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I FINTI VIVI NELLA TV DEI RECORD E I MORTI VERI

Vorrei parlare di Giovanni Nuvoletti, conte, bon ton, eleganza, raffinatezza, morto a 95 anni dopo almeno dieci anni di glorie televisive in “Almanacco del giorno dopo”, trasmissione che andava in onda prima del Tg 1 dalla fine degli anni Settanta agli inizi degli anni Novanta. Un morto vero. Mentre oggi dominano sul video,e non solo,

6 Aprile 2008 17:05

barbara d urso show dei record Vorrei parlare di Giovanni Nuvoletti, conte, bon ton, eleganza, raffinatezza, morto a 95 anni dopo almeno dieci anni di glorie televisive in “Almanacco del giorno dopo”, trasmissione che andava in onda prima del Tg 1 dalla fine degli anni Settanta agli inizi degli anni Novanta. Un morto vero. Mentre oggi dominano sul video,e non solo, i finti vivi.

Chi sono, questi ultimi? I finti vivi li vediamo in tv a qualsiasi ora del giorno. Spesso chiusi nella scatola dei programmi , bare,che ambiscono ad avere successo. Che poi non lo abbiano, non cambia nulla e non stupisce nessuno. Per esempio, le tribune politiche di questi giorni che stanno facendo record di ascolti, al ribasso. Ci sono poi gli show che sono dedicati ai record, come quello condotto dalla Barbara d’Urso che si chiama proprio “Record“. Lì i mostri ci sono davvero e sono zombie o finti vivi che vengono dalla notte dei tempi. Colpendo il video con il telecomando ne ho visto uno che si veste e vuole sentirsi una bestia, orripilante a guardarsi, eppure affascinante, misterioso.

Una volta superato la prima reazione di ribrezzo, capita, mi è venuto in mente un personaggio indimenticabile: una bestia di rara umanità, una creatura artefatta e mostruosa, un finto vivo in apparenza perchè senz’anima, rottame recuperato dal nulla. Frankenstein. Come tutti (?) sanno Mary Shelley nel 1818 scrisse il romanzo “Frankenstein o il Prometeo moderno”, in cui uno scienziato di nome Frankestein compose il Mostro per Eccellenza con parti sottratte a più cadaveri. Una cosa molto televisiva. Poichè la tv non c’era ancora, il teatro e il cinema presero spunto per presentarlo anche a un pubblico di non lettori. Il film più famoso fu realizzato nel 1933 e lo interpretò Boris Karloff. Da quel film in poi il nome dello scienziato passò al Mostro; e da allora Frankenstein è il gigante che fa paura, dalle fattezze disumane, animali. (Detto tra parentesi forse sarebbe il caso- nell’era tv- di battezzare i programmi con i nomi dei mostruosi autori che li propongono).
I cambiamenti comportano rimozioni. Il Frankestein originale, quello della Shelley, aveva sotto le sembianze un cuore disperato e bisognoso d’amore. Proprio come tanti mostri o mostriciattoli che abitano i lab televisivi e , sotto deformate ambizioni, sotto esasperate espressioni di narcisismo, in realtà, nel profondo, reclamano affetto, amore, considerazione.

Ed ecco che così vediamo il Mostro proposto dalla D’Urso (mostra degli ascolti) in una luce diversa, amiamo lui e gli altri come lui. Essi vogliono essere riconosciuti come tali e quali a noi. Pazienza se non ci va di somigliar loro. Essi sono il pane e il companatico della tv d’oggi, e delle sue buone intenzioni: darci dei brividi per scaldarci dentro e farci comprende quanto il nostro mezzo quotidiano, mezzo mediatico, di-mostra una alta coscienza morale. Specie quando arrivano certe notizie. Pare che Mastella torni in tv per commentare i risultati delle prossime elezioni,che dire?, richiamiamoci a Mary Shelly e alla sua tenerezza di indole e di penna.

Torniamo a un morto vero, Giovanni Nuvoletti, che compariva sul piccolo schermo per insegnare ai noi cittadini della perversione o dell’apoteosi televisiva le buone maniere, come si sta a tavola, come si parla a tavola e in salotto, come ci si rivolge a una bella signora, come si mandano i fiori, e così via. Un manuale quotidiano detto con ironia e sussiego in un giardino di inverno (della sua stupenda casa tra Venezia e Treviso, dove viveva con la moglie Clara Agnelli e, molto tempo prima, soggiornava Johann Joseph Franz Karl Radetzky, feldmaresciallo austriaco ai tempi dell’impero di Vienna, vincitore nella guerra d’indipendenza italiana e despota come governatore del Lombardo- Veneto).

Nuvoletti era stato partigiano, sapeva di letteratura e d’arte, scriveva bene e soprattutto si elargiva nel distribuire regole e regolette del saper vivere. Come ho appena detto, si dedicava a un’attività molto utile, in un’epoca dove sul video tutti si mettono le dita nel naso, si grattano il sedere, fanno singhiozzi che sembrano rutti, distribuiscono pacche spalle e pizzicotti, allungano sguardi nelle scollature e sotto le donne delle veline, eccetera. Era gentile e non avrebbe mai affermato- come ha fatto un alto dirigente della Telecom- che Napoleone vinse a Waterloo; e mai detto , come ha fatto un produttore di cinema , interrogato dai giornalisti: “sine qua non”, siamo qua noi, riferendosi al problemino sorto per la mancanza di un finanziamento per un film in lavorazione.

Nuvoletti era, a suo modo, un mostro di cortesia, convenienza, educazione. Quando fu allontanato dalla tv, non fece storie: aveva la sua età e poi non poteva rischiare di somigliare ai sopravvissuti della tv e tanto meno ai finti vivi, o ai morti che camminano.
Nuvoletti un Frankenstein che si presentava bene. Finalmente. Ce ne sarebbe bisogno. Ma ci sono?
ITALO MOSCATI