Home Notizie Olimpiadi 2012, Franco Bragagna torna sulle polemiche della “comunità del ciclismo”: “Bisogna fare il proprio mestiere”

Olimpiadi 2012, Franco Bragagna torna sulle polemiche della “comunità del ciclismo”: “Bisogna fare il proprio mestiere”

Franco Bragagna torna sulle polemiche suscitate dalle sue parole sul ciclismo: “Non è uno sport contro l’altro, è il doping che va sconfitto”

pubblicato 11 Agosto 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 02:45

Qualche pensiero sorto dalla penultima giornata di Olimpiadi.

Durante la telecronaca della 50 km di marcia, Franco Bragagna è tornato sulle polemiche che hanno suscitato, qualche giorno fa, le sue parole a proposito del ciclismo “sport uso [al doping]”:

“La comunità del ciclismo si è scagliata contro chi vi parla, come se non avesse mai parlato di doping in relazione all’atletica. Non è un dualismo atletica – ciclismo: è il doping che deve essere sconfitto, non è uno sport contro l’altro. I nomi bisogna farli, si fanno. Bisogna fare il proprio mestiere e indignarsi davanti a queste cose, siano esse di questo, quello o quell’altro sport. Chi parla ha sempre denunciato le situazioni dubbie. Sappiamo che ci sono sport usi [al doping], e l’atletica è uno di questi”.

Buonanotte Londra è cresciuto sera dopo sera. Certo, non è il più bel programma della storia della televisione italiana (d’altra parte non è facile fare una trasmissione in un ripostiglio), ma con il passare dei giorni si è scrollata un po’ di polvere di dosso regalando anche qualche sorriso. Merito anche dei commentatori, Pantano e Lucchetta su tutti.

Per carità, dover organizzare in anticipo le duecento ore di diretta era compito decisamente arduo, così come era impossibile sapere in anticipo quali azzurri sarebbero andati avanti nelle competizioni. Col senno di poi, in ogni caso, spiace che negli ultimi giorni gli spettatori Rai abbiano dovuto assistere a gare di sportivi sconosciuti (senza essere ipocriti: al di là degli appassionati e degli addetti ai lavori, vedere il dressage o la canoa senza atleti italiani in gara non è così entusiasmante), mentre nei primi giorni di gara si siano persi “pezzi” di finali importanti (proprio per la paura di sforare le duecento ore) senza potersi trasferire su RaiSport 1. In casa Rai si sarebbero dovuti trasformare in ragionieri-indovini, con il pallottoliere in una mano e la sfera di cristallo nell’altra. Non sempre ci sono riusciti.

Foto | © TM News

A Olimpiadi quasi concluse, possiamo chiederlo: ma erano davvero necessari trenta giornalisti inviati a Londra?

E soprattutto: era davvero necessaria Margherita Granbassi a Buonanotte Londra?