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Giorgio Montanini: “A Dritto e rovescio sono stato clemente. Bignardi chiuse Nemico Pubblico, Coletta mai più sentito”

Giorgio Montanini torna sulla performance a Dritto e rovescio: “Il pubblico è pagato e deve aiutare, avevo davanti Salvo del Grande Fratello”. Su Ballarò: “Facile fare le battute a distanza, io attaccavo i Ministri dal vivo”. Su Raitre: “La Bignardi chiuse Nemico Pubblico, Coletta si vantava di avermi scoperto. Mai più sentito”

pubblicato 19 Agosto 2019 aggiornato 30 Ottobre 2020 13:30

La tv è a pezzi, io no. Se la tv chiudesse, i direttori di rete sarebbero costretti a mandare i curriculum in giro, io continuerei a campare della mia arte”. Non usa mezzi termini Giorgio Montanini, sempre schietto e diretto come quando calca i palcoscenici di tutta Italia.

Stand up comedian di successo, ha con la televisione un rapporto di odio e amore. Da Nemico Pubblico a Ballarò, passando per Nemo e Pregiudizio Universale, tutte le sue esibizioni hanno fatto discutere, scatenando reazioni e, nella maggior parte dei casi, l’interruzione anticipata delle collaborazioni.

Impossibile non cominciare dalla fine, ovvero da quell’ospitata nella puntata inaugurale di Dritto e rovescio, lo scorso marzo. Una performance che gelò il pubblico, nel vero senso della parola.

Avevo l’accordo per una sola puntata – racconta l’attore fermano a TvBlog – con Del Debbio non ci ho mai parlato, né prima, né dopo. Manco sa chi sono. A contattarmi furono gli autori, chiesi che monologo dovessi fare, mi risposero che in trasmissione si parlava di prostituzione. Venni convocato alle 22.30 e alle 23.30 ero in scena, non feci nemmeno le prove”.

Il pubblico non applaudì quasi mai.

“Una trasmissione si compone di tante cose. Da un po’ di tempo c’è un pubblico che è anche pagato. Il pubblico televisivo non è il destinatario di quello che faccio io, ma è quanto me una componente del programma. Quindi se si realizza un programma e si chiama Montanini per fare una cosa, si deve contemplare il fatto che Montanini abbia davanti un pubblico. Quel pubblico lo deve aiutare, deve ridere perché è pagato, oppure il pubblico viene cacciato e il monologo lo fa da solo con la telecamera”.

Il contesto probabilmente era sbagliato.

“Il contesto è un problema loro. Mi chiamano e mi pagano, quindi sono loro che devono mettermi nelle condizioni di lavorare bene”.

Però sapevi in che programma andavi.

“Senti, tu fai il giornalista, se ti chiamano da una parte per svolgere il tuo lavoro che fai? Ci vai, no?”.

La scelta dei temi tuttavia influisce.

“Nel talk si parlava di prostituzione, che dovevo fare? La regia sbagliò tutte le inquadrature, avevo davanti Salvo del Grande Fratello e quello che lanciava gli applausi sbagliò i tempi facendoli partire in controtempo. E’ colpa mia? Se chiami me, devi essere competente e preparato per sapere cosa stai facendo. La mia comicità ha bisogno di certe cose. Se non sei capace di lavorare, devi fare mea culpa e ringraziarmi il doppio perché nonostante questo ti ho portato a casa il monologo”.

Dopo di te la parentesi comica è stata affidata a Giovanni Vernia.

“Giovanni è un amico, ma se chiami me e poi Vernia vuol dire che sei confuso. Se chiami lui è giusto che non ci sia io. Erano confusi loro”.

Qualche giorno dopo ti sfogasti con un lungo post su Facebook. Eri amareggiato?

“Ho fatto serate nei bar, nelle pizzerie, nelle sagre davanti agli ubriachi. Questa roba qui per me è una fumata di sigaretta. Sbagliano se pensano che sono io quello a disagio, sono loro a disagio. In quelle situazioni lì mi diverto, non sento il benché minimo condizionamento. Addirittura mi sono fermato per non fare troppo male. Sono stato io ad essere clemente. Secondo te è in difficoltà uno che quando entra Del Debbio gli dice ‘stai fermo che finisco’? Lui entrò a gamba tesa per farmi chiudere, gli dissi ‘non ho finito’. Secondo te ero in difficoltà? Godevo come un pazzo. Io so qual è il mio lavoro. Se vieni a vedermi negli spettacoli non vedi quella gente lì. Chiama Bollani e portalo a suonare alla sagra del caciucco e poi prova a dire che Bollani non sa suonare. Se chiami Bollani gli dai il pubblico giusto, altrimenti la colpa non è di Bollani. Stessa cosa per me: se dici ‘Montanini non fa ridere’ è come dire che la Lombardia non esiste. E’ una bugia, una calunnia. Quando faccio Pregiudizio Universale e il pubblico di fronte a me è gelato, mi devono dare una medaglia d’onore perché vado avanti lo stesso”.

