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DALLA A A laeffe, l’alfabeto radical pop e un po’ egomane di Matteo Caccia. Che si presenta ogni volta

Matteo Caccia conduce DALLA A A leffe, il programma spot del canale laeffe, in onda ogni mercoledì alle 21.10

pubblicato 26 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:11

“Non sarà mica l’ego l’unico nemico vero di quest’universo? Io io io io io”. Abbiamo preso a spunto alcune parole del singolo Io di Niccolò Fabi per segnalare uno strano fenomeno che imperversa nella linea editoriale di Laeffe, il canale culturale nato dalle ceneri di Repubblica Tv: l’egomania.

C’è un programma, DALLA A A leffe, che vanta forse un record nella storia della tv: il conduttore ci tiene a presentarsi in ogni puntata. “Mi chiamo Matteo Caccia. Io sono Matteo Caccia”. Addirittura il programma ha anche il sottopancia “Matteo Caccia presenta”, neanche fosse Maurizio Costanzo. E va anche in onda un suo Ritratto, in cui il conduttore ci tiene a dirci cosa fa e che ha una fidanzata e un cane. Forse perché ai più, come è capitato al sottoscritto, la sua attività di attore e speaker impegnato era prima sconosciuta?

Matteo Caccia racconta storie a DALLA A A laeffe, ogni mercoledì alle 21.10 su laeffe. Lo fa partendo da una parola chiave, come pretesto aziendalista per entrare in una libreria Feltrinelli e servire un po’ da consigli per gli acquisti. Ecco la mission della seconda edizione (ah, perché ce n’era stata una prima?:

“L’alfabeto pop di Matteo Caccia torna in un formato più esteso. Letteratura, cinema, musica, luoghi e soprattutto, persone! Un viaggio nel mondo feltrinelliano della cultura alla scoperta della società contemporanea a partire da eventi e incontri. Un viaggio pop che parla di noi e della società di cui facciamo parte, con interviste, esperti, frammenti di cultura e di conoscenza globale. Per scoprire che ogni storia è anche la nostra”.

Nella seconda puntata si è parlato di Padri e figli e c’era ospite anche Angelo Pisani, il comico di Zelig e compagno di Katia Follesa che ormai, su gioie e dolori di un giovane padre, ci ha costruito un mestiere.

Tornando a DALLA A A leffe, ti chiedi perché nascano questi programmi, a chi si rivolgono e quale sia il loro obiettivo, se non compiacere l’autoreferenzialità di chi li ha avuti in premio dall’intellighenzia radicalchic.

Addirittura il sottotitolo del programma è L’alfabeto pop. Ma come può essere pop un racconto così forbito e arzigogolato della realtà, con al centro un conduttore dal copione scrittissimo e che ha più primi piani che spontaneità?

Citazionismo ed esistenzialismo spinto, ostentazione di un linguaggio ricercato, alte reference come Alessandro Baricco (tra gli ospiti della prima edizione). DALLA A A laeffe, con la sua verità universale in tasca, ha tutti i mali che hanno fatto di Masterpiece un grande aborto su RaiTre: la puzza di conventicola della torre d’avorio.

Il punto è che anche le celebrity radical aspirano a un posto al sole in tv e, se Chiara Gamberale lo fa Per Dieci minuti, tal Matteo Caccia lo fa DALLA A A laeffe, appunto.