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Tvblogger per l’estate 2007/23

Il post che pubblichiamo oggi per la rubrica Tvblogger per l’estate, scritto da Heinz, parla di una serie di qualità maltrattata dalla tv generalista, Stargate.Stargate, l’universo di qualità snobbato dalla tv generalista di Heinz Quanti italiani sanno che Stargate non è soltanto un film ma anche un universo di serialità televisiva tra i più longevi

27 Luglio 2007 08:26

Il post che pubblichiamo oggi per la rubrica Tvblogger per l’estate, scritto da Heinz, parla di una serie di qualità maltrattata dalla tv generalista, Stargate.

Stargate, l’universo di qualità snobbato dalla tv generalista
di Heinz

Cast Stargate Quanti italiani sanno che Stargate non è soltanto un film ma anche un universo di serialità televisiva tra i più longevi e di successo? Scommetterei una percentuale molto bassa, che comprende soltanto i cultori della fantascienza e dei telefilm in generale, ormai abituati a tenere d’occhio la produzione e distribuzione dei prodotti audiovisivi su molteplici canali, come le emittenti satellitari, i dvd, e naturalmente internet.

Gli altri nostri connazionali che invece si affidano ancora alla tv generalista per la loro scelta di fiction, da guardare magari alla sera dopo una giornata di lavoro che magari distoglie l’attenzione e le energie per una scelta più ricercata, sono stati tristemente privati di un prodotto di alta qualità come Stargate SG-1, capostipite dell’universo generato dal famoso film di Roland Emmerich: per la serie, al suo arrivo in Italia nel lontano 1999, quando battezzò addirittura un docu-show che lo conteneva e che tuttora resiste nel palinsesto di La 7 (Stargate linea di confine, all’epoca condotto da Roberto Giacobbo su Telemontecarlo e simile all’odierno Voyager di Rai Due), è seguita un’odissea di sospensioni protratte e programmazioni scriteriate, fino all’attuale ricomparsa su Rai Tre, in questi pomeriggi d’estate che ospitano episodi di stagioni intermedie in replica pomeridiana, tra l’altro senza distinzione tra giorni feriali e festivi; soltanto il canale satellitare Fox ne ha fatto uno dei suoi prodotti di punta, come del resto merita un telefilm con dieci stagioni al suo attivo, più un ufficiale spin-off tuttora in produzione (Stargate Atlantis) e due progetti di film per concludere il ramo principale della saga (The ark of truth e Continuum).

Ma sembra quasi riduttivo, citare l’ampio curriculum di produzione – o magari notizie di cast o staff facilmente reperibili in molti siti web di archivio o di fandom – per parlare di un telefilm che, a parere del sottoscritto, vanta una scrittura di livello eccelso: una scrittura capace di far evolvere l’idea del soggetto iniziale, ossia l’esplorazione di mondi sconosciuti attraverso il portale trovato a Giza, verso un mondo di fantascienza sempre più avanzata, vale a dire sviluppo di tecnologie, contatti con razze aliene e civiltà umane extraterrestri, viaggi e battaglie anche a bordo di astronavi, emergenze biomediche, crisi diplomatiche, intrighi di spionaggio, senza trascurare le relazioni umane tra i personaggi. L’impianto ha cioè attinto chiaramente al collaudato repertorio di Star Trek in modo da dare progressivo slancio agli effetti speciali, ma soprattutto è stato valorizzato da una sceneggiatura in grado di produrre trame ricchissime e in continuo sviluppo, oltreché palesemente attenta a non adagiarsi sui binari della prevedibilità, sia pure nello stile più tradizionale dei telefilm statunitensi: struttura narrativa ad episodi abbastanza chiusi, carica drammatica sotto controllo e bilanciata da un’adeguata dose di umorismo e note brillanti (in gran parte costruite intorno al carisma dell’attore protagonista, Richard Dean Anderson), linguaggi e rappresentazioni nei ranghi del politicamente corretto; siamo insomma lontani, per capirci, da atmosfere inquietanti e spinte che regnano invece in prodotti di stile più cinematografico come Battlestar Galactica.

L’intensità in Stargate SG-1 scaturisce non tanto dai toni quanto dai contenuti, perché i dialoghi non scadono mai nella banalità, il carattere dei personaggi si evolve in maniera acuta rispetto agli stereotipi di partenza, e le trame approfondiscono temi di antropologia, di politica, e di bioetica con grande accuratezza, in una resa che risulta molto coinvolgente per l’ambientazione nel nostro presente e per i riferimenti alla storia reale dell’umanità: se ad esempio l’iniziale guerra contro gli alieni parassiti (i famigerati “Goa’uld”) ha dato luce a molte rappresentazioni di come la religione possa venire usata indebitamente per diffondere schiavitù e divisione in caste, nelle ultime stagioni la minaccia degli ascesi (gli “Ori”) pone addirittura in scena le basi del contrasto ideologico tra teocrazia e libero arbitrio di fronte a ciò che si manifesta, perlomeno agli occhi del telespettatore, quasi effettivamente come una divinità, con promesse e prove simili a quelle narrate nei testi sacri delle nostre religioni.

Tutto ciò non è bastato, purtroppo, per far sì che la prestigiosa serie della MGM o i suoi spin-off ottenessero un’attenzione seria da parte delle reti generaliste italiane, che in questi dieci anni hanno preferito ripiegare sulle repliche del film originario del 1994. Né possiamo sperare di vedere una simile maestria di scrittura nelle fiction di produzione nostrana, se è vero quanto ho ascoltato in un recente convegno svoltosi al RomaFictionFest, dove gli autori hanno denunciato – tra le tante cose – un’abitudine dei registi italiani a revisionare le sceneggiature con l’inserimento di elementi di ridondanza, rappresentazioni più banali, dialoghi più pleonastici, e personaggi più stereotipati rispetto alla stesura originale; in Italia dunque chi contribuisce a fare “la tv che conta” ha l’immagine di un pubblico refrattario ai contenuti di qualità, e allora non c’è da stupirsi che l’andazzo si ripercuota anche sulla scelta della programmazione d’acquisto, penalizzando così prodotti validi come quelli dell’universo di Stargate.