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Myrta Merlino a Blogo: “L’Aria che tira stasera? Scommessa vinta, aspetto dalla rete un segnale. Merkel ospite è un obiettivo”

La Merlino racconta a Blogo di voler realizzare interviste al femminile perché il 2015 “sarà l’anno delle donne”: “Siamo in contatto con Cherie Blair, Valérie Trierweiler e anche con la Merkel, che da un anno inseguiamo”

pubblicato 9 Gennaio 2015 aggiornato 3 Novembre 2020 15:54

Da giovedì 7 gennaio è tornato in onda su La7 alle ore 11 L’Aria che tira, il talk show mattutino condotto da Myrta Merlino. Blogo ha posto alcune domande alla giornalista che da marzo sarà al timone anche della versione serale del programma, in onda il mercoledì per dodici serate (in staffetta con Le Invasioni Barbariche).

Come mai L’Aria che tira è tornata in onda l’8 e non il 7 gennaio?

Perché ho finito a dicembre ed ero veramente stremata e stanca. Avevo bisogno di fermarmi, anche perché fino al 30 giugno non avrò un attimo di pace. A Natale ho voluto fare il pieno di energie.

Te lo chiedevo perché il 7 gennaio se fossi stata in onda avresti potuto seguire praticamente in diretta la strage al Charlie Hebdo…

Si, hai ragione, ma ieri abbiamo recuperato bene secondo me con l’intervista all’ambasciatrice francese Colonna, con Andrea Margelletti, presidente del Cesi, Centro Studi Internazionali, e con Bersani in studio.

Se dovessi fare una scaletta dei temi di cui L’Aria che tira si occuperà nei prossimi mesi, fermo restando che l’attualità può irrompere in qualsiasi momento… iniziamo dal nuovo Capo dello Stato?

La nostra idea era di occuparci tutto il mese di gennaio dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Ma il bello della diretta… ieri abbiamo buttato via tutto quello che avevamo preparato. Da noi la realtà è molto forte. Ogni pezzo di realtà si inserisce in un filone. Casta, sprechi, corruzione, lavoro, beni culturali non valorizzati sono evergreen, ci lavoriamo sempre. I temi politici sono il Quirinale, l’incartamento del governo Renzi – il Salva Silvio ha rinforzato l’opposizione interna al Pd e Renzi è per la prima sotto schiaffo. Parleremo molto anche del tema Islam; pur essendo meno clamoroso delle Torri Gemelle, quanto avvenuto a Parigi segna il ritorno del tema della fragilità dell’Occidente rispetto a questo tipo di attacco, che può avvenire ovunque. Ed ancora il tema Mafia Capitale, perché credo ci saranno sviluppi. Il 25 gennaio ci saranno le elezioni in Grecia, sarà un momento importante. Poi c’è la diretta… mercoledì mi sono messa in aereo per Roma con una scaletta in testa e quando sono arrivata l’abbiamo completamente cambiata in redazione. Conta la capacità di cucinare bene gli input che dà la realtà.

A settembre scorso quando ti chiesi quale fosse l’ospite che avresti voluto intervistare mi rispondesti Mario Draghi. Ci hai provato?

Draghi lo conosco da molto tempo, l’ho già intervistato, ha scritto la prefazione al mio libro. C’è un rapporto, ma lui ha fatto una scelta molto precisa: rilascia pochissime interviste, quasi sempre con mass media internazionali. Quindi so che è difficile. Poi in questa fase è particolarmente attento e coperto per le voci sulla sua candidatura al Quirinale.

A quali altre interviste state lavorando?

Interviste di donne. Siamo in contatto con Cherie Blair, è un personaggio che mi incuriosisce e mi interessa. Siamo in contatto anche con Valérie Trierweiler. Un po’ di interviste al femminile, perché penso che il 2015 sarà l’anno delle donne. Anche con la Merkel, è da un anno che stiamo rompendo le scatole. È un obiettivo. Se ci riuscissimo sarebbe un grande colpo. E poi stiamo lavorando per avere Michel Houellebecq, lo scrittore di Sottomissione, che considero folle ma con grande capacità profetica, ho già parlato con Bompiani per averlo il prima possibile. Lavoreremo anche sui candidati al Quirinale, per provare ad avere alcuni papabili.

