Home Notizie Fabrizio Del Noce a Blogo: Sono molto orgoglioso che la mia Rai1 faccia vincere ancora la Rai1 di oggi

Fabrizio Del Noce a Blogo: Sono molto orgoglioso che la mia Rai1 faccia vincere ancora la Rai1 di oggi

L’intervista all’ex direttore di Rai1 Fabrizio Del Noce

di Hit
pubblicato 14 Gennaio 2015 aggiornato 21 Gennaio 2021 17:24

E’ stato direttore di Rai1 dal 2002 al 2009. Il più longevo direttore della prima rete del servizio pubblico radiotelevisivo. Ancora oggi alcuni suoi programmi e personaggi da lui lanciati, vivono e vincono sul primo canale della televisione di Stato. Abbiamo incontrato Fabrizio Del Noce per parlare di quei 7 anni a Rai1, fra racconti ed aneddoti, in un percorso verso il passato, ma con gli occhi di oggi.

Sono passati un po’ di anni dalla sua uscita dalla Rai, le manca la direzione di Rai1 e di Rai Fiction? Quale delle due le manca di più?

Direi la direzione di Rai1. Anche l’esperienza a Rai Fiction è stata molto entusiasmante, ma la direzione di Rai1 è molto varia e ti permette di badare a 20 ore di programmazione tutti i giorni, quindi rimane un impegno continuo estremamente stimolante. Oltre a pensare al lungo termine, devi stare sempre “sul pezzo”, ogni minuto della tua giornata lavorativa, arrivando anche a gestire le emergenze che ti capitano strada facendo.

Ha qualche episodio da raccontarci rispetto alle “emergenze” che ha dovuto affrontare ?

Ricordo per esempio, quando dovemmo mettere mano al palinsesto, dopo che mi chiamarono alle tre del mattino per il terremoto dell’Aquila. Il giorno dopo ricevetti i complimenti dell’allora neo-direttore generale Masi per quanto fummo tempestivi nell’ affrontare quell’emergenza. Una cosa poi di cui vado fiero, fu su come gestimmo la scomparsa di Giovanni Paolo II. Avevamo già fatto due serate speciali con Vespa nei giorni precedenti. Era un sabato sera credo e ricordo che dalle nostre fonti in Vaticano, non c’erano allarmi particolari rispetto alle condizioni del Papa in quelle ore. Vespa era dubbioso sul fatto di andare in onda, per la terza sera consecutiva. Io decisi comunque di trasmettere. Ricordo che avevamo organizzato quella trasmissione, di modo che in caso di notizie urgenti, avremmo potuto interrompere la pubblicità, cosa questa che solitamente non può fare direttamente il regista dell’emissione. Il caso volle che la notizia della morte del Papa avvenne proprio durante un nero pubblicitario, che noi ovviamente interrompemmo. Fummo i primi a dare la notizia.

Com’è la prassi in casi di emergenze come queste, rispetto a variare il palinsesto delle rete ?

Nel caso di Porta a porta, quando morì Eluana Englaro, mi chiamò Bruno Vespa, attorno alle ore 20, mentre ero in macchina, per propormi la messa in onda di un numero speciale del suo programma in prima serata. Io accettai immediatamente. Chiamai il direttore generale per informarlo della mia decisione ed in accordo con la struttura coordinamento dell’azienda, programmammo la prima serata speciale di Porta a porta nel giro di pochi minuti.

Parlando di questi casi speciali, come si è comportata la Rai di oggi di fronte alla tragedia di Parigi, e più in generale che ne pensa della televisione pubblica di oggi?

Per una questione di eleganza e di fair play, preferisco non parlare del lavoro dei miei successori, come non ho mai voluto parlare dei miei predecessori. Anche perchè, molto semplicemente, non conosco le dinamiche attuali dell’azienda Rai.

Nella tornata di nomine del 2002 sarebbe potuto diventare direttore del Tg1, come è arrivata poi la direzione di rete e a cose fatte, è contento di essere arrivato alla rete e non al telegiornale?

Si è vero, ero in corsa per la direzione del Tg1, poi però Baldassarre e Saccà (rispettivamente Presidente e direttore generale Rai dell’epoca, ndr) mi proposero la direzione del primo canale e devo dire che a ragion veduta, posso ritenermi molto fortunato. Nella mia vita molte cose sono andate così. Per esempio sarei dovuto diventare corrispondente da Mosca e poi sono andato a New York.

Quali sono state le difficoltà più grandi arrivando a dirigere una rete come la 1?

