prescindere dal commento su internet»

Carlo Freccero racconta in esclusiva a TvBlog il suo pensiero,il suo rapporto con l’ Auditel

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WIDG – La tv che vorrei ritorna, per il terzo giorno consecutivo, anche su TvBlog. Dove, per la rubrica Io & l’Auditel, dopo gli interventi di Pippo Baudo e Renzo Arbore, vi proponiamo in esclusiva il parere di un altro personaggio di spicco della nostra televisione. Dadaismo ghezziano, genio e sregolatezza applicati alla tv, oggi a TvBlog c’è Carlo Freccero

    Carlo Freccero – Io & l’Auditel

    L’Auditel è mio guru, il mio feticcio, il mio incubo, il mio piacere, il mio maestro, la mia guida: per chi fa televisione è tutto.

    Ho imparato a conoscere questo argomento quand’ero giovanissimo, nel ’79, quando mi trovavo al Palazzo dei Cigni a Milano 2. C’erano 4 persone che facevano un certo numero di telefonate ogni mezz’ora su un campione con un elenco telefonico per avere gli ascolti dei canali Fininvest di allora. Da lì ho capito che senza gli ascolti non si può fare televisione. L’audience è la matrice della televisione e parliamo di uno come me che allora pensava che ciò che era minoranza, avanguardia e tendenza era tutto.

    WIDG - La tv che vorrei L’Auditel è stata una rivoluzione copernicana che mi ha fatto capire che la TV è prima di tutto maggioranza. Questa cosa vale sia per la televisione commerciale che per la Rai, ma vale anche per Sky. Lo dico a ragion veduta visto che ho fatto di tutto ho lavorato prima nella tv commerciale in tre paesi, tv servizio pubblico in Italia ed in Francia, ho fatto la tv satellitare ed ora la digitale, mi manca la smart tv che farò molto presto. In tutte queste cose l’Auditel è stato ed è uno strumento essenziale e fondamentale.

    Tornando al passato, prima dell’Auditel ho conosciuto l’Istel, che erano dei diari che il pubblico televisivo faceva durante i mesi di maggiore rilevazione degli ascolti, che erano in autunno ed in primavera e leggendoli, quando ho scoperto nel 1982 che Canale5 aveva battuto Rai2 ho capito che cominciavo a saper fare televisione.

    Naturalmente poi la vera rivoluzione c’è stata nel 1984 quando è arrivata l’Auditel, con i famosi “meter” e da lì è iniziato un nuovo periodo. L’Auditel è un sistema virtuale di campionatura, quindi non è ovviamente esente da difetti, non è una certezza, è una convenzione, di cui però non possiamo assolutamente fare a meno, perché è su questa convenzione da cui si basa il lavoro televisivo. Oggi questa “convenzione” deve essere naturalmente perfezionata, deve essere attualizzata ed aggiornata ai new media. Deve diventare cioè la più reale ed attuale possibile, come per esempio la misurazione che avviene sul web con i contatti reali che stanno vedendo la tal pagina.

Foto TM News

    Carlo Freccero – Io & l’Auditel

    Ho sempre sognato di avere l’Auditel in tempo reale, so che ci sono dei tentativi in questa direzione e sono certo che si arriverà a questa cosa. Oggi è chiaro che con il fenomeno della coda lunga, cioè che la platea televisiva si è frammentata in tanti pubblici, non è più così importante l’ascolto della televisione generalista che lavora sulla massimizzazione dell’audience, ma ora si lavora su dei pubblici differenziati e specifici. Oggi io credo si debba in qualche modo uscire dai target biologici, per lavorare maggiormente sugli stili di vita e sugli atteggiamenti del pubblico.

    L’Auditel lo vivo non come se fosse un biglietto della lotteria ma per capire come fare televisione. Se uno sa analizzare bene l’Auditel, ogni giorno impara a fare questo mestiere. Chi fa il nostro lavoro non ha mai un sapere compiuto e definito, ma ogni giorno questa professione è una pagina bianca che si deve in qualche modo riempire ed attualizzare, l’auditel è appunto uno strumento per aggiornare il nostro lavoro in modo continuo e costante. La TV non è mai immobile ma cambia continuamente come il passare del tempo, come il comune sentire ed occorre sempre aggiornarsi, sintonizzarsi. La TV è come la moda, cambia sempre ed i palinsesti sono un bradisismo continuo, non sono mai immobili.

    Alle dieci del mattino è l’appuntamento più importante è inutile lavorare prima delle dieci, perché solamente da quell’ora si capisce cosa uno ha fatto e si finisce naturalmente alle ore 21 e 10 quando partono i programmi di prima serata, si vede la partenza e poi si può andare a casa. I dati vanno analizzati con freddezza come se fossimo degli scienziati, non bisogna essere presi ne da entusiasmi ne da depressione, li dobbiamo guardare come se fossimo dei cardiologi che analizzano un elettrocardiogramma. Occorre poi non guardare solamente i dati che ci riguardano direttamente ma anche quelli degli altri e non solamente quelli della giornata ma contestualizzarli con quelli dell’intera settimana, del mese e dell’anno. Ogni progetto ed ogni idea di programmi futuri non può prescindere da un analisi dei dati di ascolto passati.

    L’Auditel ha oggi un avversario molto potente, immediato che sono i contatti internet, occorre che si aggiorni per diventare il più immediato possibile. Il consumo attuale e soprattutto in prospettiva futura della televisione avviene sia in diretta che a posteriori e su multi piattaforma. Poi oggi è molto importante per noi che facciamo televisione affiancare al dato Auditel, anche il commento dei lettori dei blog come TvBlog, che ci aiutano moltissimo a capire il gradimento di un prodotto, a leggerne gli umori e che credo in futuro diventerà uno strumento da cui non si potrà più prescindere.

    Carlo Freccero