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Che tempo che fa, il ‘tavolo’ diventa sempre più marginale. Da inizio stagione minutaggio dimezzato

A Che tempo che fa la tavolata trova sempre meno spazio, nonostante dia il titolo al blocco di programma. Dai 45 minuti dell’esordio ai 23 di domenica sera

9 Novembre 2020 18:56

C’era una volta il tavolo di Che tempo che fa. C’era, perché oggi rischia di non esserci più. No, non parliamo del blocco di trasmissione che prende il via attorno alle 22.45. Quello è vivo e lotta assieme a noi. Ci riferiamo al tavolo vero e proprio che, in coda al programma, accoglie vari ospiti col compito di restituire al pubblico un taglio leggero e spensierato.

Nata quasi per caso nel 2015, la formula si fece spazio nell’appuntamento del sabato che poi avrebbe ceduto il testimone a Le Parole della Settimana di Massimo Gramellini. Ecco quindi lo spostamento al lunedì, con Che fuori tempo che fa che approdò nella seconda serata di Rai 1.

Il trasloco su Rai 2 e infine il ritorno su Rai 3 hanno consolidato un rituale che rappresenta una sorta di ‘rompete le righe’, capace di toccare l’apice con il meraviglioso epilogo affidato a Nino Frassica.

Lo scorso 27 settembre, quando ripartì la nuova stagione di Che tempo che fa, al tavolo vennero dedicati 45 minuti. Un conteggio ‘netto’ che non tiene conto delle interruzioni pubblicitarie. Ma già due settimane dopo, l’11 ottobre, i minuti erano diventati 32. Salto dunque al primo novembre, con la durata scesa a 28 minuti, fino al minimo storico, registrato domenica 8 novembre, con appena 23 minuti di tavolo. L’esatta metà rispetto all’esordio.

Come detto, il segmento denominato Il tavolo comincia molto prima per una copertura complessiva di circa 65 minuti. Dentro ci finiscono pure il monologo di Roberto Saviano, la parentesi musicale, un’intervista allo sgabello e il siparietto di Ale e Franz. Tanta carne al fuoco che, inevitabilmente, schiaccia e danneggia quella che dovrebbe essere la proposta centrale.

La graduale riduzione del tempo a disposizione ha provocato anche lo snellimento delle presenze alla tavolata. In tal senso un punto a favore, che ha consentito di approfondire argomenti senza volare da un tema all’altro.

In una fase in cui gli studi soffrono i silenzi generati dagli spalti vuoti, un momento di aggregazione e di conversazioni allargate appare fondamentale. Perché relegarlo a comparsata?