Queste interviste sono pensate per L’Aria che tira stasera?

Non mi sono posta il problema. Quando arrivano…. Per il prime time non abbiamo ancora iniziato i ragionamenti.

C’è almeno una data di inizio?

Mercoledì prossimo parte Daria Bignardi con Le Invasioni barbariche per 10-12 puntate. Poi ci sarò io, verso fine marzo. Chiuderò io la stagione televisiva.

Mi pare che gli ascolti de L’Aria che tira da settembre ad oggi stiano più o meno tenendo, nonostante il contesto per nulla esaltante di La7. Ti aspettavi qualcosa di meglio o di peggio?

A inizio stagione quando ho visto gli ascolti di La7 mi sono venuti i sudori freddi. Sono molto soddisfatta. Programmi molto forti, come Servizio Pubblico e il Tg, hanno avuto momenti di flessione. Aver tenuto per noi è un grande successo. La seconda parte del nostro programma, la più complicata, la più fragile, quest’anno da settembre a dicembre è cresciuta rispetto al 2013. La prima parte dipende anche dal traino, mentre questo è l’ascolto che ci costruiamo da soli: iniziamo ad accumulare pubblico. È un segnale piccolo – passiamo dal 2,80 al 3% – ma ci dice molto sul fatto di riuscire a fare traino da soli. Il collegamento col Tg – non solo notizie, ma anche commenti a caldi – a mezzogiorno funziona. Da un mese abbiamo messo dentro il meteo alle 13, sempre col nostro stile, e funziona anche lì, nonostante l’orario per noi spaventoso. Stiamo lavorando sugli zero virgola, sui marginali, però stiamo iniziando ad accumulare pubblico.

Le puntate serali saranno dodici e non più soltanto quattro come lo scorso anno. Questo significa che la trasmissione sarà studiata ad hoc per il prime time o come già successo si tratterà di una semplice trasposizione del programma del daytime?

Eh, bella domanda, caro mio (ride, Ndr). Io penso che, trattandosi di 12 puntate, bisognerebbe che la rete facesse un investimento. Cairo lo sa. L’anno scorso è stata una mission impossible, è andata bene. Quest’anno vorrei qualcosa di più strutturato. Vorrei avere degli inviati, dei collegamenti, vorrei avere la possibilità di avere qualcosa per il serale. Trasporre il programma dalla mattina alla sera è un esperimento che dimostra che se hai un rapporto di fiducia col pubblico questo ti segue. A questo giro credo e spero che faremo un ragionamento di investimento diverso. L’anno scorso abbiamo vinto la scommessa, a questo punto mi aspetto dalla rete un segnale.

A novembre scorso Filippo Facci ha raccontato di aver rifiutato l’invito de L’Aria che tira perché è “un programma che prima sonda le opinioni, e poi fa gli inviti”. Hai chiarito con il diretto interessato?

No, zero. Non mi importa nulla. So come lavorano i miei, la nostra redazione è molto compatta. Ho piena fiducia. Naturalmente, quando fai una telefonata per comporre un parterre chiedi alla persona come la pensa su un determinato tema. Mi sembra normale, chiunque fa la televisione sa che è così. Nessuno – ci metto la mano sul fuoco – gli ha detto cosa dire o non dire. È una polemica abbastanza strumentale. Facci si diverte a fare ‘sta roba così.

Facci sostiene che nei talk show “le posizioni articolate, terze, che non marchiano dei colpevoli da spedire all’inferno, interessano meno”. È vero?

No. Nel nostro caso no. Io ho un programma di due ore e mezzo tutte le mattine, il mio interesse è raccontare la realtà da più sfaccettature. Più pareri diversi e originali ho e più sono contenta. Il vantaggio è che da me si può parlare, si può ragionare, non ho l’ansia di dover togliere la parola. Quindi è una critica sbagliata, poi ognuno dice quello che vuole. Facci non è manco venuto, ha commentato basandosi su una telefonata che ha frainteso. È una critica che non capisco e non accetto.