I primi tempi sono stati molto duri. Devi capire la macchina, entrare in un mondo nuovo. Nel Telegiornale ero cresciuto e ci avevo lavorato per molti anni, quindi avrei potuto muovermi più facilmente, mentre occuparmi di “nani e ballerine”, detto simpaticamente, era una cosa nuova. Però ripeto, a mano a mano che passava il tempo, sentivo che mi entusiasmava sempre di più quella nuova avventura professionale. Rai1 veniva da una serie di garanzie perse su Canale5, quindi il mio mandato era chiaro:vincere. Una delle prime cose che feci a Rai1 fu scegliere un preserale in grado di trainare come si deve il Tg1. In quel periodo, per ragioni anche di risparmio, Vita in diretta proseguiva fino alle 20, con il Tg1 che perdeva regolarmente con il Tg5. Clemente Mimun, direttore del Tg1 dell’epoca, con cui ho avuto un ottimo rapporto di collaborazione, mi chiese subito un traino per il suo telegiornale. Arrivò sul mio tavolo L’Eredità e devo dire che fu amore a prima vista, sopratutto per la fase finale, che ritengo la vera forza di quel programma, anche perchè il pubblico poteva sintonizzarsi, anche solo per vedere quell’ultimo segmento della trasmissione. In molti non ci credevano, L’Eredità arrivava da insuccessi in Argentina e in Spagna, ma io volli comunque provare a mandarlo in onda ed i risultati ancora oggi mi danno ragione.

La concorrenza è stato un osso duro da battere nei suoi anni a Rai1?

Io sono stato controprogrammato da Canale5 sera per sera, con una lotta con le unghie e con i denti su chi avrebbe vinto la serata. Oggettivamente, anche per la crisi economica di questi ultimi anni, Canale5 nelle ultime stagioni, è stata costretta a spendere meno e non è stata un grande competitor.

Quindi mi sta dicendo che per i suoi successori è stato più facile vincere le garanzie?

Direi di si, è un dato oggettivo. Prima di iniziare la stagione, sai già praticamente di averla vinta. Per esempio e per venire a questi giorni, Canale5 è stata “spenta”, lo dico ovviamente fra virgolette, per un mese, con la scusa delle festività natalizie.

Qual è la soddisfazione più grande e la delusione più grande della sua direzione di Rai1?

Beh la soddisfazione più grande è stata Affari tuoi. Cercavo un access time in grado di trainare la nostra prima serata e di battere Striscia la notizia, che faceva ascolti di oltre il 30% di share, mentre noi eravamo attorno al 17-18%. Noi in quella fascia eravamo molto deboli, con un prodotto da 7 minuti come Il Fatto, seguito da un “taccone” di un quarto d’ora fino ad arrivare al prime time. Un mix che in qualche modo “spezzettava”quello slot e non fidelizzava i nostri telespettatori. Affari tuoi invece ci permetteva di trainare organicamente il nostro pubblico verso la prima serata, con ascolti alti che ci permettevano così di vincere la 20:30-22:30. Delusioni ce ne sono state molte, forse alcuni Festival di Sanremo non molto riusciti.

A proposito di Affari tuoi, come è arrivato a scegliere quel format ?

Chiamai alcuni produttori per propormi dei format per l’access time. Ne vidi davvero molti, ma non mi convinceva nulla, poi quando Endemol mi presentò Affari tuoi, fu come se in quell’istante s’illuminò il mio ufficio. Decidemmo in gran segreto, ricordo era il 16 di agosto del 2003, di mettere in piedi un numero zero. Venne anche l’allora direttore generale Flavio Cattaneo. Piacque a tutti e capimmo da subito che avevamo in mano una bomba. A ottobre partimmo con Paolo Bonolis, che contribuì in maniera determinante a lanciare il programma.

Ancora oggi Affari tuoi funziona benissimo, per altro con Flavio Insinna, scelto anche lui da lei

Si, Flavio è molto bravo, certo lo scelsi io. Mi fa piacere vada bene ancora oggi. Ricordo che quando se ne andò Paolo, decisi di affidare il programma a Pupo e la trasmissione andò bene comunque. Segno che avevamo fra le mani un format molto forte, che avrebbe potuto fare ottimi risultati anche con altri conduttori. Fermo restando comunque, come ho già detto, che è stata determinante per il successo della trasmissione, la conduzione della prima serie di Paolo Bonolis. Non mi azzardo a dire che, se per il lancio ci fosse stato Pupo o qualcun’altro, Affari tuoi avrebbe avuto il medesimo successo. Per venire ad oggi, devo dire che per il mio gusto il meccanismo di Affari tuoi ora si è inutilmente complicato. Io lo preferivo con la sua struttura originaria, ora è quasi un varietà, ma si tratta di gusti.

