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Silicon Valley, su Sky Atlantic i nerd diventano geni incompresi alle prese con la vita di tutti i giorni

Su Sky Atlantic Silicon Valley, serie tv con protagonista Richard, programmatore che decide di avviare una sua start-up, scontrandosi con le difficoltà burocratiche e con la vita di tutti i giorni

pubblicato 7 Novembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 22:22

I nerd alla conquista anche della tv via cavo: non posssiamo fare il paragone con The Big Bang Theory, che cerca una comicità del tutto diversa, ma Silicon Valley, la serie tv in onda da questa sera alle 23:00 su Sky Atlantic, ci porta nel mondo dei nerd più moderni, sempre impacciati socialmente, ma con idee che potrebbero, oltre che fruttare milioni di dollari, cambiare le tecnologie.

Non a caso la serie è ambientata proprio in quella zona di San Francisco dove negli anni hanno trovato sede aziende produttrici di software tra le più note. Ma nella Silicon Valley non tutti trovano il successo con facilità, e bisogna anche faticare per difendere le proprie idee. Richard Hendriks (Thomas Middleditch) è un programmatore che lavora per la società Hooli e vive in un appartamento che è anche un incubatore per start-up di proprietà di Erlich Bachman (T. J. Miller), dove abitano anche il suo amico Nelson Bighetti (Josh Brener), Bertram Gilfoyle (Martin Starr) e Dinesh Chugtai (Kumail Nanjiani).

Richard sta lavorando anche a “Pied piper”, un’applicazione musicale che non riesce a trovare il sostegno di nessuno. La sua app, però, contiene un algoritmo capace di comprimere i file in una maniera del tutto nuova, che potrebbe permettere una trasmissione di dati molto più veloce di quella attuale. L’appplicazione di Richard da inutile diventa rivoluzionaria.

Il protagonista, quindi, deve decidere quale accettare tra le due offerte che gli sono state fatte dopo la “scoperta”: quella dell’imprenditore Peter Gregory (Christopher Evan Welch), che gli offre duecento mila dollari con il 95% della proprietà del programma, o quella di Gavin Belson (Matt Ross), amministratore delegato di Hooli, che gli offre dieci milioni di dollari rinunciando alla proprietà del programma.

Nonostante l’offerta milionaria, Richard decide di fondare una propria start-up, insieme ai suoi coinquilini, accettando così i duecento mila dollari di Gregory e scatenando l’ira di Belson, che darà il via ad una battaglia per realizzare un’app simile che possa competere con la sua. Ad aiutare il protagonista nella fondazione della sua azienda, tra cavilli legali e documenti a cui un programmatore di solito non deve pensare, ci sono Donald Dunn (Zach Woods) e Monica (Amanda Crew).

Come detto, Silicon Valley è ben diverso da The Big Bang Theory: qui la comicità è più ricercata, e si punta soprattutto sull’incredulità del protagonista di fronte ad un mondo, quello delle nuove tecnologie, che credeva di conoscere ma di cui, invece, sa molto poco. Anche nel settore dei software non mancano le battaglie per trovare l’idea che permetta di guadagnare milioni, a costo di usare metodi poco etici e di dover alzare la voce. Richard, però, non è abituato a prendere decisioni ed a far sentire la propria opinione: dovrà, quindi, abituarsi all’idea di essere un leader, finendo però in situazioni che sottolineeranno il suo lato più nerd, così come quello dei suoi amici.

I creatori della serie Mike Judge (già al lavoro su Beavis e Butt-head), John Altschuler e Dave Krinsky hanno preferito così raccontare i nerd, categoria sociale sempre più presente all’interno dei telefilm (complice la popolarità dei loro corrispettivi nella realtà), alle prese con problemi ordinari che li costringono a dover mostrare anche il loro lato più cattivo. Quando, però, i protagonisti scoprono di non avere un lato cattivo, scatta la comicità dello show, tutta rivolta proprio all’imbarazzo dei personaggi verso il mondo esterno.

In questo modo Silicon Valley riesce a divertire senza diventare una copia di altri personaggi simili già visti in televisione: la figura del nerd, un po’ stereotipata, emerge come moderno imprenditore che però non conosce le strategie per difendere le proprie idee. Nel dualismo genio/incapacità di relazionarsi con ciò che è diverso da loro, i protagonisti diventano così simpatiche figure per cui fare il tifo.

Silicon Valley, insomma, sull’onda dei nerd in televisione cerca di realizzare una comedy adatta ad un pubblico che vuole la risata ricercata ma anche personaggi con cui identificarsi: che poi siano dei geni incompresi, fa parte del gioco.


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