In Inghilterra una Perfetta Bruttina sta sbancando la Bbc. In un quiz italiano sarebbe successo lo stesso?



Gail non ha enormi tette rifatte e nemmeno un piercing sull’ombelico. Gail non si fa la doccia seminuda in prime time e non parla di sesso in televisione, spiegando al mondo in quali e quante posizioni le è capitato di provare piacere. Gail è di una noia quasi letteraria, per quanto è pragmatica nella sua totale asintomaticità di caratterizzazioni tipicamente mediatiche: eppure, sulla Bbc, una rete che, come abbiamo visto, non gode certamente del favore del profitto in questo momento, e che quindi potrebbe legittimamente cercarlo con sistemi ben più belluini, Gail raduna circa 6 milioni di spettatori. Quanto il Grande Fratello, per intenderci: un po’ meno di una partita di calcio di media importanza trasmessa in chiaro.

Gail è un personaggio strambo di un quiz televisivo che va per la maggiore in Inghilterra, giustappunto griffato Bbc, che si chiama “University Challenge”. Si partecipa a squadre, si rispondono a domande di cultura generale e si fa bella figura nel magico mondo dei nerds e dei secchioni. Tutto già visto, per carità: solo che Gail è pesantemente brutta, anonima. Non è Arisa, per intenderci, la vincitrice delle Nuove Proposte di Sanremo: non ha un look studiato, non è Ugly Betty, Gail è semplicemente quello che è, cioè una tizia che la maggior parte di noi non farebbe nemmeno attraversare sulle strisce pedonali per quanto è bruttarella. Eppure la sua foto, il suo primo piano non proprio greco, campeggia, in questi giorni, sulle pagine del Times, del Telegraph e del Guardian, insomma non certo rotocalchini di gossip tenuti magari in scacco da fotografi furbastri che sanno come fare per fare quello che fanno.

Viene da domandarsi, perché è ovvio, ma l’ovvio, signori miei, spesso e volentieri, non è altro che la punta dell’iceberg della verità, se in Italia, da noi, nella terra dei grandi provini per partecipare ai telequiz, degli Uomini-Gatto di Sarabanda e via dicendo, delle siliconate a tutte l’ore, delle urla e degli strilli, dei marco carta e delle neomelodie, dei Puccini ridotti pelle e ossa, anzi ridotti gossip & viagra, viene da domandarsi SE da queste parti, una signorina Gail, tutta pantaloni larghi e golf a quadrettoni, puntine di spillo in luogo di seni e filigrana invece di labbra, avrebbe radunato una massa tanto uniforme di appassionati davanti al teleschermo, sottraendola all’altra programmazione.

Viene da domandarsi SE in Italia, una Gail avrebbe recuperato i lanci cubitali de L’Espresso, o di Panorama, piuttosto che quelli di Chi o vattelapesca. Niente c’è di orginale in Gail, come già detto: la sua sesquipedale bravura, la sua conoscenza bibliografica non è entusiasmante: risponde alle domande del conduttore Jeremy Paxman, molto prima che quest’ultimo apponga il punto interrogativo. E’ noiosamente perfetta, Gail, se non fosse per il suo fisico, contrario a qualsivoglia logica televisiva. Non è tanto il fatto che la mandano in onda – sebbene in Italia l’avrebbero rispedita probabilmente a digitare numeri dietro un call center – quanto il meccanismo innescato per cui, la sera, circa 6 milioni di inglesi si fossilizzano a seguirla.

“Sono molto contenta di piacere alla gente. Tuttavia sono fermamente convinta che se fossi stata un maschio, nessuno si sarebbe interessato a me e sicuramente non sarebbe stato tirato in ballo il mio aspetto fisico”.

E’ una riflessione giusta: in effetti i maschi, gli uomini, televisivamente parlando, funzionano alla grande soprattutto quando sono storpi e goffi. Vogliamo provare? Proviamo: prendiamo il gioco televisivo italiano per antonomasia, quello più popolare, il gioco dei pacchi di RaiUno, quello con Max Giusti. I concorrenti uomini sono quello che sono, spesso e volentieri, basta pensare ai soprannomi che vengono dati loro dal conduttore di turno: dracula, scuotiossa, montalbano, nani da circo, becchini, tizi la cui altezza in centimetri non è nemmeno quantificabile, grassoni, contadini col naso ancora rosso di vino, studentelli sbarbati a cui il presentatore non può esimersi dal domandare se hanno mai avuto una fidanzata. E le donne? Le concorrenti al femminile? Quando non sono signore di una certa età, allora le scelgono mediamente bellissime, affidabili, ammiccanti. Le curano, le truccano e le parruccano come si confà a una star. Una di loro è perfino finita a “La vita in diretta”, protagonista di un servizio il cui titolo era, approssimativamente, “La concorrente più bella d’Italia”, o una cosa simile.

Giusto, per carità, è giustissimo: l’esistenza è quella che è e allora, santa pace, è pure piacevole arrivare a casa la sera e osservare del Bello. Oppure dell’immensamente Buffo, a patto che sia di genere maschile, però. O che, soprattutto, sul canale concorrente non ci sia il Grande Fratello.