Affari tuoi dunque la più grande soddisfazione, invece la scelta di cui è più orgoglioso ?

Direi L’ultimo del Paradiso di Roberto Benigni. Riuscire a fare 12 milioni di telespettatori, con il 49-50% di share, parlando di Dante e del Paradiso, non è una scommessa vincente così sicura sulla carta. Tanto è vero che qualcuno mi dava del matto. Quella è stata una scommessa culturale molto importante. Quando hai dei talenti in mano come Benigni -e solo lui poteva fare una cosa simile- allora puoi fare grandi risultati anche con la grandissima poesia ed argomenti cosidetti “alti”.

Ha detto che alcune delusioni gliele hanno date certe edizioni di Sanremo. E’ ancora convinto che il Festival debba cambiare conduttore ogni anno ?

Assolutamente si. Il Festival di Sanremo è una messa cantata. L’unico modo che hai per dargli una ventata di novità, è quello di cambiare conduttore ogni anno ed i fatti, tranne rarissime eccezioni, credo che mi diano ancora ragione.

Quest’anno c’è Carlo Conti alla conduzione, che ne pensa ?

Carlo è un ottimo conduttore ed una persona a cui sono molto legato. Farà un ottimo Festival. Pochi sanno però che Carlo è anche un eccellente autore, anzi uno dei migliori autori che la Rai abbia, oltre che essere un lavoratore indefesso. Se ci fate caso infatti, anno dopo anno, inserisce all’interno dell’Eredità dei piccoli cambiamenti, che aiutano il format ad essere sempre vitale e vincente, senza snaturarne l’essenza.

Facciamo un passo indietro e torniamo alla questione access time, come andò con Enzo Biagi ed Il Fatto ?

Come dicevo prima, era necessario rendere il nostro access time più organico ed Il Fatto, con la sua durata ridotta, non era più adatto al nostro scopo. Ci occorreva un programma di mezz’ora che ci permettesse di battere Striscia. Abbiamo offerto a Biagi una seconda serata, ma lui, spinto forse anche dal famoso “editto bulgaro”, la ritenne una “diminutio” rispetto al Fatto e non accettò. Sono convinto che, se non ci fosse stato quell’editto e tutto il conseguente battage mediatico, con Biagi avremmo trovato un accordo per la seconda serata, o alcuni prime time.

Non aveva pensato di collocare Il Fatto in altre posizioni del palinsesto di Rai1?

Certo ci avevo pensato, ma era impossibile. Se lo mettevi prima del Tg1 delle ore 20 non aveva senso, perchè Il Fatto era un commento. Se lo mettevi dopo il Tg1 delle 13:30 Biagi non avrebbe mai accettato quella collocazione. Tanto è vero che quando chiamammo poi Pierluigi Battista in quella fascia, mettemmo i 5 minuti del suo programma, attaccati al Tg1, che chiudeva tassativamente alle ore 20:30, proprio per non ricadere nel medesimo errore del Fatto.

C’è un errore di cui si è pentito di quegli anni a Rai1?

In 7 anni di direzione è normale averne fatti di errori, ma preferisco non citarne, anche perchè dovrei fare nomi di conduttori e conduttrici e non sarebbe elegante.

Si è pentito di quella dichiarazione a Miss Italia, allora condotta da Frizzi? Vi siete poi riappacificati?

No, perchè la mia non era una critica a Fabrizio, ma al metodo e al meccanismo di quell’edizione di Miss Italia, in cui si facevano delle piccole interviste alle ragazze, che le portavano a fare delle dichiarazioni che, evidentemente, non le mettevano tutte sullo stesso piano. Se io, in qualche modo, faccio dire ad una ragazza che suo padre è appena mancato, proprio mentre la accompagnava a Miss Italia, facendole dire “ed ora lui da lassù mi aiuta”, metto il pubblico televisivo su di un onda emotiva, che fa avvantaggiare in qualche modo questa ragazza rispetto alle altre. In Miss Italia si è alla ricerca della bellezza fisica, quello è lo scopo primario, secondo me, di quel concorso. La mia critica era solo su questo e non su un grande professionista, oltre che gentiluomo quale è Fabrizio. Frizzi aveva condotto Miss Italia dal 1988, quindi forse era il caso passasse la mano e quello scambio dialettico fra di noi, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il cambio della conduzione era nelle cose. Certo che con lui ci siamo riappacificati. Sono molto contento del successo che sta ottenendo ora con l’Eredità. Lui all’epoca non la prese bene, ma il fatto che io non avevo niente di personale verso di lui, lo dimostra che gli ho poi affidato I soliti ignoti. Un programma quello che non capisco perchè ora si tenga chiuso in un cassetto. Ritengo sia quello un format davvero forte ed auguro anzi a Fabrizio di tornare a condurlo al più presto.

