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A Tavola alle 7, quando nelle cucine tv c’era Ave Ninchi

La rubrica Tv e Cucina non poteva che debuttare ricordando la prima regina del mezzogiorno tv: Ave Ninchi, ai fornelli con Luigi Veronelli.

21 Agosto 2021 09:00

A tavola alle 7: era questo il titolo di uno dei primi programmi interamente dedicato alla cucina della televisione italiana. Non il primo, anzi quasi un sequel di un altro titolo, Colazione allo Studio 7, di cui questo fu l’ideale prosecuzione e allargamento, visto il successo del precedente. A condurlo – così come quello di prima – una regina della commedia italiana, un volto popolare e amatissimo che far rientrare nella categoria dei caratteristi sarebbe a dir poco riduttivo: parliamo di Ave Ninchi, toscana, classe 1915 (e scomparsa nel 1997) che ha legato il suo nome ad alcuni dei protagonisti di punta del teatro prima e del cinema poi, da Garinei e Giovannini a Totò (con il quale girò tra gli altri I pompieri di Viggiù, La famiglia passaguai, Totò e le donne), da Alberto Sordi a Paolo Stoppa. Capace di tener testa ai grandissimi e di rubare loro la scena con un cambio di volume o con un’alzata di sopracciglia, la Ninchi fu scelta per portare la cucina in tv, o meglio intrattenere il pubblico televisivo nel tinello, che fosse casalingo o negli studi Rai.

Nasce così A Tavola alle 7, davvero progenitore dei programmi di cucina in tv vista la presenza di preparazioni, ricette, consigli, ma anche di gare culinarie e di ospiti famosi. E uno dei tratti caratteristici di questo programma era che non veniva trattato come una ‘cosa da donne’: la cucina era per tutti, sia dietro ai fornelli che davanti al piccolo schermo.

Come poi avrebbe voluto la tradizione successiva, alla ‘brava cuoca di casa’ veniva affiancato il ‘maestro’, colui che poteva dare consigli e insegnare trucchi da grande chef per far bella figura con i propri ospiti. E chi se non Luigi Veronelli, il pioniere degli chef televivisi, che con gran voglia di giocare e grande disponibilità si mise ‘al servizio’ del pubblico e della televisione. Del resto fu tra i grandi promotori del made in Italy, della scoperta, della valorizzazione e della tutela dei prodotti tipici italiani in un periodo in cui, invece, l’esterofilia – anche a tavola – aveva il sopravvento. Alla nouvelle cuisine che si contrapponeva alle trattorie popolari, Veronelli e la Ninchi preferirono proprio la bonarietà della cucina casalinga e di tradizione.

A Tavola alle 7, le puntate e gli ospiti

Del programma furono realizzate tre edizioni, dal 1974 al 1976: dieci puntate da un’ora e la prima stagione è tutta visibile su RaiPlay. Per avere un’idea del format, ogni puntata ruotava intorno a un tema, dai risotti alla pastasciutta, dalle uova alle carni bianche (seguendo un po’ anche la suddivisione dei volumi pubblicati dalla casa editrice di Veronelli) con spazi dedicati a esperti di coltivazioni nuove e alternative, dell’agricoltura moderna o delle cucine esotiche: nella puntata sui risotti, infatti, non mancano i consigli di uno chef cinese sulle modalità di cottura.

E poi non mancano gli ospiti: tra loro molti personaggi dello spettacolo, con un rapporto altalenante con la cucina. Nella prima puntata spicca un Aldo Fabrizi che racconta i segreti (o quasi) della sua pasta e ceci, mentre Veronelli chiacchiera con il cantante Felice Chiusano e l’attrice Francesca Romana Coluzzi e la Ninchi mostra ai telespettatori le sue minestre, argomento di puntata. Tra gli ospiti di queste prime 10 puntate anche Franca Valeri, Maria Rosaria Omaggio, Antonella Lualdi e Orietta Berti, chiamata per la puntata dedicata al maiale (condita da un’ode della Ninchi al grasso contro il maiale magro): anche gli ospiti si cimentano ai fornelli con una sfida tra ‘cavalli’ di battaglia, per la gioia del pubblico a casa.

Cosa aggiungere a questa piccola ‘illustrazione’ di un titolo che chi vede la tv oggi dovrebbe assolutamente recuperare? Direi la regia e la scrittura: studio silenzioso, pubblico ai tavolini stile bar per un clima informale composto da uomini e da donne, gioco col pubblico in studio, grande ritmo della Ninchi, scrittura precisa in apertura e grande preparazione preventiva, anche nella regia di Alda ‘Dada’ Grimaldi, prima regista della tv italiana. Cose che oggi spesso ci sogniamo. E che sogno, per restare in tema, la mancanza di applauso compulsivo.

 

Ave Ninchi, la prima regina del mezzogiorno tv

Come dicevamo, A tavola alle 7 è una sorta di sequel di un altro programma andato in onda dal 1971 al 1973, Colazione allo Studio 7, in onda a mezzogiorno. Questo potrebbe essere uno ‘shock’ per chi pensa che la fascia pre-prandiale sia stata inaugurata solo negli anni ’80 con Raffaella Carrà a fronte della concorrenza della neonata Fininvest che aveva ormai ‘sdoganato’ la programmazione a flusso. E invece la prima regina del mezzogiorno tv fu la Ninchi, che incarnò il ruolo di simulacro del pubblico, delle sue ‘conoscenze’ e delle sue abitudini ‘contro’ il ‘preciso e cattivo’ maestro Veronelli, rispettato e ascoltato. Una dimensione narrativa poi adottata da Antonella Clerici, che l’ha fatta propria. Un titolo da recuperare assolutamente per ricordarci quanto in tv nulla si crea davvero, neanche nel Terzo Millennio.