Caro Grande Fratello, ti scrivo


Si vocifera addirittura di un possibile spostamento de Il ritorno del Monnezza dal palinsesto di Italia1, per non danneggiare il GF. A questo siamo giunti, e allora vale la pena di dire due parole – quelle che avevo promesso ai lettori e che sono slittate, per motivi indipendenti dalla mia volontà, fino a oggi – su questo Grande Fratello 8.

Da un punto di vista squisitamente tecnico e autoriale, non posso nascondere che la prima puntata mi sia piaciuta: realizzata bene, con buone novità, un cast obiettivamente interessante e fatto di personaggi facilmente individuabili e riconoscibili, con dinamiche forse un po’ prevedibili ma decisamente interessanti. Eppure, qualcosa non va. Lo dimostrano gli ascolti – e la controprogrammazione di Italia1 non può e non deve essere un alibi -, che parlano di crisi – come si può parlare di crisi anche per altri show, ma di questo varrà la pena occuparsi in altra sede -.

Il punto è semplice: il Grande Fratello, piaccia o meno, è arrivato a un capolinea. Le piccole trasgressione – Silvia Burgio trans dichiarata, per dirne una -, le novità di cast – la famiglia Orlando – i personaggi – Roberto Mercandalli, ovviamente – le bellone – la Raffaella Fico, su tutte. Ma lei è casta -, non fanno più grandi ascolti. Il perché, dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Ben lungi dall’incarnare il Paese nella sua totalità, ben lungi dal proporre qualcosa di nuovo e mai visto, ormai il Grande Fratello è diventato, semplicemente, prevedibile anche al pubblico meno scafato. E in quanto tale, fondamentalmente noioso, privo di appeal, già visto.

Tutti sappiamo che fine faranno alcuni personaggi. I topoi della narrazione interna al reality sono spesso intuibili fin dal primo ingresso in casa: basta poco per rendersi conto che i concorrenti sanno che fine faranno/possono fare.

Ma non per qualche motivo in particolare. Semplicemente, perché il GF è alla sua ottava edizione.

E alla gente qualsiasi, a vederli così scafati, così in gamba a vendere il loro personaggio – loro stessi -, questi concorrenti, be’, passa la voglia di seguirli, di interessarsi, di osservare. Anche perché a breve li vedremo tutti un po’ ovunque. Poi qualcuno rimarrà. Qualcuno tornerà. Qualcuno no.

E intanto, gli ascolti calano, e il GF – anche se è presto per trarre conclusioni – è a un punto di non ritorno, un bivio che richiederà, per il futuro, di fare scelte di campo ben precise. Rifarlo? E se sì, a quali condizioni? La storia degli ascolti parlerà per noi. La sensazione è che il canto del cigno che si paventa da tempo sia dietro l’angolo.



Silvia Burgio