Che ne pensa del fatto che la Rai abbia deciso di rinunciare a Miss Italia ?

Non capisco il motivo per cui quel concorso sia stato messo al bando come se fosse una cosa infetta. Tutto il cinema italiano viene da Miss Italia. Non mi sembra sia un concorso ne immorale ne inutile.

Si è parlato tanto delle “Del Noce Angels”, che per altro ancora vivono e lottano in Rai. Qualcuno dice che loro 4 lavoravano solamente perchè erano le suo cocche, è vero?

Sentivo l’esigenza di rinnovare il parco conduttori della rete. Trovammo queste quattro ragazze che oltre ad essere belle, erano anche molto brave. Le testammo nei programmi del day time a partire da Unomattina. Caterina (Balivo,ndr) iniziò impastando il pane da Gianfranco Vissani. Decidemmo di investire su di loro ed il fatto che ancora oggi, ad ormai 6 anni dalla mia direzione, siano in video, significa che avevo visto giusto.

Le rimproverarono di averle messe in prima serata troppo presto, cosa risponde?

La prima serata è una brutta bestia, ma loro dimostrarono di saperci fare. Le provammo e ottennero dei buoni risultati. Noi avevamo diritto di provare nuove strade e loro fecero un bel percorso.

Elisa Isoardi fu all’epoca al centro di una polemica legata al fatto che lei decise di affidarle La Prova del cuoco a discapito di Antonella Clerici, che nel frattempo è tornata nel programma del mezzogiorno di Rai1. Se lei fosse ancora direttore di Rai1, Antonella Clerici condurrebbe La Prova del cuoco?

Senza dubbio no. Il mio ragionamento di allora vale ancora oggi e forse di più: Non sprechi una conduttrice da prima serata in un programma del mezzogiorno. Se riesco ad ottenere dei buoni risultati di ascolto con una conduttrice che mi costa un decimo, perchè devo utilizzarne un altra con un cachet molto più alto? Antonella oggi la utilizzerei per programmi di prima serata, per eventi, per Sanremo, per sperimentare cose nuove, ma per un day time quotidiano come La Prova del cuoco, sceglierei comunque una ragazza giovane ed ovviamente brava.

Rai1 ha vissuto sia con Mauro Mazza,che ora con Giancarlo Leone di suoi programmi e suoi personaggi. Abbiamo citato due programmi importantissimi per la rete come L’Eredità ed Affari tuoi. E’ più l’orgoglio di vederli ancora in onda i suoi programmi o il dispiacere di averli dovuti lasciare ad altri ?

Sono molto orgoglioso che ancora oggi i miei programmi e le mie intuizioni editoriali permettano a Rai1 di vincere. Dispiacere? Mah, un pochino si, è normale, ma dopo 7 anni non potevo rimanere direttore di Rai1 in eterno. Se faccio un bilancio di quei 7 anni, partendo dal fatto di aver scoperto e lanciato programmi che tuttora vanno ancora bene come Affari tuoi, Eredità, Ballando con le stelle, Ti lascio una canzone, tanto per citarne alcuni, questa cosa per me è motivo di grande orgoglio ed enorme soddisfazione, quindi il mio, non può che essere un bilancio più che positivo di quel settennato.

Avrebbe lasciato andare via Daniel Toaff ?

Mai. Uno bravo come lui bisogna ancora inventarlo.

Le sarebbe piaciuto andare a lavorare a Mediaset ?

Me lo avevano chiesto. Credo sia stato nel 2005, ma caso volle che proprio in quel periodo ebbi un infarto e la cosa poi non andò in porto. Tornai in ufficio praticamente dieci giorni dopo l’intervento di 4 by-pass, ma in quei momenti, non me la sentii di cambiare vita professionale e rimasi, felicemente, in Rai.

Quest’anno ci sarà nella televisione pubblica gran movimento. Se la chiamassero tornerebbe in Rai ?

Dipende dal come e dal dove. Ora sono presidente del Consorzio di Valorizzazione Culturale “La Venaria Reale”, un lavoro che mi da grandi soddisfazioni, che faccio a titolo gratuito e che mi piace moltissimo. Se ci fossero le condizioni e la proposta fosse interessante e stimolante, perchè no.