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LETTERA APERTISSIMA A MARIO CAPANNA…IL ’68 E I MM

Mentre si celebrano i fasti di “Amici “(sono contento del successo di Maria e dei suoi ragazzi) vorrei parlare di qualcosa che si sta infilando in punta di piedi nei MM, ossia nei massmedia. Qualche rete ha già proposto documentari e film. I giornali hanno sciorinato lenzuolate. Un vecchio e caro rotocalco come l’Europeo ha

18 Aprile 2008 17:23

Mentre si celebrano i fasti di “Amici “(sono contento del successo di Maria e dei suoi ragazzi) vorrei parlare di qualcosa che si sta infilando in punta di piedi nei MM, ossia nei massmedia. Qualche rete ha già proposto documentari e film. I giornali hanno sciorinato lenzuolate. Un vecchio e caro rotocalco come l’Europeo ha ripubblicato articoli d’antan.

Di che si tratta? Del ’68 o meglio del Sessantotto, una parola che viene pronunciata tutta di un fiato. Come si avesse voglia di farla uscire da dentro, dagli entusiasmi, dai fantasmi, dalle emozioni, dalle esaltazioni, dalle paure di quell’anno che resta comunque memorabile, magari con fornidabile. Vince, a distanza di tempo, l’auditel della memoria e,forse, della nostalgia. Nostalgia che attanaglia anche coloro che ne parlano male o malino. E non sono pochi.

Tra i tanti libri che sono usciti e che ho dovuto leggere attentamente per un motivo che dirò, ce ne sono due che isolo dagli altri perchè possono essere contrapposti non solo per motivi d’età o ideologia, ma per il modo in cui viene visto appunto il ’68. Uno è di Marcello Veneziani il cui titolo rispecchia molto bene il contenuto: “Rovesciare il ’68”. L’altro è di Anna Bravo, che in periodo era abbastana grande per vedere e sapere. Anche in questo caso il titolo aiuto a capire subito il percorso dell’autrice: “A colpi di cuore”.

Veneziani appartiene alla destra colta e intelligente. La Bravo è di sinistra ed è altrettanto colta e intelligente. Messi uno accanto all’ altro sono proposte su cui si può in parte dissentire ma sono efficaci contributi per ragionare, appassionarsi, persino appassionarsi alle idee e ai sentimenti che emergono.

Gli autori hanno una cosa in comune: vedono luci ed ombre, e compongono una sorta di analisi antropologica che serve molto a confrontare gli anni della contestazione e quelli attuali, quelli di “Amici” e della vittoria delle tv e dei suoi modelli. Tema su cui vorrei tornare in futuro.

Uno che parla bene del ’68 , a volte con l’enfasi del testimone troppo coinvolto, è senza dubbio Mario Capanna che ogni dieci anni (in Italia i ricordi e le celebrazioni vengono scandite per decenni) rispunta con un libro e con una serie di interventi in cui ritorna sul “luogo del delitto”: la Milano universitaria delle manifestazioni pacifiste contro la guerra del Vietnam e delle uove pare non marce lanciate sulle pellicce e sugli smoking in apertura della stagionne della Scala; contestazioni intinte in molte utopie.

Il suo nuovo libro si sporge verso un altro Sessantotto: “…verso qualcosa di più e di meglio, se si vuole che la storia prosegua”. Insomma, per Capanna quell’epoca è fondamentale e non la molla in alcun modo, anche a prezzo di apparire-come dire- un pò pedante. Il ’68 come “fissa”, come bussola buona dopo quarant’anni e forse, chissà, forever.

Questa letterina aperta la sto scrivendo per due motivi. Il primo è che Capanna si presenta così ingenuo da apparire veemente come un vecchio parroco nel ricordare la sua esperienza (come se fosse una dottrina di fede). Tanto veemente da mettersi nei pulpiti della tv spesso e volentieri. Con il suo libro che non è certo un libretto rosso maoista, per carità, va e cerca di andare in video, magari pilotato dalla sua casa editrice che è la Garzanti. In questo non vedo nulla di scandaloso. Ma lo prendono per i fondelli.

Il più accanito è un Visagiste che scrive sul Corriere e che ha battuto più volte sullo stesso tasto: Capanna sei un vanitosone; non hai nulla da fare e quindi lo riempi con il libro e le presentazioni televisive; non ti sei ammazzato di fatica, prendi la pensione da parlamentare, vai da Cucuzza e da Giletti, dovresti parlare con Klaus Davi e farti fare una prefazione dalla Parietti, tirarree per la giacca Santoro e la Borromeo, inseguire Costanzo e la Barbara d’Urso. Ovvero: potresti, caro Capanna dello zio Tom, farti arruolare per “Lo show dei records”. Dunque. Un bel elenco di spiritosaggini , ovvero doppio, multiplo sfottò a fondo perduto. Chissà perchè. Mah.

In un altro articolo sul Corriere intitolato “Cassius Clay, don Mazzi ed io”, firmato da Dario Fertilio, il libro di Capanna- “Il Sessantotto al futuro”- nessuna spiritosaggine, solo osservazioni sensate sull’estrosità, il profetismo, gli eccessi polemici dell’autore schieratissimo per il suo pallino: Un autore tanto ingenuo da rischiare cristianamente gli sfottò del Visagiste dello stesso Corriere , che per l’occasione rispolvera il suo cavallo di battaglia: il moralismo da Inquisizione , nello specifico il peccato di innocui narcisi come Capanna che vanno in giro a presentare il suo libro. Fertilio scrive questa conclusione che mi pare convincente: “…il Sessantotto formidabile, probabilmente, non fu mai, però ad alcuni dei suoi sogni migliori viene ancora di crederci”.

Vai avanti Capanna, vai dove ti pare. Ignora, comd del resto stai facendo. Ognuno di noi si farà l’idea che crede sul libro e sul Sessantotto. Per conto mio, approfitto del tema, e di questo blog così gentile, per segnalare due appuntamenti. “Ma com’era il ’68?- Apertura”: la prima di otto puntate andrà in onda ogni settimana da sabato 19 alle 13.20 su Radio1Rai. “Frammentatori?” – montaggio fatto di scene tratte da film di Bellocchio, Bertolucci, Godard, Solanas, Grifi, Pasolini e altri- verrà proiettato domani al Linea d’Ombra Film Festival di Salerno al Complesso Monumentale di Santa Sofia alle 18.30 . Sono due miei lavori e li propongo come contributo a guardare “dentro” il Sessantotto. Senza miti nè leggende. Semplicemente vi invito. Mi direte cosa ne pensate.

ITALO MOSCATI