L’hai nominata tu. Parliamo di Pregiudizio Universale.

“Quella trasmissione era mia, scritta per me, assieme a me. Mi vollero loro, poi mi cacciarono dopo tre puntate. Davide Parenti venne a teatro, vide gli stessi pezzi che in seguito avrei fatto in televisione, era entusiasta. Il pubblico televisivo era una sua responsabilità, deve dare una mano, sta lì per quello, altrimenti non lo chiami”.

La platea era la stessa de Le Iene.

“Sì. Registravano in testa e lo mandavano in onda alla fine. Il pubblico non capiva. E’ colpa mia che non faccio ridere, o tua che realizzi la trasmissione? Mi devi mettere di fronte un pubblico che aiuta, oppure me lo togli dal cazzo. A Nemico Pubblico c’era gente scelta tra i miei fan, infatti si rideva”.

A proposito di Nemico Pubblico, dobbiamo considerarlo un capitolo chiuso?

“Il progetto è chiuso, è morto all’improvviso. La direttrice di allora Daria Bignardi, che non mi ha mai ricevuto, fece in tempo a chiuderlo. Le otto puntate sarebbero dovute andare in onda ad aprile e maggio 2016, ma le spostò in estate contro Europei e Olimpiadi. Successivamente passai a Nemo, su Raidue. Andò benissimo, il pubblico me lo conquistai piano piano, facevo prove, prove, prove, era un altro livello. Uscì la recensione di Riccardo Bocca nella quale sosteneva che l’unico momento illuminante fosse il mio monologo, spirito da cui Nemo sarebbe dovuto ripartire. Da quel momento mi fecero la guerra. Me ne sono andato io, ho rescisso il contratto”.

Nemico pubblico alternava i monologhi alle candid camera. Come nacque l’abbinamento?

“La candid fu una bella intuizione del direttore Andrea Vianello. Stefano Coletta, che all’epoca era il suo vice, si vantava di essere stato il mio scopritore. Da quando è diventato direttore di Raitre non mi ha più cercato. Chissà cosa è successo nel frattempo”.

Impossibile non tornare sulle tue copertine a Ballarò. Pure in quel caso l’avventura durò pochissimo.

“Due puntate, ma non mi cacciò mica il pubblico. Non c’era un comico che si metteva i denti finti e la parrucca a cinquanta chilometri di distanza. Facile fare le battutine in quelle condizioni. Se io dal vivo sego le gambe ad un ospite, il fatto di essere presente lì in studio influisce. Crozza si ripara dietro al video, io ero faccia a faccia con dei Ministri della Repubblica. Li ho pesantemente contestati quando invece mi era stato detto di non farlo. L’ho pagata”.

Inizialmente i protagonisti delle copertine dovevano essere differenti di puntata in puntata. Poi si decise di puntare su di te.

“La prima la fece Roberto Benigni, la seconda Paolo Rossi. Io venni ufficializzato a Tv Talk da Massimo Giannini il sabato prima della seconda apparizione. La puntata dopo mi cacciarono. Però poi la copertina l’hanno chiusa per sempre”.

Qual è il tuo giudizio sulla comicità in tv?

“La tv è un mezzo. Non legittima un prodotto, è il prodotto che legittima la televisione. Dovrebbero andare in giro a scoprire i talenti, invece ripropongono La tv delle ragazze”.

Si trattava di una reunion celebrativa.

“Ok, ma prima proponimi dieci programmi nuovi, poi fai la reunion. Erano impauriti perché non sapevano che pesci pigliare. Se un direttore propone una reunion come se fosse un grande programma, deve andare a casa. La tv è defunta. Hanno comprato i diritti di Camera Café dopo vent’anni. Ma nessuno ha un’idea? Sono degli incompetenti, non sanno fare televisione”.

Il tuo futuro dove sarà?

“Per il momento al cinema. Sarò protagonista nel nuovo film della Fandango. Si intitolerà I predatori, interpreterò un ruolo drammatico”.