Home Domenica In L’Arena, i due papi santi non fanno il miracolo: dalla canonizzazione all’autista Atac finto malato, la nascita del “populismo buono”

L’Arena, i due papi santi non fanno il miracolo: dalla canonizzazione all’autista Atac finto malato, la nascita del “populismo buono”

La puntata odierna del talk show di Massimo Giletti.

pubblicato 27 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:08

Nel giorno della canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, l’atmosfera sacrale, ovviamente, ha influenzato la puntata odierna de L’Arena, il programma di approfondimento politico di Massimo Giletti.

La prima parte della puntata ha ripercorso ciò che è accaduto questa mattina a Piazza San Pietro con l’esegesi delle esistenze di Papa Wojtyla (con marchetta incorporata per la fiction in onda stasera Non avere paura con Giorgio Pasotti presente in studio) e di Papa Roncalli (inclusi i due Papi ancora contemporanei).

La caratteristica più perturbante della puntata di oggi è stata la spaccatura fin troppo evidente causata dal passaggio dal primo blocco a quello successivo.

Dopo aver chiuso la lunga parentesi dedicata ai papi santi, Giletti ha annunciato l’argomento successivo con la sua solita enfasi:

E ora parliamo dell’autista Atac che risultava malato ma faceva il cantante…

Il sorriso ironico è sorto spontaneo.

L’atmosfera buona, mistica, delicata, devota e contemplativa, intrisa di dichiarazioni ecumeniche del tipo “Una giornata importante per chi crede ma anche per chi non crede” oppure “Sono parole importanti anche per chi non crede”, si è dissolta in un attimo, lasciando spazio al tanto caro populismo senza pietà.

Populismo+Spocchia, anche oggi. Giletti, infatti, dopo essersi vantato degli ascolti qualche settimana fa, si è autocelebrato anche per quanto concerne i suoi sfavillanti successi nelle aule di tribunale:

Vinciamo quasi sempre, anzi vinciamo proprio sempre.

Nonostante la divisione così netta percepibile in questa puntata, in realtà, ne L’Arena non è avvenuto nessun cambio di registro.

Dal populismo esagerato, spinto da validi motivi ovviamente ma che spesso si utilizza per sparare nel mucchio tanto per il gusto di farlo (“Ci sono 7712 municipalizzate…”) abbiamo assistito, visto che nella prima parte si è parlato anche del Papa Buono, ad un altro tipo di populismo, “il populismo buono” appunto.

Si tratta di un populismo calmo, non urlato ma che ha il medesimo obiettivo: spingere le persone verso un unico pensiero comune.

Con le dichiarazioni di Giorgio Pasotti, ad esempio:

Quando leggevo di attori che si convertivano dopo aver fatto un film religioso, commentavo con un po’ di sarcasmo. E invece è successo anche a me…

Oppure parlando di Papa Francesco che ha allontanato i fantasmi di Vatileaks o del Cardinal Martini che non è mai stato contrario alla canonizzazione di Wojtyla…

I talk show di approfondimento, in questi frangenti, diventano tutti terribilmente prevedibili.

A volte, sarebbe sufficiente anche un po’ di temerarietà in più.

Troppo facile, riversarla tutta sulla casta.

Domenica In