Home Serie Tv Dancing for the devil – Storia di una setta su TikTok: ecco di cosa parla la nuova docu-serie Netflix

Dancing for the devil – Storia di una setta su TikTok: ecco di cosa parla la nuova docu-serie Netflix

Di cosa parla la docu-serie Dancing for the devil – Storia di una setta su TikTok, su Netflix dal 29 maggio

28 Maggio 2024 07:03

Come mamma, non so se mia figlia è al sicuro. Voglio solo abbracciarla. Viviamo nella paura“. Queste le parole pronunciate, tra le lacrime, il 24 febbraio 2022 durante una diretta su Instagram dalla signora Kelly, la madre di Miranda Wilking, danzatrice americana diventata popolare sui social per i video dei balletti realizzati su Tik Tok con la sorella minore Melanie (l’account è @wilkingsisters, oltre 2 milioni di follower raccolti prima del 2020). Parte da qui Dancing for the devil – Storia di una setta su TikTok, la docu-serie in tre episodi, diretta dal regista Derek Doneen, in uscita su Netflix in tutto il mondo domani, mercoledì 29 maggio.

Dancing for the Devil: storia di una setta su TikTok

In quella diretta di ormai più di due anni fa la famiglia di Miranda denunciava le preoccupazioni per le sorti della ballerina e accusava l’agenzia di talenti 7M (di proprietà di Robert I. Shinn, che è anche fondatore e pastore della chiesa di Shekinah di Los Angeles) di essere una setta e di isolare i clienti dai loro cari.

Melanie e i suoi genitori denunciarono di non avere notizie della figlia da un anno, spiegando che alla ragazza non era permesso di parlare con loro: “È vittima di una setta religiosa e ha bloccato e interrotto ogni contatto con la sua famiglia“. Una versione dei fatti negata totalmente da Miranda – oggi 27enne – e da suo marito, il modello e coreografo James “BDAsh” Derrick, che anzi, via social replicarono attribuendo la separazione familiare al razzismo nei confronti dello stesso James (accusa respinta dai Wilkings, che svelarono che in quel momento anche Melanie frequentava un uomo di colore).

Contro il ‘diavolo’ Shinn si sono schierati alcuni ex membri della sua società, che hanno intentato azioni legali accusandolo di esercitare il controllo sulla loro vita ma anche di chiedere donazioni di ingenti somme di denaro. “Anche se siamo stati lì solo per due anni, sono comunque due anni della nostra vita che abbiamo trascorso lottando per prestare la massima attenzione a Shinn e alla sua chiesa“, ha affermato la ballerina hip-hop Kylie Douglas, che con 7M ha collaborato tra il 2020 e il 2022. “Semplicemente non vogliamo più che lui possa fare questo a qualcuno: il lavaggio del cervello, manipolare, denigrare le persone, spingerle a dare tempo e soldi per qualcosa che è una falsa speranza“. Testimonianze di cui è ricca la nuova serie di Netflix. La piattaforma, così, dopo il caso mondiale Baby Reindeer, torna a proporre nel suo catalogo una serie basata su una brutta storia vera, potenzialmente in grado di colpire e dividere la platea di abbonati.