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Digitale Terrestre: il pluralismo e “le nuove voci” (che non ci sono)

Ora che Mediaset Premium è diventata una “forte” pay-tv, a molti anni dalla famosa Legge Gasparri che introdusse a tappe forzate il passaggio dalla analogico al DTT, qualcosa di evidente salta all’occhio se in casa si ha la fortuna di possedere un decoder o un televisore di ultima generazione con il sintonizzatore digitale: dove sono

22 Gennaio 2008 02:27

Ora che Mediaset Premium è diventata una “forte” pay-tv, a molti anni dalla famosa Legge Gasparri che introdusse a tappe forzate il passaggio dalla analogico al DTT, qualcosa di evidente salta all’occhio se in casa si ha la fortuna di possedere un decoder o un televisore di ultima generazione con il sintonizzatore digitale: dove sono i nuovi “editori” della tv italiana?

Probabilmente molti lo ricorderanno, ma facciamo un breve riassunto della situazione. Perchè l’allora ministro per le comunicazioni Gasparri sentì il bisogno di “spingere” la nuova tecnologia? Semplice, c’era da affrontare e ridurre gli effetti deleteri sul pluralismo e sull’offerta televisiva causati dalla Legge Mammì. Due operatori monopolisti, uno pubblico e uno privato con tre reti ciascuno, La 7 nel suo confortevole angolino ed ecco esaurirsi le famigerate “frequenze nazionali” che consentono ad un network di proporsi in tutte le case degli italiani.

Il caso Rete 4 si faceva sempre più “scottante” con la piccola Europa 7, vincitrice delle frequenze occupate abusivamente dalla rete Mediaset, a reclamare il rispetto di un diritto sancito anche da una sentenza della Corte Costituzionale. La soluzione individuata dall’allora Governo Berlusconi era triviale, ma sulla carte efficace: se con l’analogico c’è un problema di “spazio” passiamo al Digitale Terrestre così ci sarà la possibilità per tutti gli editori di creare la propria tv.

La realtà, dopo 4 anni, vede gli operatori tradizionali dominare la frammentaria copertura offerta ad oggi dal Digitale Terrestre. Mentre la Rai resta a guardare e si limita a diffondere i canali tradizionali con pochissime eccezioni, Mediaset sfrutta tutti i suoi Mux (e pure quelli D-Free di Tarak Ben Ammar) per trasmettere i canali della Pay-Tv Premium, La7 è sostanzialmente immobile e se si escludono alcune reti locali presenti in poche zone del paese di “nuovo” rispetto al passato non c’è nulla.

Dove sia “l’infinita possibilità di aprire le porte a nuovi soggetti” promessa all’epoca è un mistero. Nel 2012 dovrebbe arrivare il famoso Switch-off, lo spegnimento totale dei ripetitori analogici.

Ammesso che avvenga effettivamente in quella data, non rischiamo di ritrovarci, dopo aver adeguato tutti il nostro impianto e i nostri apparecchi tv, un panorama identico all’attuale con 3-4 canali che riciclano scarti dei palinsesti tradizionali ed esclusivamente una “ricca offerta” (a pagamento) in più?

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